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Europei 2032: i Fondi per accelerare lo sviluppo degli impianti sportivi

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L’Italia come non mai si trova ad un bivio sul tema dell’impiantistica sportiva e dell’intrattenimento. In autunno la UEFA deciderà se assegnare gli Europei 2032 all’Italia o alla Turchia e un tema centrale sarà la necessità di costruire e ammodernare gli stadi nel nostro Paese. 

Il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha dichiarato di voler puntare su un comitato interministeriale a supporto della candidatura e su una cabina di regia per coordinare i lavori. In Turchia gli stadi sono in uno stato avanzato rispetto a noi, avendo iniziato questo percorso di ammodernamento già da anni senza la necessità del grande evento. Sembra che gli Europei 2032 possano essere l’unico vero motivo per dar vita ad un percorso ormai bloccato da anni, se non per poche sporadiche iniziative. 

I traguardi raggiunti dagli atleti italiani nel corso dei decenni hanno reso il nostro Paese un attore di spicco all’interno del panorama sportivo internazionale. Il trionfo della nazionale di calcio all’ultima edizione dei campionati europei è stato il coronamento di un 2021 che ha visto l’Italia conquistare 283 podi in tutte le competizioni sportive ufficiali, con ben 40 medaglie alle Olimpiadi di Tokyo e lo stabilimento di un nuovo record storico. Ma occorre costruire impianti e infrastrutture per generare un ritorno economico e sociale intorno ai talenti sportivi.

Una cosa risulta ormai chiara: il modello secondo cui dovrebbero essere i proprietari dei club a prendersi carico della costruzione degli stadi sembra essere ormai superato. E questo risulta ancor più vero se pensiamo ai palazzetti (destinati principalmente a basket e volley), impianti polifunzionali, campi da golf e piscine. Le risorse necessarie per costruire stanno crescendo sensibilmente di anno in anno e, per poter avere impianti moderni, occorre iniziare a pensare a modelli di investimento diversi con logiche di saturazione e utilizzo degli impianti ben più intense di quello che può fare un club di calcio, integrando le diverse tipologie di eventi e di attività che si possono immaginare in un territorio. Tranne i grandi club di calcio di profilo internazionale, le società sportive possono operare in autonomia sugli impianti di allenamento che utilizzano quotidianamente, ma fanno fatica a costruire e gestire impianti naturalmente utili a più industrie.

L’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento costituisce l’1,5% del PIL nazionale (54 miliardi il valore nel 2022). Inoltre, i contenuti digitali della categoria Entertainment stanno acquisendo una rilevanza sempre maggiore nel mercato italiano: nel 2021 sono stati 39 milioni i visitatori sui siti o app di questo genere, a dimostrazione di un trend crescente (+ 44%) nell’ultimo triennio.

Sarebbe errato considerare sport e intrattenimento come ingranaggi indipendenti nell’economia del nostro Paese: questi business sono infatti per loro natura inscindibili e complementari e ciò è reso ancor più evidente dalla polifunzionalità e dall’unicità delle infrastrutture che ospitano gli eventi – sia essi sportivi o dell’intrattenimento (stadi, arene, centri acquatici). Queste infrastrutture hanno la capacità di generare valore finanziario ma anche e soprattutto sociale, misurate dal Social Return on Investments (SROI): una metodologia che valuta l’impatto sociale, economico e ambientale. 

L’ultimo censimento degli impianti sportivi redatto da Sport e Salute nel 2022 conta su tutto il territorio nazionale un totale di 77.000 infrastrutture dedicate allo sport. Di queste, il 51,8% si trova nel Nord Italia, con un’incidenza di 143,9 impianti ogni 100.000 abitanti, circa il 35% in più della dotazione nel Mezzogiorno, facendo emergere un significativo gap impiantistico.

Il 60% degli impianti sportivi è stato costruito più di 40 anni fa e 6 edifici scolastici italiani su 10 non sono dotati di palestra. 

Per sviluppare questa industria è necessaria una convergenza di investimenti pubblici e privati ad esempio sotto forma di Fondi di investimento. In Arabia Saudita, l’Events Investment Fund (EIF), istituito nel 2019, si propone di far crescere l’industria degli eventi nel paese e di costruire venue all’avanguardia per ospitare eventi internazionali nei settori della cultura, dell’intrattenimento, del turismo e dello sport.  Un altro esempio è la Madison Square Garden Entertainment Corp, una holding americana leader nell’intrattenimento, fondata nel 2020 con sede a New York City e proprietaria di un ampio portafoglio di asset costituito da strutture per sport e intrattenimento.

In uno scenario, come quello italiano, in cui urge un rinnovamento delle strutture sportive di cui i proprietari delle società non riescono a farsi carico, non sarebbe utopico immaginare un intervento di nuovi fondi di investimento, qual che sia la loro natura (privata, pubblica, istituzionale), con obiettivi di natura finanziaria e sociale. Tali fondi introdurrebbero nuovi capitali dedicati all’innovazione, restaurazione e digitalizzazione delle infrastrutture (Financial Benefit), permetterebbero l’accesso a nuove competenze professionali (Knowledge Benefit) e ad un ampio network di clienti, fornitori e banche (Network Benefit) e attirerebbero nuovi investitori nel mercato italiano. 

Questi attori posseggono il know-how adeguato alla gestione e alla monetizzazione in una prospettiva di medio-lungo periodo, affiancando quindi i comuni nel realizzare progetti di successo pluriennali utili alle economie locali. Il coinvolgimento dei fondi nella predisposizione dei nuovi stadi per gli Europei 2032 solleverebbe le attuali amministrazioni pubbliche dal farsi carico in autonomia dei processi di ammodernamento o costruzione che richiedono competenze specifiche in ambito ingegneristico, architettonico ed economico-manageriale. 

In questo modo la sola assegnazione degli Europei di calcio 2032 sarebbe già una vittoria per l’Italia. 

*Sport and Entertainment Knowledge Center Director, SDA Bocconi

 

 

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