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Google, Bard per sfidare ChatGpt. “Meglio pianoforte o chitarra?”

Meglio imparare a suonare il pianoforte o la chitarra? La domanda che Sundar Pichai sceglie per rappresentare i bivi della conoscenza (in questo caso: quale dei due strumenti è più facile da imparare) che gli esseri umani affrontano quando cercano di migliorare se stessi funziona anche come metafora. La domanda che si faranno in poco tempo gli utenti umani dell’intelligenza artificiale sarà “meglio Bard o ChatGpt?”. Meglio l’AI di Google o quella di OpenAi e Microsoft?

Dalla risposta dipenderà il futuro di una rivoluzione tecnologica che avrà effetti grandi quanto il Pc o Internet (come ha di recente affermato uno che di rivoluzioni tecnologiche se ne intende: Bill Gates).

Una risposta al successo di ChatGpt era necessaria, ma Google ha deciso di rispondere a modo suo: il suo nuovo chatbot intelligente, Bard, che il Ceo di Alphabet Sundar Pichai ha annunciato in una nota, per il momento non cercherà di inseguire il successo del suo antagonista. Prima di tutto, Bard sarà disponibile sono a una platea di tester selezionata, in queste settimane. Inoltre, il focus di Google è molto più spostato sul suo core business: per questo ha già mostrato che aspetto avrà la sua barra di ricerca una volta potenziata dall’intelligenza artificiale di Bard.

La nuova intelligenza artificiale di Google non verrà quindi subito rilasciata al grande pubblico, incurante dei record che intanto ChatGpt continua a macinare da quando è stato rilasciato, a dicembre: entrati nell’ordine dei centinaia di milioni, gli utenti del chatbot su cui Microsoft ha da tempo messo le mani hanno permesso alla creatura di OpenAI di superare i numeri di TikTok e Google, in termini di nuovi utenti mensili.

“È un momento davvero entusiasmante per lavorare su queste tecnologie, grazie alle quali possiamo tradurre importanti ricerche e scoperte scientifiche in prodotti che aiutano veramente le persone”, ha scritto Pichai. “Questo è il percorso che abbiamo intrapreso con i modelli linguistici di grandi dimensioni. Infatti, due anni fa abbiamo presentato delle nuove funzionalità linguistiche e conversazionali di ultima generazione basate su LaMDA, il nostro modello linguistico per applicazioni sul dialogo (Language Model for Dialogue Applications)”.

“Abbiamo lavorato a un servizio sperimentale di AI conversazionale, alimentato da LaMDA, che abbiamo chiamato Bard. E oggi facciamo un ulteriore passo avanti aprendo l’accesso a un gruppo di tester di fiducia, prima di renderlo più ampiamente disponibile al pubblico nelle prossime settimane”, scrive Pichai.

A cosa servirà questa fase di test? Pichai spiega inizialmente Bard utilizzerà una versione semplificata di LaMDA, il modello linguistico costruito da Google. “Questo modello, molto più piccolo, richiede una potenza di calcolo significativamente inferiore, consentendoci di aprirlo a più persone e ricevere così più commenti e suggerimenti. Combineremo i suggerimenti esterni con i nostri test interni per assicurarci che le risposte di Bard soddisfino un livello elevato di qualità, sicurezza e fondatezza delle informazioni del mondo reale. Questa fase di test, di cui siamo entusiasti, ci permetterà di continuare a imparare e migliorare la qualità e la velocità di Bard”.

 

Con Bard, dice Pichai, “cerchiamo di combinare la vastità della conoscenza mondiale con l’intelligenza, la potenza e la creatività dei nostri grandi modelli linguistici. Bard utilizza le informazioni presenti sul Web per fornire risposte aggiornate e di alta qualità. Può essere uno strumento per la creatività e un trampolino di lancio per la curiosità: per esempio, aiutando a spiegare a un bambino o una bambina di 9 anni le nuove scoperte fatte grazie al telescopio spaziale James Webb della NASA, o per saperne di più sui migliori attaccanti di calcio in questo momento, o per ottenere consigli su come migliorare le proprie competenze”.

Ma quello del telescopio non è l’unico esempio pratico fatto da Pichai.

Un motore di ricerca più profondo: meglio pianoforte o chitarra?

L’accesso al pubblico di Bard, come detto, sarà disponibile solo nelle prossime settimane: non è ancora tempo, quindi, di confronti numerici, anche se sono probabili i primi confronti sulla qualità delle risposte dei due chatbot.

Ma le intenzioni nella corsa all’intelligenza artificiale di Alphabet non sono mai state così serie.

Dopo aver nominato l’intelligenza artificiale come suo principale focus nella lettera in cui annunciava una gigantesca ondata di licenziamenti, e dopo l’investimento monstre su Anthropic, ora Pichai mette le cose in chiaro anche sull’utilizzo futuro di Bard e dei tanti sforzi di ricerca AI di Google, pubblicando un esempio di cosa potrebbe diventare il suo motore di ricerca una volta potenziato con l’AI.

L’immagine che accompagna l’annuncio di Google su Bard mostra le potenzialità dell’integrazione dell’AI nel motore di ricerca

“Una delle opportunità più entusiasmanti è il modo in cui l’AI può approfondire la nostra comprensione delle informazioni”, secondo il Ceo.

“Spesso si pensa che la Ricerca Google venga utilizzata per avere risposte rapide e fattuali, come ‘quanti tasti ha un pianoforte?’. Ma sempre più persone si rivolgono a noi per trovare approfondimenti e consigli, per esempio scrivendo ‘è più facile imparare a suonare il pianoforte o la chitarra e quanto dovrei esercitarmi per ognuno dei due?’. Capire da una frase di questo tipo qual è davvero il tipo di informazioni cercate non è facile, e di solito le persone vogliono poter confrontare una certa varietà di opinioni e prospettive”.

“L’intelligenza artificiale può essere utile in questi momenti, perché sintetizza una serie di idee là dove a una domanda non corrisponde una sola risposta giusta. Presto saranno disponibili nella Ricerca Google nuove funzioni basate sull’IA che distillano in un formato semplice informazioni complesse e prospettive multiple, così da permettere di farsi rapidamente un quadro generale e scoprire di più grazie al Web: sia che si tratti di cercare punti di vista diversi, come il blog di qualcuno che suona sia il piano che la chitarra, oppure per approfondire un argomento correlato, come i primi passi da muovere come principiante”.

Dove si gioca la sfida: i costi e i principi dell’AI

Pichai non ha dimenticato di citare i principi su cui l’AI di Google verrà costruita: quello della costruzione di un’intelligenza artificiale sicura e ‘buona’ sarà un altro dei fattori che determineranno la competitività degli strumenti AI di Google e Microsoft: dalla stessa ChatGpt hanno iniziato a invocare un intervento dei regolatori per dare limiti chiari al settore.

“Rendere disponibili le esperienze basate su questi modelli richiede un approccio audace e responsabile, e questo è fondamentale”, dice Pichai. “È il motivo per cui siamo impegnati a sviluppare l’AI responsabilmente: nel 2018, Google è stata una delle prime aziende a pubblicare una serie di Principi sull’IA. Continuiamo a fornire formazione e risorse ai nostri ricercatori, collaboriamo con governi e organizzazioni esterne per sviluppare standard e best practice, e collaboriamo con le comunità e gli esperti per rendere l’IA utile e sicura”.

Altro punto sottolineato più volte da Pichai: l’intelligenza artificiale costa. “Attualmente, le risorse computazionali richieste per i più grandi calcoli di IA raddoppiano ogni sei mesi, superando di gran lunga la Legge di Moore”. Per questo, oltre a rendere disponibile la sua interfaccia per l’intelligenza artificiale generativa agli sviluppatori esterni (“il mese prossimo”), Google renderà disponibile anche strumenti che semplificheranno la gestione della potenza di calcolo. “Avere la potenza di calcolo necessaria per creare sistemi IA affidabili e sicuri è fondamentale anche per le startup, e siamo felici di poter aumentare l’impatto di queste attività attraverso le nostre partnership di Google Cloud con Cohere, C3.ai e Anthropic, annunciate la scorsa settimana”.

 

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