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Le chiacchiere creano relazioni: in ufficio facilitano i rapporti tra capi e dipendenti

colleghi chiacchiere ufficio

Che lo si ami o lo si odi, il chiacchiericcio ha un ruolo importante nella nostra vita, costituendo ben un terzo della comunicazione tra adulti. Le chiacchiere sono anche un elemento che crea relazioni: aiutano a stabilire un rapporto e possono accelerare conversazioni più profonde tra gli individui.

Nonostante la sua importanza, la ricerca manageriale ha ampiamente trascurato il ruolo delle chiacchiere sul posto di lavoro. Una ricerca pubblicata nel 2020 ha rivelato però che hanno effetti sia positivi che negativi in ufficio. Da un lato, possono aumentare il benessere dei dipendenti e promuovere il senso civico sul posto di lavoro, dall’altro possono distrarre dal completamento dei propri compiti, danneggiando la produttività.

Nel complesso, tuttavia, i ricercatori hanno riscontrato che le chiacchiere sono estremamente positive per tutti i dipendenti, indipendentemente dalle loro preferenze comunicative. I partecipanti alla ricerca hanno sperimentato un miglioramento dell’umore e un aumento dell’energia grazie a questo rituale, che ha facilitato il passaggio dei dipendenti a conversazioni più serie, come colloqui, valutazioni delle prestazioni o trattative.

Per gli amministratori delegati, le chiacchiere possono essere un modo particolarmente efficace per creare cameratismo con i dipendenti. “È un aspetto che i leader devono considerare se vogliono entrare in contatto con i loro subordinati. Le chiacchiere sono potenzialmente un meccanismo attraverso il quale possono creare anche solo momenti di realtà condivisa”, afferma Emily Rosado-Solomon, assistente alla cattedra di management del Babson College e coautrice dello studio.

Naturalmente, le chiacchiere possono anche distrarre i dipendenti, afferma l’altra autrice dello studio Jessica Methot, professore associato di gestione delle risorse umane presso la Rutgers University. Il chiacchiericcio distrae infatti i dipendenti dal loro lavoro, rendendo difficile tornare al proprio compito, e creano quella che potremmo definire ‘fame di tempo’ che li porta a doversi affrettare per concludere il lavoro a fine giornata.

Inoltre, osserva Rosado-Solomon, le industrie che si basano sul lavoro a ore possono involontariamente penalizzare i dipendenti che si dedicano alle chiacchiere nell’ottica della produttività aziendale. I ricercatori hanno scoperto che il rituale ha avuto un impatto negativo sui dipendenti non madrelingua, su quelli neurodivergenti e sugli espatriati. “O non hanno familiarità con alcuni dei copioni sociali delle chiacchiere, o hanno difficoltà a leggere gli indizi che indicano che le persone vogliono concludere le chiacchiere”, dice Rosado-Solomon. “Questo può rendere alcuni gruppi già sottorappresentati ancora più emarginati”.

I dirigenti possono aiutare questi ultimi a sfruttare i vantaggi delle chiacchiere con programmi che consentano l’integrazione sociale. “È importante che i dirigenti creino uno spazio, ma si assicurino anche che le persone di ogni provenienza, soprattutto quelle che potrebbero avere maggiori difficoltà a comprendere le norme che regolano le chiacchiere produttive, ottengano questa conoscenza tacita”, afferma Rosado-Solomon.

Le chiacchiere possono anche creare pregiudizi impliciti, che spesso si manifestano nelle promozioni e nell’assegnazione di progetti. Poiché questa pratica crea un rapporto, è più probabile che i dirigenti favoriscano coloro che sono più abili nel comprendere le norme sociali, sfavorendo coloro che non lo sono. Il ruolo delle chiacchiere sul posto di lavoro è diventato un punto focale dopo l’aumento del lavoro a distanza. I capi che invitano i dipendenti a rientrare in ufficio, stanno promuovendo le virtù di queste conversazioni.

I dirigenti, tra cui Jamie Dimon di JPMorgan e Andy Jassy di Amazon, hanno parlato positivamente della creatività e della collaborazione che nascono dagli incontri casuali in ufficio. “La maggior parte dei professionisti impara il proprio lavoro attraverso un modello di apprendistato, che è quasi impossibile da replicare nel mondo Zoom”, ha scritto Dimon in una nota interna inviata a metà aprile. “Con il tempo, questo inconveniente potrebbe minare drasticamente il carattere e la cultura che volete promuovere nella vostra azienda”.

Secondo Methot, è difficile replicare alcune caratteristiche delle chiacchiere, come la spontaneità, in un ambiente virtuale. Nonostante gli sforzi dei datori di lavoro, i tentativi di favorire l’affiatamento in ambienti remoti, come gli happy hour dello Zoom, si sono rivelati vani. “Non possiamo vedere il linguaggio del corpo dell’altro, le telecamere sono spente e non ci guardiamo negli occhi e non parliamo con una persona in particolare”, dice Methot, che poi aggiunge che così i dipendenti si perdono il naturale trasferimento di energia che avviene nelle conversazioni faccia a faccia.

I leader possono comunque trovare il modo di favorire le chiacchiere di persona attraverso giornate di collaborazione in ufficio. Un’altra possibilità è quella di riconsiderare la disposizione degli uffici. Sorprendentemente, gli open-office tendono a essere meno favorevoli alle chiacchiere rispetto agli uffici privati, che consentono ai dipendenti di concentrarsi sul lavoro e di avventurarsi in spazi lounge o cucine per riunirsi, secondo Rosado-Solomon. I leader dovrebbero anche essere dei modelli di comportamento, incoraggiando e coinvolgendo nelle chiacchiere per decomprimere e stabilire un contatto, ma dovrebbero astenersi dall’usarle per discutere delle prestazioni.

“È importante che i leader non siano così tanto concentrati sull’efficienza da scoraggiare le chiacchiere organiche, e che siano anche un modello attivo di chiacchiere in questi spazi”, afferma Rosado-Solomon.

In contesti remoti, i leader possono organizzare dei check-in giornalieri con i subordinati via Slack (software che rientra nella categoria degli strumenti di collaborazione aziendale utilizzato per inviare messaggi in modo istantaneo ai membri del team, ndr) o via Sms. Non è necessario che si tratti di una riunione formale o di una lunga conversazione, perché “il contatto, lo sforzo di connettersi, dimostra che qualcuno ci tiene”, dice Methot. I leader possono anche creare canali Slack per discussioni informali e, prima delle riunioni programmate, dedicare cinque o dieci minuti alla chat. I dipendenti che desiderano evitare queste chiacchiere possono presentarsi all’inizio della riunione programmata, “che è quello che la gente farebbe comunque in ufficio”, dice Methot.

“Ci sono cose che i manager possono fare per ricreare o creare nuovi rituali sociali per i team”, continua. “Forse prima di tutto riconoscendo che non c’è modo di rielaborare questi incontri spontanei e casuali. Poi però si possono pensare a nuove cose da fare come i team virtuali per creare un rituale sociale”.

L’articolo originale è su Fortune.com.

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