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La sostenibilità, tema strategico e opportunità di crescita per le imprese

Le grandi sfide ambientali e sociali sono diventate strategiche per le imprese trasformando la questione della sostenibilità, fino a pochi anni fa vista solo come una fonte di costo e di rischio, in un nuovo potenziale modello di business, che può diventare motore di crescita per le aziende e generare valore di lungo periodo. Il corsoSustainability strategy and governancecertificato presso SDA Bocconi si propone di fornire alle imprese un prezioso strumento di formazione. Abbiamo incontrato il  prof. Francesco Perrini, associate Dean for sustainability e co-direttore del corso, per approfondire gli aspetti di questa trasformazione, le prospettive e le opportunità che le imprese possono cogliere.

La sostenibilità è passata dall’essere una questione prevalentemente etica e volontaristica a un tema strategico di ripensamento della finalità d’impresa. Questo nuovo moderno modello d’impresa lei lo definisce capitalismo sostenibile. Di che cosa stiamo parlando?

È una riflessione che sottoscrive ufficialmente un cambio di rotta del capitalismo. Dopo anni di indifferenza da parte della maggioranza delle imprese e di forte scetticismo del mondo delle discipline economico-aziendali la sfida del cambiamento climatico, la scarsità di risorse naturale, la difesa dei diritti umani, la parità di genere, la questione delle disuguaglianze sono diventati temi centrali nelle agende di chi guida le imprese e, sempre più spesso, oggetto di dibattito nelle business school internazionali.

Si parla di creazione di valore condiviso sostenibile e si focalizza sull’identificazione e sull’espansione delle connessioni tra progresso economico e sociale.

Si deve lavorare al rilancio della comunità e delle finalità dell’impresa nella prospettiva di sostenibilità, riagganciando la finanza all’economia reale e sviluppando nuove eccellenze manageriali in grado di coniugare in modo olistico la crescita aziendale con le preoccupazioni sociali e ambientali, integrando la sostenibilità nelle logiche di governance e nei processi di innovazione tecnologia e di design dei prodotti, nei business model e nelle filiere, favorendo sia lo sviluppo di imprese eccellenti sostenibili, sia un’economia sempre più circolare, e, in definitiva, auspicando una più ampia affermazione dello stakeholder capitalism.

La sostenibilità una volta fonte di costo e di rischio, oggi opportunità per rendere unazienda più competitiva sul mercato. Il management è “culturalmente” preparato per affrontare e accompagnare questa trasformazione epocale anche del modo di fare impresa?

È ormai alta la consapevolezza di come, per rilanciare la competitività del Paese, sia necessario agire il prima possibile tramite una profonda trasformazione sostenibile delle imprese del territorio. Oggi le sfide della sostenibilità rappresentano in modo crescente aspetti centrali nelle valutazioni di ogni tipologia di business e stakeholder del mercato, richiedendo alle imprese di avere competenze interne specifiche e leader altamente specializzati. Le imprese, per crescere e rimanere sul mercato, devono rispettare diversi requisiti ESG, questo è richiesto da tutti gli stakeholder, dagli investitori finanziari ai consumatori.

Al di là delle strategie, quanto è difficile districarsi tra sollecitazioni esterne provenienti da normative, Pnrr e direttive europee?

È fondamentale colmare il gap tra le competenze possedute in ambito sostenibilità e quelle richieste dalle sollecitazioni esterne (normativa, direttive europee. PNRR, ecc.). Il quadro è effettivamente complesso.

La direzione delle direttive europee è quella di rendere quanto più possibile chiaro, uniforme e condiviso il processo di trasformazione sostenibile per le imprese, sia in termini di processi operativi che di rendicontazione. Penso subito alla direttiva sul bilancio di sostenibilità c.d. CSRD e agli standard europei del reporting di sostenibilità (ESRS) che sta mettendo a punto l’EFRAG.

Allo stesso tempo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una grande occasione per recuperare e rilanciare il sistema economico e produttivo del Paese. Tramite le riforme e gli investimenti proposti è possibile recuperare i margini di competitività dell’Italia e alzare la linea di base della nostra crescita.

Sostenibilità e business, nelle strategie d’impresa moderna remano sempre nella stessa direzione o si fa ancora fatica?

Dopo anni di sostanziale indifferenza da parte di manager, imprenditori e comunità accademica, oggi la sfida del clima, la scarsità delle risorse energetiche, i diritti umani, la parità di genere, la questione delle disuguaglianze sono diventati temi centrali nelle agende di aziende, banche, investitori, business school.

Sembra infatti che la pandemia abbia contribuito ad accelerare alcuni percorsi avviati nell’ultimo decennio; su tutti, una dinamica di consumo più attenta ai prodotti di aziende che hanno un purpose sociale o ambientale, la richiesta di trasparenza e tracciabilità sull’operato delle imprese, lo sviluppo di forme di rendicontazione non finanziaria, l’attenzione degli investitori finanziari e delle banche ai rischi Environmental, Social and Governance – ESG e all’impatto sociale.

Sostenibilità è un concetto vastissimo. Quali sono le diverse prospettive della sostenibilità aziendale? 

Conoscere le diverse prospettive della sostenibilità aziendale è il primo passo per crescere e per generare valore di lungo periodo.

La sostenibilità ambientale oggi è legata alla dicotomia tra eco-efficienza ed eco-efficacia, due concetti che sono le facce della stessa medaglia e devono essere ben bilanciati per innescare processi circolari autentici. La prima valuta l’accuratezza e la completezza degli obiettivi raggiunti in relazione alle risorse spese. Invece l’eco-efficacia valuta la capacità di un qualsiasi processo di ottenere il pieno raggiungimento degli obiettivi e risultati prefissati, controllando che i propri impatti non compromettano in modo irreversibile le caratteristiche originali e le dinamiche degli ecosistemi coinvolti, durante l’intero ciclo di vita.

Si parla di people-planet-prosperity o anche profit in una logica di c.d. triple bottom line per evidenziare il processo di misurazione della creazione di valore sostenibile, presupponendo una performance soddisfacente lungo le tre dimensioni: sociale, ambientale ed economico-competitiva.

Emerge l’esigenza di predisporre e utilizzare strumenti idonei a indagare l’efficacia delle iniziative e degli investimenti eticamente sostenibili e le capacità di questi ultimi di incrementare il valore dell’impresa che li effettua.

In tale prospettiva è necessario analizzare il nesso fra il valore insito, riconoscibile, misurabile dell’azienda (“enterprise value”) e il valore creato, presumibilmente, per un complesso di tipologie di stakeholder (“shared value”), un beneficio collettivo cui tendere, integrando la variabile dell’impatto sociale e ambientale nel core business stesso dell’azienda e conservando così l’obiettivo finale di creare valore economico.

Prof. Perrini, lei co-dirige il corso certificato presso SDA Bocconi sustainability strategy and governance”. A chi si rivolge in particolare? Chi volete coinvolgere in questa esperienza formativa?

Il corso “Sustainability Strategy and Governance. Integrare i fattori ESG in azienda” vuole offrire a manager, imprenditori e consiglieri di società un’occasione per comprendere a fondo e agire con efficacia in questa nuova dimensione, fornendo loro le teorie, gli strumenti metodologici e le pratiche per integrare il concetto di sostenibilità nel DNA aziendale e realizzare un piano strategico guidato da criteri ESG (Environmental, Social and Governance). lI programma si rivolge a chi desidera ampliare il proprio bagaglio di conoscenze sulla sostenibilità al fine di ricoprire al meglio il proprio ruolo attuale o futuro. Il corso Sustainability Strategy and Governance intende coinvolgere trasversalmente imprenditori, manager, responsabili della sostenibilità e non, figure che operano all’interno di studi professionali e società di consulenza che vogliono adottare un approccio al business orientato ai temi ESG come investimento strategico a lungo termine. Il programma è adatto anche a chi opera all’interno di società quotata e non quotate e che ha la necessità di colmare il gap tra le competenze possedute in ambito sostenibilità.

Lei si è molto dedicato allo sviluppo in Italia della venture philantropy”, unattività volta a fornire supporto strategico-finanziario alle imprese no profit. La domanda è: questa direzione di marcia non rischia di minare lo spirito e lideale di fondo delle associazioni di volontariato e delle imprese sociali?

Assolutamente no, anzi, credo che sia un’opportunità. La logica di questo progetto, che seguo da tempo, è quella di trasportare tutti gli elementi positivi della filantropia in un’impresa gestita secondo i parametri di management.

Con i criteri della “venture philantropy” abbiamo la possibilità di migliorare i processi di cambiamento sociale a parità di risorse.

Se ne parla anche nell’ultima ricerca condotta dal Sustainability Lab con Dynamo Academy. Si afferma sempre di più, infatti, un modello di filantropia attiva che vede nelle organizzazioni sociali partner attivi da coinvolgere e supportare, al fine di co-creare valore e generare un cambiamento duraturo nel modus operandi.

Nella transizione in corso le imprese innovano i propri modelli di business sempre più sostenibili, con un approccio integrato alla strategia, al fine di massimizzare le opportunità che possono creare valore e massimizzare gli impatti positibi. Siamo sulla strada giusta, me ce ne è tanta da percorrere ancora e velocemente!

 

 

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