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Nazario Pagano: “Sul lobbismo c’è confusione, ma è una professione utile” | VIDEO

Quando arriviamo nel suo ufficio della Camera dei deputati, il presidente della I Commissione Affari Costituzionali Nazario Pagano è appena rientrato. “Ero in riunione di Commissione”, si scusa. Poi subito ci invita ad accomodarci e passa in rassegna tutto ciò che è nello spazio tra la porta e la scrivania. “Questo quadro l’ho scelto personalmente”, indica una tela alle sue spalle. Alceste Campriani, ‘Scirocco sulla costiera di Amalfi’. “Mi trasmette calma perché c’è il mare”, confida. “Allo stesso tempo operosità. C’è un uomo che tira su le reti da pesca”. In fondo il suo lavoro è un po’ questo: portare in superficie le cose. Per il nostro Paese una legge sulla regolamentazione delle attività di rappresentanza di interessi è indispensabile, eppure non esiste.

 

Presidente, cosa l’ha spinta a inserire una legge che voglia regolamentare le lobby tra i ‘dossier’ della legislatura e il suo mandato da presidente della I Commissione Affari Costituzionali?

Ho innanzitutto studiato a fondo il tema della rappresentanza di interessi e l’importanza che riveste per il nostro Parlamento. Sapevo che troppi tentativi erano già stati fatti nelle legislature precedenti. Quindi ho ritenuto che piuttosto che depositare l’ennesimo disegno di legge fosse opportuno promuovere un’indagine conoscitiva. Il Presidente della Camera ha accolto la mia richiesta. Mi sono fatto affiancare da un gruppo di oltre 20 costituzionalisti. E dopo l’istruttoria dovrà essere prodotto un disegno di legge che possa essere il più moderno possibile, ma soprattutto il più condiviso.

Quali possono e devono essere secondo lei, gli elementi utili a costruire una legge sulla rappresentanza di interessi?

Spiegare fino in fondo alle istituzioni che i lobbisti svolgono un ruolo importante per il decisore pubblico. È un tema utile alla politica, al Parlamento e persino, come ha più volte affermato l’Ocse, al Pil. Tant’è che dove esiste una regolamentazione efficace della rappresentanza di interessi anche l’economia è più avanzata. Questa legge deve essere ‘snella’. Deve dare la possibilità ai lobbisti di dialogare con una certa sicurezza e allo stesso tempo nella più assoluta trasparenza con il decisore. Magari occorre un registro, ma non credo sia necessaria una legge tanto dettagliata che rischierebbe di rallentare o bloccare il processo.

Come si può trovare un giusto equilibrio tra diritti e doveri dei rappresentanti e del decisore pubblico?

Questo è il tema dei temi. È necessario che il decisore pubblico sia responsabile del popolo, capisca che tocca a lui trovare la soluzione migliore negli interessi del Paese. Il rappresentante di interessi deve avere ben chiari gli interessi della parte che rappresenta. Il giusto equilibrio è il senso di responsabilità che appartiene agli uni agli altri, sempre nella massima trasparenza. E soprattutto l’obiettivo che entrambi intendono raggiungere. Il pubblico interesse deve essere l’interesse del decisore pubblico rispetto a chi si occupa di rappresentare un interesse parziale che però deve poter essere utile a tutta la comunità.

Nelle ultime settimane la Commissione si è dovuta concentrare su provvedimenti urgenti che hanno rallentato l’iter per il provvedimento sulle lobby. A questo punto, quali saranno i prossimi step? Quali le tempistiche?

Purtroppo la I Commissione Affari Costituzionali, come dicono gli esperti di diritto costituzionale è una ‘Commissione filtro’, cioè dove transitano i provvedimenti più importanti e quindi lavora molto. Nell’ultimo mese è stata impegnata e questo ha rallentato il corso dell’indagine conoscitiva. Io però spingerò affinché l’obiettivo di dotarci di un disegno di legge entro la fine dell’anno possa essere raggiunto.

L’Italia è in ritardo su una legge già in vigore in quasi tutti gli Stati europei. Questo però potrebbe permetterci di adeguarci per primi dal punto di vista digitale nella nuova normativa.

Sì, è vero. Paradossalmente il ritardo che abbiamo avuto noi insieme alla Spagna e alla Grecia, perché siamo gli unici Paesi appartenenti all’Unione europea che non sono dotati di una legge sulle lobby, potrebbe avvantaggiarci sotto l’aspetto degli interventi di digitalizzazione. Ma non solo. Con i 20 costituzionalisti stiamo facendo uno studio comparativo che ci permetterà di capire cosa non ha funzionato altrove e non ripetere gli stessi errori.

Secondo lei basterà una legge sulla rappresentanza di interessi per superare la diffidenza culturale nel nostro Paese quando si parla di lobby?

Non basterà. Però sarà importante, perché una volta che esisterà una legge, sarà chiaro, soprattutto agli operatori del settore, che esiste una normativa che disciplina un lavoro fondamentale per tante aziende, imprese, gruppi, associazioni. Ma anche per il decisore politico che non
è un tuttologo e ha necessità di confrontarsi con chi ne sa più di lui.

Molto dipenderà anche da chi fa comunicazione, dai giornalisti. Quando si parla di lobby si fa confusione. Prendiamo il Qatar gate. Non è un caso di attività di rappresentanza di interessi. Eppure si è raccontata la vicenda come se si fosse trattato di lobbismo. Dobbiamo tutti fare meglio il nostro mestiere.

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