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Aindo, la partita dei dati sintetici nell’era dell’AI

intelligenza artificiale

In un’epoca contrassegnata da ChatGpt e concorrenti dell’AI, l’uso strategico (e protetto) dei dati diventa ancora più importante.

“L’economia digitale ci ha insegnato l’importanza dei dati: le tech company hanno fondato sui dati degli utenti il loro business e, con il tempo, gli utenti hanno cominciato a guardare con sospetto l’uso dei dati personali da parte delle aziende. Un aspetto meno noto è invece la potenziale utilità dei dati anche come risorsa di innovazione”. Nell’anno in cui, tra ChatGpt e i suoi concorrenti, l’intelligenza artificiale promette di cambiare tutto, Daniele Panfilo è convinto che il vero tesoro per le aziende sia ancora nascosto nei dati che hanno a disposizione. D’altronde Aindo, la startup co-fondata e guidata da Panfilo, unisce proprio il focus sui dati ‘sintetici’ con l’intelligenza artificiale generativa utilizzata per produrli: la stessa portata sotto i riflettori dal chatbot intelligente di OpenAi.

L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ricorda però ancora una volta come saper gestire quei dati (e la privacy degli utenti) sarà fondamentale. I dati a disposizione di aziende e istituzioni “potrebbero essere utilizzati per fare ricerca in settori ad alto impatto sociale, come il mondo della salute. Ad esempio le cartelle cliniche potrebbero essere utilizzate come database a partire dai quali sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale per migliorare le diagnosi di malattie rare o la cura. Questo tipo di ricerca è difficile da fare in quanto i dati sanitari sono sensibili, quindi tutelati da normative come la GDPR”, dice il Ceo di Aindo.

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