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Biovaproject: Riduciamo gli sprechi alimentari producendo birra con il pane invenduto

Trasformare il pane in birra. La startup Biovaproject è partita da qui. Per combattere gli sprechi alimentari e ridurre l’impatto ambientale dei cicli produttivi 

Briciola dopo briciola. Sorso dopo sorso. Era il 2019 quando a Torino, Franco Dipietro ed Emanuela Barbano, hanno ideato Biovaproject: la startup che si impegna a ridurre gli sprechi alimentari sfruttando l’economia circolare. I due founder, che si sono incontrati durante il loro lavoro di volontariato per una onlus che recupera le eccedenze di cibo, con Biovaproject creano valore, sostengono il territorio e “fanno cultura”.

Biova, in Piemonte, è il nome di un tipo di pane soffice e bianco. Da questo pane Biovaproject ha prodotto una birra. “Siamo partiti dal pane non perché siamo innovativi. Probabilmente la prima birra inventata dall’essere umano è nata più per dimenticanza del grano dentro a un’anfora che dalla lavorazione del malto d’orzo”, spiega con un tono d’ironia Dipietro. Riutilizzando il pane invenduto dalla grande distribuzione, così come dai panettieri di quartiere, Biovaproject però innovativa lo diventa sul serio: contribuendo alla riduzione delle emissioni e dei costi ambientali di una filiera, quella del cibo, che a livello globale spreca circa il 40%.

“Ogni giorno, nel nostro Paese, vengono buttate 1.300 tonnellate di pane”, precisa il Ceo. L’80% di questo prodotto rimane sugli scaffali.

Secondo un’analisi condotta dal Politecnico di Torino, con 150 kg di pane che vanno a sostituire il 30% del malto d’orzo, si risparmiano 1.350 kg di CO2 per 2.500 litri di birra.

La birra al pane è la più apprezzata. Siamo la ‘birra di Ikea’ e siamo presenti nei ventidue punti vendita della catena scandinava in Italia. Abbiamo partnership importanti: con Coop, Carrefour, Eataly. Ma non ci siamo fermati al pane”, racconta Dipietro.

C’è la birra alla pasta. E l’ultima collaborazione è quella con ‘Riso Gallo’: una birra che nasce dalle rotture di riso rosso, chicchi non commercializzabili per una questione estetica. “Si chiama ‘Action’ perché è adatta anche agli sportivi, essendo naturalmente senza glutine e povera di calorie”, specifica Dipietro.

In ogni caso, sottolinea, che sia di pane, pasta o riso il sapore resta quello della birra. E della socialità. “Il recupero è positivo per tutti gli attori coinvolti, che possono comunicare il proprio impegno grazie al co-branding e all’indicazione in etichetta della provenienza del pane utilizzato”.

La primavera scorsa, sul lago di Como, Biovaproject ha distribuito insieme a Confcommercio Como una birra fatta solo con il pane di Milano. “Sull’etichetta: il ricordo del lago, per portarlo nelle case dei turisti. E i nomi dei panettieri”, rammenta il Ceo. Perché il cibo è cultura. Il territorio, anche.

 

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