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Global Summit of Women 2023: le donne che guidano un nuovo clima di cambiamento

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Si è tenuta lo scorso maggio a Dubai, la 33esima edizione del Global Summit of Women, una tre giorni in cui oltre 800 partecipanti da tutto il mondo, si sono incontrati per discutere di leadership, opportunità di business e nuove frontiere dell’innovazione. L’iniziativa si svolge con cadenza annuale e coinvolge, dall’Europa all’Asia, ogni anno una location differente, riunendo istituzioni, imprenditrici e rappresentanti della società civile internazionale. Fulcro del meeting 2023 tenutosi a Dubai: ‘le donne che guidano un nuovo clima di cambiamento’ con numerosi approfondimenti e testimonianze su clima e genere, e sul ruolo delle donne come agenti di cambiamento nella lotta al climate change.

Donne come agenti di cambiamento

Le donne stanno finalmente acquisendo diversi ruoli di leadership nelle strategie di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Guidano movimenti internazionali e gruppi della società civile, ispirano milioni di giovani in tutto il mondo, influenzano i governi e sviluppano soluzioni innovative per mitigare e adattarsi agli impatti della crisi climatica.

Tra le attiviste più note vi è sicuramente la svedese Greta Thunberg che oltre ad aver attirato l’attenzione del mondo intero con i suoi discorsi e le sue proteste per chiedere azioni concrete per il clima, è riuscita nell’impresa di mobilitare milioni di studenti, oggi riuniti nella capillare organizzazione ambientalista Fridays for Future.

Strumentali anche le attività di sensibilizzazione e divulgazione presso l’opinione pubblica. Come nel caso della scienziata climatica Katharine Hayhoe, che ha utilizzato i social media per educare le persone sulle cause e conseguenze del cambiamento climatico e sull’urgente necessità di agire. O il contributo alla creazione di nuove politiche. Come accaduto alla deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez e alla sua proposta di un Green New Deal per affrontare il cambiamento climatico attraverso investimenti in energia rinnovabile e infrastrutture sostenibili.

O come Mariana Mazzucato, economista e professoressa presso l’University College di Londra che, attraverso l’Institute for Innovation and Public Purpose, di cui è fondatrice, ha supportato il governo scozzese a sviluppare un piano per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, tramite l’uso di tecnologie innovative come l’energia eolica offshore e la produzione di idrogeno verde.

Le sfide irrisolte 

Se è vero che le donne possono giocare un ruolo cruciale nella lotta al climate change, numerose sono oggi le organizzazioni internazionali che iniziano a raccogliere informazioni disaggregate per genere per denunciare l’impatto che la crisi climatica ha su donne e ragazze in ambito di salute, sicurezza, diritti, istruzione e opportunità economiche.

Secondo le Nazioni Unite, infatti, donne e ragazze a livello globale sono mediamente 14 volte più a rischio di perdere la vita a causa di catastrofi naturali dovute al cambiamento climatico. Sono state donne, ad esempio, il 70% delle vittime dello tsunami che nel 2004 ha colpito l’Oceano Indiano. Ciò accade in quanto, per motivazioni prettamente culturali, sulle spalle di donne e ragazze ricadono la maggior parte delle attività di cura. E in caso di emergenze, verosimilmente saranno quelle che penseranno a mettere in salvo prima bambini e anziani, rallentando le proprie attività di evacuazione. Il fatto che in alcuni Paesi non siano concessi loro uguali diritti, inoltre, aumenta i rischi per la loro salute e sicurezza. Basti pensare che in caso di divieto di pratica di sport, ad esempio, saranno più a rischio di perdere la vita in caso di inondazioni o alluvioni, in quanto molto probabilmente non capaci di nuotare. Oppure che in tutti quei Paesi dove le donne non hanno accesso al credito o a finanziamenti per le proprie attività, saranno economicamente più lente a riprendersi in caso di catastrofi naturali che vadano a compromettere le proprie attività lavorative o commerciali. Si pensi anche al semplice episodio di allagamento di un negozio.

Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, infine, è donna anche l’80% dei migranti climatici, in quanto maggiormente coinvolte in settori come pesca e agricoltura, industrie altamente vulnerabili e impattate dalla crisi climatica.

Soluzioni di empowerment dal Global Summit of Women 

Cinque sono le soluzioni principali emerse dal Summit di Dubai per supportare la leadership delle donne anche nelle sfide della mitigazione e adattamento rispetto al cambiamento climatico:

Garantire una rappresentanza equa e una partecipazione significativa delle donne in tutti i meccanismi decisionali sul clima, e un approccio ‘sensibile al genere’ in tutte le politiche sul cambiamento climatico, compresi i Contributi nazionali determinati (Ndc);

Impegnarsi affinché il Fondo ‘perdite e danni’ dell’ONU (argomento cruciale della prossima Cop) e i finanziamenti per l’adattamento includano una prospettiva di genere;

Finanziare e investire in progetti guidati direttamente da donne, soprattutto se impegnati nello sviluppo di tecnologie a sostegno degli obiettivi di net-zero;

Proteggere e sostenere donne e bambini colpiti dalla migrazione indotta dal cambiamento climatico in base a quanto sancito dal diritto internazionale in ambito diritti umani;

Richiedere considerazioni di genere anche nella pianificazione e nella decisione sull’infrastruttura energetica per garantire l’accesso alle energie rinnovabili per tutti e consentire una transizione energetica giusta.

Si tratta di strategie che potranno diventare efficaci solo se supportate sinergicamente da attori pubblici e privati e accompagnate da misure volte a scardinare anche pregiudizi e preconcetti di genere.

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