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Dialogo e responsabilità cardini delle Relazioni Pubbliche. Intervista a Filippo Nani, Presidente FERPI

Filippo Nani, Presidente FERPI

Il settore delle Relazioni Pubbliche è in costante crescita da anni così come il ruolo dei Comunicatori all’interno della società, delle imprese e delle istituzioni.  Quali sono gli effetti di un tale sviluppo e quali gli snodi su cui si costruirà il futuro del settore lo abbiamo chiesto a Filippo Nani, nuovo Presidente Ferpi – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana dal 28 Gennaio 2023.

Un’elezione che potremmo definire combattuta. Dialogo o perseveranza, da dove riparte la ‘nuova’ Ferpi targata Nani?
La nuova Ferpi parte sull’onda di un entusiasmo che non si respirava da tempo. Se questo è l’esito di un’elezione combattuta, allora c’è da esserne soddisfatti. Battute a parte, gli obiettivi che ci siamo dati per questo mandato sono essenzialmente tre. Il primo è quello di restituire alla nostra associazione un ruolo pedagogico: tornare a formare la classe dirigente del settore della Comunicazione e delle Relazioni Pubbliche italiano. Il secondo è quello di fare di Ferpi una associazione assertiva, punto di riferimento riconosciuto per tutto il sistema delle competenze e delle conoscenze della materia. Ma l’obiettivo più importante, a cui dedicheremo un surplus di attenzione e cura, è quello di essere una associazione utile: alla propria comunità, in primis, e alla comunità nazionale di riferimento, poi. Questa nuova Ferpi non nasce a tavolino, ma dall’esperienza maturata sui territori dalle delegazioni più attive e dai soci che condividono una ostinata passione per la nostra professione. È la Ferpi che negli anni più difficili di Covid ha serrato le fila e dato vita a eventi condivisi per continuare a offrire occasioni di crescita professionale alla sua comunità. Un’iniziativa partita dal basso con l’obiettivo di ridare linfa vitale all’associazione attraverso le buone pratiche già avviate, valorizzando le competenze e l’autorevolezza dei tanti colleghi soci della Federazione che attorno a questa proposta, in questi mesi, hanno saputo costruire e cementare legami in grado di esprimere al meglio tutte le potenzialità presenti.

I corpi intermedi stanno attraversando, da tempo, una crisi di rappresentanza senza precedenti che crea presupposti per altre forme di mediazione. Quale potrebbe essere, secondo lei, la soluzione?

Per rispondere a questa domanda partirei dalla prolusione che il professor Ilvo Diamanti ha tenuto in occasione dell’assemblea elettiva di Ferpi: in democrazia quello che noi comunicatori facciamo è fondamentale. Per risalire infatti all’etimo della parola, Demos è il popolo che partecipa alla vita e alle attività di uno Stato e Cratos è invece il governo dello stesso. Ma in mezzo, tra Demos e Cratos, c’è un ruolo imprescindibile e necessario, quello dei corpi intermedi, nel cui ambito la comunicazione è fondamentale. Ecco perché il tema della crisi di rappresentanza è molto sentito da noi relatori pubblici della Ferpi, anche grazie alle riflessioni ormai decennali su questo tema avanzate in più occasioni dal decano delle relazioni pubbliche italiane, Toni Muzi Falconi. Recentemente Ferpi si è inoltre attivata come partner di un importante Progetto istituzionale, condotto in collaborazione con il Cnel da un gruppo multidisciplinare di ricercatori e professionisti sotto la direzione del collega Francesco Rotolo, proprio su ruolo e prospettive dei corpi intermedi. Dopo più di un anno di intenso lavoro, siamo finalmente in vista della pubblicazione del volume che sarà intitolato “Le Sfide della Neointermediazione”.

La Neointermediazione si fonda su una nuova capacità dei corpi intermedi, quella di accompagnare i propri rappresentati in un “percorso di senso” e non in virtù di una mera delega personale secondo logiche novecentesche di rappresentanza oggi non più sostenibili, perché basate su un concetto per così dire  verticale di difesa degli interessi (propri, e dei propri rappresentati o associati). Neointermediare, invece, per i corpi intermedi, deve significare tornare aa essere attori di un’autentica capacità di progettazione, di tessitura sociale di alto livello, per citare un altro tema molto caro a noi soci Ferpi. La sfida sarà proprio quella di essere capaci di dare vita a logiche di rappresentanza orizzontali, paritetiche, capaci di “rappresentare con”, includendo in questo anche le altre organizzazioni, cioè gli altri corpi intermedi. La mancanza di concertazione e dialogo, tra corpi intermedi e con le istituzioni, quindi la carenza nella capacità di gestire i sistemi di relazione, che ha segnato gli ultimi due decenni, è tra le cause più gravi che hanno portato alla situazione attuale.

La comunicazione è cambiata molto negli ultimi anni e così anche il peso dei comunicatori tra i professionisti delle Relazioni Pubbliche. Quali sono i rischi e le possibili opportunità?

Il ruolo della comunicazione e conseguentemente il peso dei professionisti delle Relazioni pubbliche è cresciuto molto negli ultimi anni. C’è sicuramente una maggiore consapevolezza dell’essere più rilevanti dal punto di vista della governance delle organizzazioni e delle aziende, e con essa dell’impatto delle nostre attività sugli stakeholder. Una maggiore pervasività della comunicazione si traduce anche in una maggiore responsabilità, sapendo che utilizziamo strumenti che vanno maneggiati con estrema cura e attenzione. Si pensi, ad esempio, alla comunicazione sui vaccini durante il periodo pandemico, in cui qualsiasi sbavatura rischiava di incidere seriamente sulla salute dei cittadini.

In questa direzione, Ferpi ha di recente aderito all’invito di Global Alliance for Public Relations and Communication Management a sostenere l’appello rivolto alle Nazioni Unite per aggiungere un nuovo obiettivo agli Sdg (obiettivi di sviluppo sostenibile), quello cioè della “Comunicazione Responsabile”. Che si traduce in una serie di punti che riguardano i principi etici della comunicazione, come incoraggiare il dialogo, sostenere la libertà di opinione e di stampa, utilizzare un approccio etico alla comunicazione e lottare contro le fake news e ogni tipo di propaganda. Non solo. Come comunicatori dobbiamo anche svolgere quel ruolo pedagogico di cui parlavo all’inizio di questa intervista: educare le persone ad utilizzare i loro “poteri di comunicazione” al meglio (soprattutto attraverso i social media), sforzandosi di adottare sempre un linguaggio positivo e inclusivo.

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