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Gran Canaria e Tenerife: il doppio baricentro delle Canarie

L’arcipelago delle Canarie è diventato una delle 17 comunidades autónomas della Spagna con un atto legislativo del 1982 ma il Parlamento locale si riunì per la prima volta nel 1983, esattamente quarant’anni fa: era il 30 maggio e da allora in quel giorno di primavera si celebra il Día de Canarias. È anche la comunità più occidentale – allineata al meridiano di Greenwich, non al fuso della Moncloa – e la più meridionale: le sponde atlantiche del Marocco sono a un centinaio di chilometri, per la madrepatria sulla terraferma bisogna invece aggiungere uno zero. Ai lati dello stemma fanno la guardia due rampanti perros (cani) Canarios, in mezzo campeggiano i profili di sette terre emerse (sarebbero una dozzina con gli isolotti al largo di Lanzarote e di Fuerteventura).

Gli oltre 12 milioni di arrivi registrati l’anno scorso certificano la risalita ai livelli pre-covid, performance fondamentale per una realtà che deve circa un terzo del Pil all’indotto travel tradizionalmente trainato da Regno Unito e Germania. E dall’Italia, un contingente di oltre mezzo milione di viaggiatori da leggere in relazione al numero dei residenti che ammonta a oltre 50.000 e costituisce la popolazione straniera più cospicua: non è forse un caso se dei tre consolati tricolore nel paese, oltre a quelli di Madrid e di Barcellona, ce ne sia uno a Tenerife.

Tutto merito di Igic – Impuesto General Indirecto Canario (sorta di IVA agevolata) e Zec (Zona Especial Canaria)? Qualche mese fa il viceconsole Gianluca Cappelli ha evidenziato la quota ridotta degli over 65 – “intorno al 15%, potendo così sfatare il mito che si trasferiscono alle Canarie solo anziani per approfittare di clima mite o di agevolazioni fiscali” – e sottolineato che tra i fattori determinanti ne vanno evidenziati altri due: costo della vita e capillarità delle infrastrutture.

In questa porzione di Macaronesia parecchio si concentra a Gran Canaria e a Tenerife, il doppio baricentro geografico, amministrativo (nelle rispettive capitali Las Palmas e Santa Cruz) e demografico: ci vivono quattro quinti dell’intera popolazione.

Nel tratteggiare un portolano all-season partiamo da Tenerife, avvicinandoci però dall’alto ché ogni isola ha un aeroporto (Tenerife due) e a quota 3.715 metri si colloca la sommità del Teide: terzo vulcano più alto al mondo (dalla base) e vetta #1 di Spagna, dagli anni ’60 ospita telescopi d’eccezione. Lo sguardo in alto invita a volgerlo indietro, ricordando la vicenda degli astronomi Charles e Jessica Piazzi Smyth: oltre alla passione che li vide uniti in matrimonio – lui di Napoli, lei scozzese – si dedicarono ad esplorazioni e scoperte su impervi rilievi.

A zero metri sul mare l’introduzione migliore è tra le sale del Muna (Museo de Naturaleza y Arqueología), compendio di storie con una notevole collezione di mummie Guanche. Il resto? Saliscendi tra vigne – sei denominazioni di origine (di undici nell’arcipelago) – e spiagge, borghi e architetture come a La Laguna e La Orotava. E poi il caos ordinato del carnevale. Poco distante ma distinta, La Gomera è un capriccio d’orografia con biosfera Unesco – il parco nazionale Garajonay, manto di laurisilva à la Jurassic Park – e menzione-bis nella lista del Patrimonio dell’Umanità: quella immateriale per l’antica tecnica di comunicare di valle in valle col silbo (fischio).

È anche l’ultima landa che Colombo toccò prima di raggiungere la Americhe: a dar retta al gossip di fine Quattrocento, pare che restò più del previsto per un mix di logistica nautica e frenesie di ormoni. Muovendoci ad occidente, i nomi si fanno totem e simbolo: El Hierro (il ferro) e La Palma. La prima combina falesie e cale, acque profonde per il diving, un’impressionante densità di strutture vulcaniche, aree protette, pini e ginepri. Nella seconda si replica a soggetto – tutto ribadisce la poderosa indole eruttiva, le attività dell’autunno 2021 lo testimoniano – e con un altro osservatorio per mirare oltre, da Roque de los Muchachos. Prima di salpare una visita al santuario della Virgen de las Nieves e al Museo de la Seda (seta).

Rotta a oriente, ecco Gran Canaria: forse la più varia e hub di Binter (la compagnia aerea locale), nell’area di Maspalomas offre il primo incontro con le dune, s’appunta anch’essa una coccarda Unesco (l’ecosistema Risco Caído e Montañas Sagradas) e da sola basterebbe a farsi un’idea di tutte le Canarie. Anche a tavola, per esempio con miele di palma e formaggi da latte ovino: niente vacche infatti, né tori (la comunità canaria è stata la prima a bandire le corride). Nelle ultime due diminuiscono latitudine e longitudine, la contemplazione sublima nell’adrenalina, il mantra sol y playa si officia tra strutture oversize e turismo da cartolina, cittadine storiche (Betancuria a Fuerteventura), arti & co (Casa Museo del Timple e Fondazione César Manrique a Lanzarote). E invitano a proseguire per La Graciosa e Isla de Lobos, puntate speciali di un palinsesto unico.

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