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Il ruolo delle Associazioni nell’attività di advocacy a livello regionale e locale

Spesso, all’interno dell’ampio contesto dell’attività di relazioni istituzionali, spunta la parola “advocacy”, ma non sempre si hanno ben chiare quali siano le regole di ingaggio per poter svolgere l’attività a cui questo termine fa riferimento. Iniziamo con una sottile distinzione con un’altra attività, sicuramente più conosciuta, quella di lobbying: quando parliamo del lobbying ci riferiamo a quell’insieme di azioni funzionali alla rappresentanza di un interesse particolare nei confronti del decisore pubblico, caratterizzate dalla presenza di proposte di policy definite. L’attività di advocacy, invece, può essere considerata a tutti gli effetti una forma di attivismo diffuso, formata da un insieme di azioni personali o collettive, volte alla rivendicazione di uno più diritti/interessi verso le istituzioni incaricate di influire sul tema con le proprie decisioni.

A differenza dell’attività di lobbying, che contempla un rapporto diretto tra il rappresentante di uno specifico interesse e il decisore pubblico, fatto di confronti de visu e di posizioni ben formulate e documentate, l’attività di advocacy coinvolge nel suo svolgimento una platea di soggetti più diffusa, puntando sulla mobilitazione massiva di più categorie, toccando sia leve comunicazionali che relazionali o emozionali, tutte funzionali all’efficace avvio di un processo di partecipazione bottom-up al processo decisionale.

Ovviamente, la portata di un’azione di advocacy può essere influenzata da numerose variabili, tra cui quella del contesto territoriale di riferimento, che in alcuni casi può addirittura risultare dirimente per il raggiungimento dei suoi obiettivi. Per fare un esempio, un’azione in rappresentanza di uno o più diritti della categoria dei tassisti, il cui esercizio viene disciplinato dalla legislazione statale, sarà sicuramente caratterizzata da un approccio multistakeholder, che vada oltre al semplice coinvolgimento dei media e alla società civile, mentre un’azione svolta a livello locale, in rappresentanza di un’associazione che si occupa di social housing, non per forza necessiterà di una mobilitazione massiva per richiamare su di sé la giusta attenzione da parte del decisore di riferimento sul territorio, ma si limiterà a focalizzarsi sul proprio interlocutore di riferimento o magari su una cerchia ristretta di amministratori pubblici.

Proprio in quest’ultimo contesto entrano in gioco le Associazioni, nelle loro più svariate forme (sindacali, di categoria, di promozione sociale, di volontariato etc.), che in virtù del loro ruolo di corpi intermedi e della loro declinazione nazionale e regionale, svolgono il perfetto ruolo di ricettori di istanze e al tempo stesso di ideali rappresentanti delle stesse nei confronti degli interlocutori istituzionali. Infatti, il ruolo primario che le Associazioni giocano nell’implementazione di una strategia di advocacy risiede nella commistione tra competenza e conoscenza del territorio, quest’ultima fortemente rilevante nelle diverse fasi di coinvolgimento della controparte istituzionale su uno specifico tema sul quale si rende necessario un determinato intervento.

Con la Riforma del Titolo V della Costituzione della Repubblica Italiana, e la conseguente introduzione della distinzione tra competenze esclusive dello Stato e competenze concorrenti delle Regioni, la legislazione è diventata sempre più prossima al cittadino e in generale a colui che necessita di sensibilizzare e indirizzare il lavoro delle istituzioni su un determinato tema.

Pertanto, dall’avvento della riforma, le realtà storicamente deputate a svolgere il ruolo di advocatus, ovvero i sindacati e le associazioni, hanno progressivamente rivisto – in chiave evolutiva – il loro approccio verso i sistemi di governo regionali e locali, dedicando una sempre maggiore attenzione alla particolarità del proprio interlocutore, frazionando molte volte i propri interessi in un’ottica di maggiore specializzazione sui singoli temi e favorendo l’alto grado di formazione dei propri rappresentanti.

Quanto appena detto ha consentito alle realtà associative qui oggetto di analisi, di adottare anche nei contesti regionali e locali un approccio dal basso verso l’alto, che ha favorito una maggiore capillarità territoriale, garantendo una maggior rappresentatività nei confronti delle più svariate istanze, molte delle quali fino a pochi anni fa, per via della loro peculiarità territoriale, non trovavano riscontro in sede parlamentare nazionale.

In ultima istanza, è senza dubbio utile ricordare come lo svolgimento dell’attività di advocacy da parte delle associazioni presenti sui territori si sia evoluto a seguito dell’avvento di internet e dei nuovi media. Il processo di disintermediazione in comunicazione che, tramite l’utilizzo dei social media, delle piattaforme di meeting virtuale, delle newsletter e delle non ancor troppo frequenti call-to-action istituzionali, ha senza dubbio ampliato il raggio di azione delle associazioni, sia nella fase di recepimento delle istanze da parte dei cittadini, sia nella fase di confronto con il decisore pubblico, oltrepassando alcune barriere nella fase di ingaggio dell’interlocutore e favorendo un più costante contatto, e di conseguenza allineamento, in vista del raggiungimento di un determinato risultato.

Nonostante il percorso evolutivo seguito fino ad oggi sia quello corretto, le associazioni presenti sul territorio potrebbero farsi promotrici di veri e propri modelli di local advocacy, declinabili in modi diversi a seconda dei propri contesti di riferimento. Ciò potrebbe favorire l’introduzione di buone pratiche in numerosi settori – come, ad esempio, l’integrazione delle associazioni di pazienti nei comitati etici delle strutture ospedaliere pubbliche e private – rendendo il confronto con il decisore regionale funzionale anche al recepimento di proposte migliorative delle condizioni di molte categorie non correttamente rappresentate.

* Nella foto in evidenza l’autore dell’articolo Niccolò de Arcayne / Public Affairs & Communication Associate Director @ Strategic Partners 

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