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Design, Gilda Bojardi: la pandemia ci ha dato una nuova consapevolezza dello spazio

Gilda Bojardi racconta l’evoluzione del design e il ruolo delle sue protagoniste

Ci vogliono passione e competenza, condite da tanta curiosità, per riuscire ad affermarsi nel mondo del design. Ne è convinta Gilda Bojardi, visionaria creatrice del Fuorisalone che anima ogni anno i quartieri di Milano, attraendo un pubblico sempre più vasto. Ne abbiamo parlato con lei, un po’ prima che coordinasse una delle tante riunioni nella redazione di ‘Interni’, la rivista di cui è direttrice. “Lavoriamo in un bellissimo palazzo storico a Segrate”, ci tiene a sottolineare. Per lei ogni dettaglio racconta bellezza.

Oltre a passione, creatività e competenza quali altre qualità sono necessarie per farsi strada nel campo del design?

È importante saper ascoltare, vedere, intuire, anticipare quello che succederà, o quello che si vorrebbe far accadere. Sperimentare. Come quando abbiamo inventato il Fuorisalone: si è saputo immaginare qualcosa che non esisteva.

La sostenibilità è il filo conduttore del Fuorisalone 2023.

Un progettista sostenibile pensa al prodotto già immaginando materiali, durabilità, riuso – che può indicare una destinazione d’uso diversa – e prevede già delle fasi di smaltimento finale poco inquinanti. Le aziende che partecipano al Fuorisalone hanno tutte una grande attenzione ai temi della sostenibilità.

Rispetto al 1990, quando ha inventato il Fuorisalone, oggi è più facile per le donne avere successo in questo campo?

Se penso alle designer, anche quelle del passato, mi sembra non ci sia grande sperequazione. C’erano meno donne, certo, ma ora assistiamo all’affermazione di grandissime architette.

Differenza fra il 1990 e oggi? Sono passati secoli, non solo 30 anni. Penso che i problemi che possono sorgere siano legati al momento e al tempo in cui si vive, se si vuole creare qualcosa di nuovo ci sarà sempre il tema di affermare la novità.

Design come attitudine a migliorare presente e futuro. L’esperienza pandemica ha restituito alle abitazioni un nuovo ruolo e nuove attenzioni.

Il tempo che abbiamo dovuto passare in casa ci ha dato una nuova consapevolezza di quello spazio. È un trend consolidato: ora c’è più cura negli arredi, si bada all’estetica ma anche al comfort. Abbiamo vissuto più intensamente gli spazi esterni, anche quelli piccoli, e questo ha portato al boom degli arredi. Quasi tutte le aziende che avevano produzione per interni hanno sviluppato collezioni outdoor perché c’è stata molta richiesta.

Anche grazie al Fuorisalone, Milano è  diventata la capitale internazionale del design. Come definirebbe oggi il design italiano?

Milano ha la fiera di settore – il Salone del mobile – e il Fuorisalone fra i più importanti nel mondo. Ha sviluppato un humus di produzione tale che l’Italia può dirsi oggi il Paese col maggior numero di imprese di design d’Europa. Sono aziende di dimensioni contenute ma di fama internazionale, per cui si potrebbero immaginare grandi fatturati come per il settore moda, ma non è vero. Si tratta della genialità degli imprenditori italiani, che hanno saputo trasformare piccole botteghe artigiane in industria, pur curando la ricchezza del dettaglio.

Cosa consiglierebbe a una giovane aspirante designer?

Documentarsi, ispirarsi alle donne magnifiche che ci hanno preceduto: architette, designer che hanno osato, come Charlotte Perriand. È importante seguire il proprio istinto, valorizzare i nuovi metodi di progettazione, coltivando anche la capacità di disegnare.

Nel 2022 è nata l’iniziativa Design Re-Generation, a cura della rivista Interni.  L’evento si conferma anche per il 2023?

Il tema sarà Design Re-Evolution, l’evoluzione è la conseguenza della rigenerazione, parleremo di trasformazione e rivoluzione, processo di totale rottura col passato.

La mostra sarà dislocata in varie sedi, Orto Botanico, Hotel690Portrait, Eataly, Unipol, Torre Velasca, con installazioni di Gabriele Chiave, Paola Marone, Maria Cristina Finucci, Elena Salmistaro. All’Università Statale ospiteremo architette da tutto il mondo: Odile Decq, Annabel Karim Kassar, Vivian Course.

Le donne del design

Alessandra Baldereschi

Designer

Dopo il master in Industrial Design alla Domus Academy di Milano, si trasferisce in Giappone dove sviluppa progetti per la tavola in ceramica con aziende del distretto di Gifu. Al rientro in Italia collabora in progetti per l’illuminazione e per l’arredo con diversi brand, tra i quali Swatch Bijoux, Moss NY, Dilmos gallery, De Castelli, Seletti, Mogg, Ichendorf, IVV. Il mondo che esce dalla sua matita ha l’impalpabilità dei sogni e dei ricordi con i contorni sfumati del mondo delle fiabe. La sua serie sperimentale ‘Bosco’, sedute e tappeti realizzati con foglie e muschi naturali, appartiene alla collezione Dilmos Edizioni.

 

Giulia Molteni

Cmo Molteni Group

Competenza è la parola magica per Giulia Molteni, direttore marketing e comunicazione del Gruppo Molteni. Nata nel 1979 a Como, si laurea in Economia e commercio alla Bocconi nel 2003. La sua gavetta comincia presso Loro Piana, a New York, dove consegue anche un marketing certificate presso la New York University. Nel 2007 torna nell’azienda di famiglia con il ruolo di Retail manager, con la responsabilità dei Flagship store in tutto il mondo. Dal 2016 è nel consiglio direttivo di AIdAF – l’Associazione Italiana delle aziende familiari.

 

Elena Salmistraro

Product designer e artista

Dopo la scuola d’arte di Brera, si laurea in Fashion Design e poi in Industrial Design al Politecnico di Milano. Il suo lavoro spazia tra architettura, design, moda e arti visive. Molte e varie le sue fonti di ispirazione: dalla street-art alla mitologia. Le sue creazioni sono il risultato del connubio tra arte e design seriale, il suo linguaggio è caratterizzato dall’utilizzo di texture tridimensionali e colori vividi, carichi di energia. Lavora con importanti aziende italiane e internazionali, quali Disney, Apple, Nike, Timberland, Ikea, Huawei, Microsoft, Alessi, Cappellini, Natuzzi, Marella, Lavazza.

 

Benedetta Tagliabue

Direttore EMBT Architects

Lo studio che dirige ha sedi a Barcellona, Shanghai e Parigi. Tra le opere: il Parlamento a Edimburgo; il mercato Santa Caterina, la sede centrale della società Gas Natural Fenosa e il parco Diagonal Mar e il Kálida Sant Pau Centre a Barcellona; il Padiglione spagnolo al World Expo di Shanghai. Attualmente lo studio EMBT è impegnato nella costruzione della Business School della Fudan University a Shanghai, della stazione della metropolitana Clichy-Montfermeil a Parigi e della stazione metropolitana centrale di Napoli. È  visiting professor alla Harvard University, alla Columbia University e all’ETSAB di Barcellona.

 

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