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Il Credit Suisse respira, salvagente da 50 miliardi

La banca centrale svizzera rianima Credit Suisse. L’istituto, che mercoledì è stato l’epicentro di un nuovo terremoto sui mercati finanziari già colpiti dal fallimento dell’americana Svb, ha ottenuto dalla Swiss Central Bank (Snb) un prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri, pari 50,6 miliardi di euro. E ha avviato, al contempo, il riacquisto di 3 miliardi di propri bond, approfittando del calo che hanno registrato sui mercati per ridurre la spesa per interessi.

La mossa di immettere liquidità in Credit Suisse tampona anche la crisi di fiducia che ha investito l’istituto. L’effetto è stato immediato alla Borsa di Zurigo: il titolo  ha fatto un balzo record del 40% per poi concludere la seduta in crescita del 19% a 2,02 franchi recuperando una buona parte di quanto bruciato nella drammatica seduta di mercoledì.

Anche se segnali di tensione permangono ancora sui suoi bond, alcuni dei quali hanno continuato a scendere, e sui cds, le assicurazioni sul debito.

Intanto negli Usa il sistema bancario americano lancia un salvagente a First Republic Bank, il terzo istituto in odore di dissesto dopo Silicon Valley Bank e Signature Bank. Sotto la regia del governo, undici delle principali banche del Paese, tra le quali Bank of America, Citigroup e JPMorgan, hanno trovato un accordo per depositare 30 miliardi di dollari e stabilizzare la concorrente.

All’iniezione di liquidità, secondo quanto riferito dai media americani, potrebbero contribuire, tra le altre, Wells Fargo, Morgan Stanley, Us Bancorp, Pnc, Truist Financial Services. Le indiscrezioni hanno fatto riemergere il titolo dagli abissi di Wall Street, dove era arrivato a perdere il 36%: salito fin del 10% è stato poi sospeso dalle contrattazioni.

Sull’altra sponda dell’Atlantico la Bce, attraverso il suo vicepresidente Luis De Guindos, ha fatto sapere che l’esposizione delle banche europee verso Credit Suisse è “limitata e non c’è concentrazione” e che l’Eurotower ha gli strumenti per fornire liquidità “nel caso servissero”. L’allerta resta comunque alta. Il consiglio federale svizzero, l’organo esecutivo del governo, ha convocato una riunione straordinaria per fare il punto sulla situazione.

Ha provato a gettare acqua sul fuoco il presidente della Banca Nazionale Saudita, Ammar Al Khudairy, il cui no mercoledì all’ipotesi di una nuova iniezione di capitale, a causa del tetto del 10% alla propria partecipazione, ha innescato l’ondata di vendite. “Tutti i coefficienti sono solidi” e “non credo che che avranno bisogno di più capitale”, ha dichiarato alla Cnbc, definendo “del tutto ingiustificato” il panico dei mercati.

A riportare la calma mercoledì notte è stato l’annuncio di Credit Suisse di attingere a una linea di credito fino da 50 miliardi di franchi dalla SNB e di aver fatto partire un’offerta d’acquisto su dieci bond senior in dollari per 2,5 miliardi e una di 500 milioni su titoli in euro. “Queste misure mostrano un’azione decisa per rafforzare Credit Suisse mentre continuiamo la nostra trasformazione strategica”, ha affermato l’amministratore delegato, Ulrich Koerner.

Quello che il mercato si chiede è se tali mosse basteranno o se, come ritengono gli analisti di Jp Morgan, la soluzione della crisi passerà attraverso un’acquisizione da parte di Ubs: soluzione che, riferisce Bloomberg, il colosso elvetico non gradisce, riluttante a farsi carico dei rischi che la rivale caduta in disgrazia porterebbe con sé.

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