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CRISPR, la nuova frontiera degli OGM tra grandi opportunità e grandi rischi

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Quelli che sugli scaffali dei supermercati in Giappone possono sembrare normali pomodori, in realtà sono ortaggi geneticamente modificati. Alla fine del 2021 infatti, la società giapponese Sanatech Seed ha iniziato a vendere pomodori che erano stati geneticamente modificati per produrre alti livelli di acido gamma-aminobutirrico (GABA), un composto che si trova naturalmente nel cervello.

Il GABA è stato collegato alla riduzione dello stress ed è pubblicizzato come trattamento per l’ipertensione e l’insonnia. Insomma: piuttosto che prendere il GABA come integratore, grazie a Sanatech Seed e ai suoi pomodori le persone possono semplicemente incorporarlo all’interno delle loro insalate.

Sanatech ha utilizzato una rivoluzionaria tecnologia di modifica genetica chiamata CRISPR per modificare un genoma di pomodoro riducendo la produzione di enzimi che scompongono naturalmente il GABA. CRISPR, attualmente, è ampiamente riconosciuto come una delle scoperte tecnologiche più importanti nella storia umana.

I pomodori però non sono l’unico prodotto alimentare modificato da CRISPR. Cavoli senza il retrogusto amaro, carne di bovino e riso resistenti alla siccità e banane più resistenti ai virus. Tutti questi prodotti stanno arrivando nei campi e sugli scaffali a un ritmo vertiginoso. E il mercato è destinato ad ampliarsi.

La tecnologia si sta muovendo rapidamente, a volte superando le difficoltà normative. Molte nazioni stanno istituendo processi di approvazione accelerati per i prodotti CRISPR perché la tecnica consente ai ricercatori di passare dal laboratorio al campo e allo scaffale molto più velocemente rispetto ai precedenti metodi di modificazione genetica.

Il modo in cui etichettare e descrivere i prodotti CRISPR è piuttosto controverso. Spesso questi prodotti non comportano l’introduzione di materiale genetico da altri organismi, ma replicano o cambiano i geni esistenti all’interno del prodotto stesso. Tuttavia, alcuni scienziati sono preoccupati che CRISPR possa avere il potenziale per essere un ‘vaso di Pandora’ con conseguenze indesiderate. CRISPR sembra essere destinato a restare – diffondendosi sempre più rapidamente – ma siamo pronti a gestirne i rischi?

Come funziona CRISPR

CRISPR (che è l’abbreviazione di Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) ripropone un antico meccanismo di difesa batterica per semplificare la modifica di Dna e Rna. Consente ai ricercatori di modificare i geni proprio come si possono tagliare e incollare le parole su un computer.

CRISPR richiede la conoscenza della genetica e dell’infrastruttura di laboratorio, ma è significativamente più veloce, più economico e più flessibile rispetto ai precedenti tipi di modificazioni genetiche.

I sostenitori affermano che modificare i geni senza inserire Dna estraneo lo rende intrinsecamente meno rischioso rispetto alle vecchie forme di ingegneria genetica che prevedevano il trasferimento del Dna da una specie all’altra. Pertanto, dicono, CRISPR funziona proprio come i tradizionali metodi agricoli di ibridazione incrociata.

La differenza fondamentale è che i metodi CRISPR possono realizzare in un anno o meno ciò che prima richiedeva un decennio o più, e a un costo inferiore. E il ritmo potrebbe facilmente accelerare man mano che gli strumenti per la ricerca biologica si combineranno con l’apprendimento automatico.

Le colture CRISPR presentano al mondo opportunità senza precedenti, ma anche rischi reali. Da un lato, CRISPR può ripristinare l’equilibrio di potere nelle biotecnologie agricole. È relativamente economico e relativamente facile da imparare. I tipi di modifiche possibili in CRISPR potrebbero consentire ai Paesi e alle regioni di assumere un maggiore controllo del loro futuro alimentare, modificando le colture e gli animali specificamente per cercare di soddisfare le condizioni o i gusti regionali e nazionali (piuttosto che pagare tasse elevate alle aziende agroalimentari globali per i semi e un costante flusso di pesticidi).

Un Paese come l’India, ad esempio, potrebbe essere in grado di utilizzare CRISPR per riconquistare la proprietà del proprio destino alimentare, producendo e brevettando nuove varietà autoctone che possano soddisfare le esigenze dei suoi agricoltori. Lì, le colture modificate CRISPR ingegnerizzate localmente sono già in lavorazione per due colture molto popolari: pomodori e senape.

Con molte conoscenze CRISPR rese pubbliche, gli scienziati hanno più libertà di ricercare nuove cultivar (le varietà agrarie di una specie botanica) e la sicurezza delle colture geneticamente modificate esistenti. E questo potrebbe alleviare il “lock-in” di semi e pesticidi che ha lasciato gli agricoltori di tutto il mondo vulnerabili all’oligopolio di giganti agritech globali come Monsanto (ora Bayer) e Syngenta che possiedeono brevetti su una percentuale significativa di cultivar comuni utilizzate per le colture .

D’altra parte, CRISPR presenta sia rischi noti che pericoli sconosciuti. I ricercatori possono superare Madre Natura, come hanno fatto nello sviluppo rapido della tecnologia di trasferimento genico dell’mRNA contro il virus Covid-19, ma le conseguenze indesiderate possono essere brutali e rapide.

Ad esempio, una coltura CRISPR potrebbe scatenare nuove allergie, o una cultivar progettata per combattere un insetto infestante potrebbe causare il collasso dell’ecosistema, colpendo o estinguendo le specie e impedendo l’impollinazione delle colture. Le cultivar CRISPR testate in modo improprio possono anche incorporare vulnerabilità a malattie e parassiti più gravi dei problemi che tentano di risolvere.

In biologia, le introduzioni ambientali sono difficili da invertire senza costi significativi, come la distruzione di massa dei raccolti. Una varietà modificata con tratti dannosi può sfuggire allo stato selvatico e competere con altre varietà di una pianta o distruggere un’intera specie di insetti.

Negli Stati Uniti, gli alimenti modificati da CRISPR che non contengono materiale genetico alieno sono regolamentati proprio come le cultivar generate dall’ibridazione tradizionale. Ciò significa che i consumatori potrebbero non sapere quali prodotti alimentari sono stati modificati a meno che l’azienda alimentare non scelga di creare un’etichettatura o una differenziazione a livello di vendita al dettaglio.

L’Unione Europea ha adottato un approccio più cauto, istituendo regolamenti che sottopongono le colture CRISPR a un maggiore controllo. Questo è importante perché, una volta che un raccolto CRISPR è allo stato selvatico, è quasi impossibile rimetterlo in bottiglia a meno che gli scienziati non abbiano prima progettato un ‘kill switch genetico’: qualcosa che attualmente non sta accadendo ma che sarebbe possibile (come evidenziato dall’inclusione di questa misura nelle cosiddette proposte di ‘gene drive’ per combattere la malaria attraverso l’introduzione di zanzare resistenti ai protozoi parassitari della malaria).

Per tutti questi motivi, sebbene la tecnologia prometta risultati rapidi, i governi devono procedere con cautela per mitigarne i rischi e rispondere rapidamente ai primi segnali di eventuali problemi. Ciò include la creazione di una struttura normativa intelligente per garantire che nella folle corsa per aumentare la produzione alimentare non si arrechino danni irrevocabili ai nostri fragili ecosistemi agricoli.

Il governo indiano si è già mosso in questa direzione. Ha istituito un’infrastruttura e un procedimento di revisione più rapido delle colture modificate da CRISPR e ha creato meccanismi di condivisione delle conoscenze sulla creazione di nuove cultivar CRISPR attraverso metodi open source. Ha anche individuato due diverse modalità per il processo di revisione e autorizzazione, rendendo molto più facile, secondo Rajesh Gokhale, segretario del Dipartimento di Biotecnologia, valutare le colture CRISPR che modificano solo il genoma originale rispetto a quelle che incorporano materiale genetico estraneo.

Essendo uno dei più forti sviluppi tecnologici del ventunesimo secolo, CRISPR rappresenta una straordinaria opportunità per il mondo di ripristinare l’equilibrio globale del potere nel cibo e assicurare il futuro dell’approvvigionamento alimentare rendendolo più produttivo e resiliente.

Detto questo, il mancato controllo dei processi e dei prodotti CRISPR potrebbe determinare il collasso dell’ecosistema e, considerato che il cibo è veramente la vita e la risorsa più critica al mondo insieme all’acqua, la rapida estinzione.

L’industria privata potrebbe svolgere un ruolo in questo senso, creando strumenti sicuri per la gestione delle colture CRISPR. E i governi dovrebbero considerare CRISPR per quello che è: una tecnologia nuova, straordinaria, ma ancora non provata.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com 

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