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Sustainability Forum, la riqualificazione urbana e l’esempio di Venezia

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Durante una delle tavole rotonde della seconda giornata del Sustainability Forum organizzato a Venezia, il tema affrontato è stato quello della rigenerazione e della riqualificazione urbana. E un luogo come Venezia, se si parla di questo argomento, significa tante cose: in quella che durante il Forum è stata definita la “più antica città del futuro”, può essere creato un laboratorio. Nel caso specifico, addirittura un gigantesco campus universitario, come ha detto Benno Albercht, Rettore dell’università IUAV di Venezia, durante la tavola moderata da Paola Pierotti, esperta di PPAN.

Un tavolo permanente per la riqualificazione di Venezia

Proprio su Venezia, dal tavolo emerge un appello alle istituzioni: un tavolo permanente che ne affronti le peculiarità.

Secondo Massimo Gambardella, direttore regionale del Veneto dell’aAgenzia del Demanio, “fare riqualificazione urbana a Venezia merita un discorso a parte: Venezia merita un tavolo permanente dedicato a raggiungere un obiettivo di qualità urbana, non  l’istruttoria della pratica occasionale”.

Significativa l’opinione di Elisabetta Spitz, Commissario Straordinario del MOSE di Venezia: “I commissari non sarebbero necessari”, se ci fosse un tavolo permanente. “La soluzione di trovare dei commissari è un cerotto, dovrebbero essere usati solo per eventi estremi, invece che un ricorso così diffuso, e questo succede perchè i soggetti pubblici fanno fatica a creare un tavolo permanente”.

Una città universitaria che punta sulla conoscenza

Secondo Patricia Viel di ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel, “Venezia ha la caratteristica di essere un fenomeno urbano che non ha bisogno di sovraintendenza per autoconservarsi. È un laboratorio, e questa idea del rettore di farla diventare un campus”,dice Viel riferendosi alle parole del rettore di , “mi sembra affascinante”.

Il progetto di una Venezia città universitaria, ha detto infatti Albercht , “è un progetto civico proiettato sui prossimi dieci anni. Venezia non è mai stata una città universitaria nella sua storia, oggi la produzione di conoscenza potrebeb essere un innesco di sviluppo economico nuovo. Oggi a Venezia ci sono 28mila studenti, se pensiamo di aumentare la popolazione studentesca si può pensare di portare Venezia alle percentuali di altre città universitarie, dall’8 al 16% di incidenza sulla città, portando un contributo da un miliardo all’anno di ricchezza alla città”.

Venezia secondo i partecipanti, è un esempio di sostenibilità anche grazie ai progetti di riqualificazione urbana. Il progetto ‘Parco Scientifico Tecnologico’, ad esempio, nasce agli inizi degli anni ’90 con la missione primaria di riqualificare una parte della I zona industriale di Porto Marghera, trasformandola in un nuovo modello di sviluppo eco-compatibile. Ma è soprattutto il ‘Mose‘ il simbolo di una città che ha saputo reinventarsi e ripartire, raccontano alcuni dei panelist.

La resilienza tecnologica che Venezia “ha dimostrato con il Mose”, secondo Viel, ha segnato una nuova tappa nella storia della riqualificazione della città, “anche sui temi del restauro degli edifici: può essere un grandissimo laboratorio”. Una vocazione che dovrebbe andare, però, “verso l’economia della conoscenza e meno verso il turismo a tutti i costi. Questa città dovrebbe essere un po sottratta a quel mondo e riconquistata da un progetto più nobile e sfidante, in grado di sviluppare innovazione anche nel rapporto con l’ambiente”.

Secondo il commissario straordinario del Mose “Venezia dovrebbe diventare un luogo dove l’università in particolare sviluppa tutti i temi climatici. Potrebbe essere il luogo dove il tema del clima diventa quello prioritario, per garantire una sostenibilità nei prossimi 100 anni”, conclude Spitz. “Il Mose è una grandissima opera, che ci sono voluti forse troppi anni a realizzare, ma che è la più grande infrastruttura che l’Italia ha realizzato, e che non poteva essere che realizzata da un soggetto pubblico”, dice Spitz.

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