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I rischi di recessione al Sud, i numeri Svimez

L’inflazione non ha lo stesso peso in tutta italia, nel 2022 i prezzi sono aumentati del 9,9% nel mezzogiorno e dell’8,3% al centro nord. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2023.

Dopo il colpo della pandemia, il “rimbalzo” del 2021 ha coinvolto tutte le regioni del Paese e il Mezzogiorno ha partecipato alla ripresa. Tuttavia, la nuova incertezza economica causata dalla guerra ha allontanato l’economia nazionale dal percorso di ripresa uniforme che aveva intrapreso. Gli effetti dell’incremento dell’inflazione sono stati asimmetrici: lo scorso novembre, la SVIMEZ ha stimato un aumento medio dei prezzi al consumo nel 2022 del +8,3% nel Centro-Nord e del +9,9% nel Mezzogiorno, prevedendo anche un graduale ritorno dell’inflazione alle regioni meridionali nel biennio 2023-24. Le conseguenze negative sull’economia dovrebbero riflettersi sui consumi e sugli investimenti nell’anno in corso, determinando un rallentamento significativo della crescita nel Centro-Nord (+0,8% del PIL). Secondo la SVIMEZ, invece, il Mezzogiorno rischia di entrare in recessione nel 2023 dopo un decennio di crescita (-0,4%). In un contesto di miglioramento generale della congiuntura internazionale e ipotizzando un avanzamento ordinato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il 2024 dovrebbe segnare una ripresa, ma con un differenziale sfavorevole di crescita del PIL per il Sud di 0,8 punti percentuali.

 

 

L’inflazione diseguale morde soprattutto al Sud

Queste dinamiche differenziate del PIL e dell’occupazione sono determinate dagli impatti territorialmente disuguali della crisi inflazionistica, che depressa i consumi e gli investimenti soprattutto nel Mezzogiorno. I rincari riguardano categorie di spesa “essenziali” (come le bollette energetiche e i generi alimentari) che gravano maggiormente sulle famiglie a basso reddito concentrate nel Sud. La maggiore esposizione delle famiglie meridionali all’aumento dei prezzi emerge dalle stime della SVIMEZ sui nuovi rischi di disagio economico e sociale legati alla crisi energetica: potrebbe verificarsi un incremento di 287.000 nuove famiglie povere (circa 750.000 persone), due terzi delle quali concentrate nel Mezzogiorno. Questo aumento corrisponderebbe a un incremento del tasso di povertà assoluta del 2,8% nelle regioni meridionali, rispetto allo 0,3% del Nord e allo 0,4% del Centro Italia.

L’inflazione colpisce anche l’industria in modo più grave nel Sud. Secondo le stime della SVIMEZ, l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas si traduce in un aumento annuale delle bollette

di oltre 42 miliardi di euro per le imprese industriali; di questi, oltre 8 miliardi rappresentano un aggravio di costi per il Mezzogiorno, che contribuisce meno del 10% al valore aggiunto dell’industria nazionale. L’impennata dell’inflazione comporta quindi un’erosione dei margini di redditività particolarmente preoccupante e rischi operativi più concreti per l’industria del Sud.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2023. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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