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Il chatbot di Inflection è ‘limitato’. Ma più sicuro

In un momento in cui le startup che lavorano con l’intelligenza artificiale non fanno altro che affermare quanto siano efficaci i loro software, è strano sentire Mustafa Suleyman, il cofondatore di Inflection, parlare di quanto invece sia limitato Pi: il chatbot della sua startup.

“Non genera codici. Non scrive saggi di scuola superiore. Non produce elenchi lunghi ed elaborati. Non ti proporrà una strategia di marketing. Sono molte le cose che non è in grado di fare”, spiega Suleyman.”Ma proprio poiché non l’abbiamo progettato per saper fare tutto in maniera un po’ generica ed è più vincolato, si spera che, di conseguenza, sia un po’ più sicuro“.

Resta da vedere se la creazione di un ‘chatbot sicuro’, che anche nel nome suona un po’ ‘noioso’, sia una buona strategia aziendale.

Inflection è una delle startup più importanti che si occupano di AI generativa nella Silicon Valley. Ciò è in parte dovuto al fatto che Suleyman è stato uno dei co-fondatori di DeepMind (laboratorio di intelligenza artificiale) e in seguito ha lavorato come dirigente presso Google.

Reid Hoffman, uno degli altri co-fondatori di Inflection, è un venture capitalist miliardario la cui azienda Greylock Capital è stata in prima linea nell’attuale boom dell’intelligenza artificiale. In precedenza ha co-fondato sia LinkedIn che PayPal. E Karen Simonyan, che è entrata a far parte di Inflection come responsabile scientifico, è una ex ricercatrice di DeepMind.

Ma la startup Inflection ha attirato l’attenzione anche per la quantità di denaro che è riuscita a raccogliere: 225 mln di dollari nella primissima fase di raccolta fondi a maggio dello scorso anno, che sono diventati 675 mln di dollari nel giro di poco tempo e senza troppa fatica.

Suleyman e Hoffman avevano detto ai giornalisti, in modo piuttosto criptico, che Inflection avrebbe aperto la strada a “un nuovo modo per gli esseri umani di interagire con i computer”. Questo ha portato a ipotizzare che il primo prodotto di Inflection sarebbe stato una sorta di assistente digitale, in grado di svolgere attività per le persone sul proprio computer o su Internet, in risposta a istruzioni fornite dall’utente.

Diverse startup rivali, tra cui Adept AI e Qatalog, stanno lavorando su assistenti digitali basati sull’intelligenza artificiale per le aziende. E anche Microsoft Bing e Google Bard hanno alcune delle funzionalità di un assistente digitale. Se combinato con i plug-in giusti e concatenato ad altri software, persino ChatGPT di OpenAI può funzionare in questo modo.

Costruire un ‘assistente digitale personale’ è in effetti “l’obiettivo finale di Inflection”, afferma Suleyman. “Pi è l’abbreviazione di “Personal Intelligence”, intelligenza personale, un nuovo tipo di intelligenza artificiale, un prodotto incentrato sul consumatore che comprende le esigenze e le preferenze della singola persona e ha a cuore i suoi migliori interessi. E’ una specie di browser per la vita. Che può coordinare, programmare, stabilire le priorità, reperire informazioni preziose che sono utili e personali per noi. Ma è anche un luogo privato in cui pensare”.

È proprio quest’ultimo elemento che Inflection ha scelto di costruire per primo. “In questo momento, Pi fa con gli utenti una semplice conversazione”, dice Suleyman. La capacità di Pi di svolgere compiti – e di funzionare come ciò che Suleyman definisce il proprio “Capo di stato maggiore” – è una “fase secondaria per noi, che arriverà un po’ più in là”, continua il cofondatore. Per ora, in altre parole, Pi può solo parlare e ascoltare.

“Pi cerca di riflettere su ciò che ha sentito da te e di coinvolgerti in una conversazione, in genere ponendo domande. Il suo tono è piuttosto informale”. Suleyman afferma che il chatbot di Inflection è stato addestrato per dare risposte brevi. Questo è un modo in cui la startup ha cercato di ridurre la possibilità che Pi si allontani dai suoi ‘guardrail’ e diventi più ‘pericoloso’ o suggerisca cose inappropriate.

Suleyman ha ripetutamente sottolineato che Pi è molto più sicuro di altri chatbot, che se sollecitati dagli utenti in un certo modo possono diventare ostili e offensivi. “Inflection ha avuto il vantaggio di vedere come le persone hanno interagito con ChatGPT, Bing e Bard e ha sviluppato il modo per proteggersi dai cosiddetti attacchi di ‘prompt injection’, in cui gli utenti dicono al chatbot di “ignorare le istruzioni precedenti ”, “fare qualsiasi cosa”, portando l’AI a dare risposte non sicure o non etiche.

Pi ricorda le conversazioni che si hanno con l’utente, anche se l’utente si disconnette e successivamente accede nuovamente all’app. ChatGPT, invece, dimentica tutto ciò che gli è stato detto prima ogni volta che si inizia una nuova sessione di chat.

Suleyman vede Pi come uno strumento per aiutare le persone ad affrontare la solitudine. Per ‘disfarsi’ dei pensieri o aiutare a ridurre lo stress dopo una giornata o una settimana difficile. Ma Pi non è progettato per essere un terapista digitale e lo chiarirà agli utenti se sembra che stiano cercando di usarlo per quello scopo. Consiglierà inoltre agli utenti di cercare un aiuto professionale se il dialogo dovesse suggerire che una persona possa essere in pericolo di danneggiare se stessa o altri.

Per ora Pi è gratuito per chiunque. È possibile accedervi tramite un’interfaccia sul sito Web di Inflection o su un’app mobile. Ma, in futuro, Suleyman afferma che Inflection probabilmente diventerà a pagamento tramite un abbonamento. Dice che è importante che gli utenti paghino per il prodotto per garantire che gli interessi dell’azienda siano allineati con quelli dei suoi clienti e che gli utenti non vengano monetizzati in qualche altro modo, come la vendita dei loro dati o della loro attenzione, come è avvenuto con altri prodotti tecnologici di consumo gratuiti.

C’è un vecchio detto secondo cui se vuoi un amico a Washington D.C., dovresti prendere un cane. Se vuoi un amico nella Silicon Valley, dovresti avere un chatbot.

Bisogna stabilire se le risposte convalidanti ed empatiche, anche se un po’ noiose, di Pi saranno sufficienti per attirare gli utenti rispetto ai chatbot concorrenti che offrono maggiore utilità in termini di risposta a domande, riepilogo, pianificazione e realizzazione di attività del mondo reale.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com 

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