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Terre rare e batterie in Europa, la soluzione? Veicoli elettrici più piccoli. Ma i Suv piacciono

Il mercato dei minerali che aiutano ad alimentare veicoli elettrici e pannelli solari è raddoppiato negli ultimi 5  anni, e ‘terre rare’ come litio, cobalto, nichel e rame servono sempre di più: dal 2017 al 2022, secondo l’Iea, è aumentata del 70% la domanda di cobalto e del 40% quella di nichel. Il mercato ha raggiunto i 320 mld di dollari nel 2022 ed è destinato a crescere ancora anche nelle regioni in palese ritardo sulle batterie come l’Europa, che solo considerando la transizione delle automobili avrà bisogno di una quantità di materie prime per le batterie di 200 volte superiore a quella consumata l’anno scorso. Secondo l’organizzazione ambientalista Transport & Environment, quella domanda si potrebbe ridurre: basterebbe accontentarsi di macchine più piccole. Così la richiesta di  terre rare potrebbe scendere del 19-23%. E con altre misure, dice lo studio, si potrebbe arrivare al 49%.

Secondo l’organizzazione, serve l’adozione di politiche per incentivare la produzione di BEV (veicoli a batteria elettrica) entry-level di piccole dimensioni e a prezzi accessibili, l’innovazione chimica nella produzione delle batterie e la riduzione degli spostamenti con auto private.

Così si potrebbe ridurre dal 36% al 49% la domanda di terre rare o metalli critici, in particolare di litio, nichel, cobalto e manganese.

Il problema è che nel mercato dei veicoli elettrici, come in quello tradizionale, le macchine grandi piacciono parecchio.

Cresce il mercato, crescono le batterie

Secondo il primo report dell’Agenzia internazionale dell’energia sui minerali critici, la domanda di batterie nei veicoli ha superato il tasso di crescita delle vendite di auto elettriche. Il motivo?

La dimensione media della batteria per le auto elettriche ha continuato a crescere in quasi tutti i principali mercati. La tendenza a favorire i veicoli più grandi osservata nei mercati delle auto convenzionali viene replicata nel mercato dei veicoli elettrici, esercitando un’ulteriore pressione sulle catene di approvvigionamento di minerali critici.

In Francia, Germania e Regno Unito, secondo gli studi Iea, nel 2022 il peso medio dei SUV elettrici a batteria venduti durante l’anno era 1,5 volte superiore rispetto alla media delle auto più piccole, e ha richiesto maggiori quantità di acciaio, alluminio e plastica; la batteria dei Suv venduti, in particolare, era due volte più grande, e ha richiesto circa il 75% in più di minerali critici. Di conseguenza, le emissioni di CO2 associate alla lavorazione dei materiali, alla produzione e all’assemblaggio possono essere stimate superiori di oltre il 70%. “Sarà importante mitigare gli impatti delle dimensioni delle batterie”, dice l’Iea parlando della transizione verso i veicoli elettrici.

La disponibilità di modelli di auto elettriche in alcuni Paesi selezionati dall’Iea, per dimensione, tra 2018 e 2022. Courtesy Iea

Terre rare e veicoli elettrici, “serve una strategia europea”

“L’Europa ha bisogno di elettrificare l’intero parco veicoli entro il 2050, ma quest’obiettivo comporterà una crescente domanda di metalli per le batterie, dice Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia. “Se vogliamo evitare di ripetere gli stessi errori commessi con il petrolio, e consegnarci a una nuova “dipendenza” da questi materiali, l’efficienza dovrà svolgere un ruolo importante. In un mondo in cui le risorse sono limitate, auto elettriche più piccole non sono solo un imperativo ecologico, ma rappresentano anche una solida opzione economica e industriale”.

T&E ritiene sia necessaria una strategia a livello europeo per passare a veicoli elettrici più piccoli, più accessibili e che richiedono meno risorse per la produzione, rispetto, ad esempio, ai grandi SUV. Le politiche nazionali, dice l’organizzazione, dovrebbero includere incentivi fiscali per i modelli più piccoli, mentre a livello europeo sono necessari standard di efficienza per le batterie e obblighi per le case automobilistiche di maggiore produzione di modelli entry-level.

Per Andrea Boraschi “la realizzazione di auto elettriche più piccole è la cosa più importante che possiamo fare per ridurre il consumo di materie prime per le batterie. Uno standard di efficienza dell’Ue potrebbe imporre alle case automobilistiche di fornire finalmente veicoli più leggeri dal punto di vista delle risorse, che saranno inoltre più convenienti dei modelli sovradimensionati di oggi. C’è mercato per milioni di piccoli BEV in Europa, ma i consumatori non riescono a trovarli sul mercato”.

Le auto elettriche più piccole, invece, secondo T&E, sono una soluzione ideale anche per batterie realizzate con chimiche più efficienti e meno resource intensive, con un potenziale di riduzione della domanda fino al 20%.

Tra le altre raccomandazioni dell’organizzazione ambientalista:

  • una forte politica industriale per aumentare la produzione europea di nuove tecnologie come le batterie a base di litio-ferro-fosfato (LFP) e agli ioni di sodio (Na-ion).
  • La riduzione degli spostamenti con le autovetture private, che può consentire un’ulteriore riduzione della domanda del 7-9%.
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Paideia

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