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Sicurezza idrica, interesse nazionale

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I drammatici eventi che l’Italia sta vivendo nelle ultime settimane mostrano la fragilità dei nostri territori rispetto alla crisi climatica in atto. Un nuovo approccio alla programmazione politica ed economica, che consideri il fenomeno nelle sue diverse sfaccettature, è quanto mai necessario.

La crisi legata all’acqua ha una portata globale: la scorsa estate è stata caratterizzata dalla peggiore siccità degli ultimi 500 anni e il recente Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2023 ha portato l’attenzione sulla sua scarsità, sempre più “endemica” a livello mondiale. In questo senso, la portata internazionale degli eventi climatici estremi dovrebbe portare a ragionare su piani di azione anche di respiro europeo e internazionale, che mirino a coordinare gli investimenti e le riforme, ad esempio puntando su un incremento delle attività di ricerca e sviluppo. 

Bisogna inoltre considerare come la siccità non sia più una questione di interruzione temporanea nell’erogazione dell’acqua potabile o di un calo di livello nei fiumi e nei laghi, ma si scontri da un lato con crisi idriche dalla durata sempre maggiore, dall’altro con gli effetti che la stessa siccità comporta per il rischio idrogeologico. Agire in ottica non emergenziale, ma preventiva e proattiva dovrebbe essere parte del nuovo approccio al policy-making orientato alla tutela del tessuto sociale ed economico del Paese.

L’Italia sconta in tal senso un ritardo non indifferente nell’attuazione di un piano di gestione dell’emergenza idrica, che coniughi risorse e progettualità in un’ottica di lungo periodo. A livello europeo, altri Paesi sono molto più avanti di noi: a metà maggio il Governo spagnolo ha stanziato 2,2 miliardi di euro di misure “senza precedenti” per affrontare la siccità, tra cui circa mezzo miliardo di aiuti di Stato, e altrettante risorse per la costruzione di desalinizzatori.

In Francia, dove fin da marzo diversi dipartimenti hanno dovuto varare misure di razionamento nell’utilizzo dell’acqua, è già stato presentato un Piano Idrico (strumento ancora in fase di stesura in Italia, successivamente alla creazione di una cabina di regia dedicata alla crisi idrica). Il Piano francese si articola in cinque macro-misure, che, oltre agli interventi sulle infrastrutture di rete e sulla pianificazione dell’utilizzo idrico, mirano anche a garantire un incentivo economico all’utilizzo efficiente dell’acqua (attraverso tariffe progressive, ad esempio).

A livello nazionale, bisogna ricordare come il settore idrico sia ricompreso tra i settori strategici per l’interesse nazionale e dunque ricompresi nella disciplina del golden power (Decreto n. 179/2020). 

Vi è inoltre l’opportunità di far leva sul nostro PNRR per supportare interventi in ottica di medio e lungo periodo. La seconda missione del PNRR prevede infatti misure per affrontare alcune delle storiche criticità del nostro Paese nella gestione delle acque (secondo l’Istat, più di un terzo dell’acqua immessa nella rete dei Capoluoghi viene persa nella rete di distribuzione). Le risorse ammontano a quasi 4 miliardi di Euro, dedicati principalmente a ridurre il water service divide nazionale. In modo complementare, il Piano prevede poi una serie di azioni per il dissesto idrogeologico, tra cui ad esempio i 500 milioni per la realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione, che consenta di prevedere i rischi conseguenti ai cambiamenti climatici e a un’inadeguata pianificazione territoriale. 

Tale disamina va confrontata con le stime riportate dal Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti nel DEF 2023, secondo cui il fabbisogno di investimenti per portare la rete idrica italiana agli standard europei è di circa 12 mld €.

Si tratta di cifre considerevoli, che dovranno essere stanziate in modo efficace ed essere accompagnate da misure complementari che rendano le risorse pubbliche una leva per percorsi virtuosi di pianificazione e gestione (si guardi in tal senso ai meccanismi di incentivazione economica francesi). 

Anche in questo caso, in Italia l’attribuzione di competenze multilivello in tema di dissesto idrogeologico rischia di compromettere la possibilità di mettere in campo azioni davvero efficaci, ma è necessario agire in chiave sistemica tenendo sempre a mente quanto la sicurezza idrica sia intrinseca all’interesse nazionale, essendo alla base della tenuta e dello sviluppo del sistema socio-economico.

*Founder e Managing Director di Futuritaly, strategic advisor con lunga esperienza nel mondo pubblico e industriale

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