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Michele Crisci (Volvo Car Italia): Powerstop, un’iniziativa concreta per la sostenibilità

Powerstop è la rete di ricarica veloce creata da Volvo per agevolare la mobilità sostenibile e la transizione energetica. Ne parliamo con Michele Crisci, presidente e amministratore delegato di Volvo Car Italia, riconfermato per la terza volta presidente dell’Unrae, l’associazione che rappresenta le Case automobilistiche estere operanti sul mercato italiano. Laureato in Economia e Commercio, vanta un’esperienza trentennale nel settore automobilistico.

La sostenibilità anche in campo automobilistico deve partire da cose concrete: come appunto Powerstop, l’operazione iniziata lo scorso anno.

Ci siamo resi conto dell’esigenza di avere una rete di ricarica a disposizione dei nostri clienti, prossima ai nostri concessionari e vicina alle più importanti autostrade italiane; la clientela Volvo è fatta da road runner, da stradisti: nel mondo delle aziende, dei professionisti, in generale di chi lavora con l’automobile la nostra presenza è importante. Per questo è maturata l’idea della rete Powerstop: un servizio che non dava quasi nessuno, fatto per vetture Volvo e non solo.

L’intuizione è quella di creare un sistema aperto. Originariamente pensato per i clienti Volvo, è diventato un’iniziativa di marketing: mentre ricarica una vettura diversa, un automobilista entra in concessionaria e dà un’occhiata alla gamma Volvo.

Questo è allineato a quanto fatto in passato, come la prima cintura di sicurezza che non fu brevettata, o i dati statistici sugli incidenti condivisi con tutte le case costruttrici: mettere a disposizione la ricarica veloce a tutti gli automobilisti, e vicina alle concessionarie, significa aprire il mondo Volvo anche a chi guida altre marche. Siamo partiti da quelle destinazioni più facili e iconiche, come Milano, seguita da Bologna dove abbiamo la nostra sede italiana, per poi vedere quali concessionari si trovassero in corrispondenza delle più importanti autostrade italiane. Il progetto non è ancora concluso: ad oggi ci sono già 20 stazioni operative con l’obiettivo di arrivare a 40 in breve tempo; il sogno sarebbe dotare tutti i 60 concessionari di questa struttura.

Le motivazioni legate alla marca e al marketing non sono le uniche.

Queste iniziative devono avere una valenza per tutti. Altri mercati europei sono più avanti di noi sull’elettrico e c’era da aspettarsi che molti turisti stranieri sarebbero arrivati in Italia con le loro vetture elettriche. Come, ad esempio, sul lago di Garda: tedeschi, svizzeri, austriaci. Non è un caso che l’impianto che fa più ricariche è quello di Verona e il concessionario sta pensando di aprire altri punti di ricarica.

Ma, come presidente UNRAE, non sarebbe compito di altri risolvere questo problema infrastrutturale?

Si. Due cose non si dovrebbero chiedere dalla nostra industry: l’infrastrutturazione di ricarica e la produzione di energia. Noi il nostro lavoro lo stiamo facendo, costruendo auto che hanno emissioni zero e cercando di produrle a emissioni zero, ma non possiamo pensare anche di risolvere il problema di come si produce l’energia elettrica. Anche sul tema dell’infrastrutturazione, è chiaro che finché non ci sarà una rete adeguata il mercato non decolla, ma se il mercato non decolla è più difficile trovare qualcuno disposto a investire sulle infrastrutture. A questo servono gli Stati e i governi: non per deviare l’economia, ma per indicare le direzioni. Ed è evidente che l’infrastruttura deve venire prima del mercato: dire il contrario è una sofisticazione dialettica. Ma è altrettanto vero che aprire un impianto di fast charge non è semplice e costa molto, anche in termini di approvvigionamento di energia elettrica: ogni punto Powerstop da 175 kW costa oltre 200mila euro e per coprire i costi ci vogliono circa quindici ricariche al giorno; con il circolante attuale vuol dire lavorare in perdita, ma con la consapevolezza che il servizio al cliente è fondamentale. Lo Stato si sta muovendo in questa direzione: sono stati aperti i bandi per l’installazione di sistemi di ricarica veloce sulle autostrade e l’intero sistema sta crescendo abbastanza velocemente. Il mio sogno è che presto in autostrada, nelle stazioni di servizio, inizino a operare i marchi che forniscono energia per le auto elettriche con diversi punti di ricarica rapida, per dare tranquillità alle persone. Basandosi su una certezza: tutta l’industry automotive, nessuno escluso, si sta spostando molto velocemente verso l’elettrico, come è giusto che sia.

Ci sono altri vantaggi indiretti nel possedere una rete di ricarica propria.

Noi sviluppiamo molte valutazioni sulle ricariche che facciamo, analisi statistiche approfondite per capire il comportamento dei clienti: chi ricarica integralmente la batteria è una minoranza, molti ricaricano solo il necessario per arrivare a destinazione, dove si ricaricheranno durante la notte, ad esempio in albergo come già avviene all’estero e 175 Kw non servono, ne bastano 22.

La struttura di ricarica Powerstop è un angolo interpretativo, ma la sostenibilità coinvolge anche la produzione: qual è il punto di vista di Volvo?

Produrre in modo sostenibile significa controllare tutta la filiera. Le case automobilistiche assemblano componenti prodotte da altri e impiegano materie prime che provengono datutto il mondo. Ci vogliono regole che comportino il diritto/dovere di poter selezionare i fornitori sulla base dei loro protocolli di produzione, che devono comportare l’impegno alla riduzione della CO2. Questo approccio dovrebbero averlo tutti i costruttori, così che chi non rispetta queste regole sarebbe forzato a farlo. E poi bisogna avere il controllo di come si produce l’energia nei propri impianti: per noi vale per tutti gli stabilimenti che abbiamo a Göteborg, in Belgio, in Cina, oltre alle filiali commerciali e ai concessionari in giro per il mondo, per essere full electric nella produzione di autovetture entro il 2030 e completamente neutrali entro il 2040.

Questo mi pare un tratto distintivo per Volvo: la sostenibilità non è solo produrre auto a emissioni zero, ma anche vetture più leggere, con masse inferiori che si spostano e minori inerzie negli incidenti, quindi più sicure.

Questo approccio è da tanti anni sul tavolo di Volvo: per noi la sicurezza è sempre stata al primo posto, tanto che diciamo di produrre non auto elettriche, ma Volvo elettriche. Tutto ciò è fondamentale, perché quando produrremo auto che non si scontrano più, potremmo non usare più l’acciaio, e quindi le auto peseranno almeno un quintale di meno e ci vorrà meno energia per spostarle, quindi con batterie più piccole. Tutto va nella direzione di premiare l’ambiente, la sicurezza, le persone.

 

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