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Confindustria, l’ultima assemblea di Bonomi tra salario minimo, cuneo fiscale e sicurezza sul lavoro

È la sua ultima assemblea annuale da presidente di Confindustria, a nove mesi dalla fine del mandato, e per l’occasione Carlo Bonomi sceglie di salutare i duemila imprenditori riuniti all’auditorium Parco della Musica ricordando gli scenari che si prospettano per le imprese italiane. Ma Bonomi non manca di sottolineare, nel quadro delle sfide economiche internazionali, i problemi principali relativi al tema del lavoro, e di dare voce agli industriali sul welfare state e sul tema del salario minimo “che non risolve il problema del lavoro povero”.

In prima fila, ad assistere al discorso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni, oltre a quasi tutti i membri dell’esecutivo. Durante la relazione Bonomi sceglie di non parlare di Pnrr o di manovra. In occasione della giornata mondiale della democrazia, Bonomi insiste sul sistema democratico e sul legame con il mondo delle imprese. Ricorda che “la democrazia è il cuore di un sistema produttivo plurale e aperto, che ha reso la nostra economia una delle più avanzate al mondo”.

Tra economia e democrazia

Nell’intervento successivo a quello di Bonomi, il Presidente della Repubblica ha rimarcato il legame tra democrazia ed economia, citando Roosvelt (“l’unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa”), ha messo in guardia dal “capitalismo di rapina” e dalle spinte di “ingiustificate egemonie delle istituzioni nella gestione delle regole o, all’opposto, di pseudo-assolutismo imprenditoriale, magari veicolato dai nuovi giganti degli ‘Over the top’ che si pretendono, spesso, ‘legibus soluti'”.

Il presidente ha ricordato che “l’economia di mercato non pone in discussione valori costituzionalmente rilevanti, quali il rispetto della dignità umana e il dovere di solidarietà”. Mattarella ha anche sottolineato il ruolo delle imprese: “La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio”, nel riconoscimento dei diritti sociali e “nella libertà d’intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il ‘capitale sociale’ di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive” in Italia.

Le opportunità sprecate

Rispetto al discorso tenuto sul palco dell’assemblea di Confindustria, nella conferenza stampa successiva Bonomi ha parlato più nel dettaglio di qualche tema politico, come la legge di bilancio, e degli anni alla guida degli industriali, coincisi con il succedersi di sfide epocali: pandemia, guerra, crisi energetica e delle catene di approvvigionamento, inflazione, costo del denaro.

Tra nove mesi il mandato dell’attuale presidente di Confindustria finirà, e per ora non sono emersi candidati in pole position per la successione di Bonomi.

All’auditorium si è sfilata dalla corsa Marina Berlusconi: “Amo il mio lavoro, non mi candido”, ha detto a margine dell’assemblea annuale degli industriali. “Io sono impegnata nel mio lavoro e non ho mai seguito direttamente la vita di Confindustria, quindi non mi esprimo”, ha aggiunto.

In conferenza stampa, Bonomi ricorda ridendo che alla fine del mandato mancano ancora nove mesi (“si partorisce un bambino in nove mesi”). Anche se non ha “sassolini nella scarpa”, ammette che è stato “un periodo difficile e complesso”.

Il rammarico in questi anni è “aver perso un’opportunità come Paese. Quando sono stato eletto avevo annunciato l’idea del Patto per l’Italia”. Un patto in cui c’erano tanti temi tornati d’attualità in questo periodo: “la prevenzione degli incidenti sul lavoro, il tema dei rinnovi contrattuali che abbiamo comunque fatto. C’erano tanti argomenti su cui si poteva lavorare insieme. Oggi siamo qui a discutere sul salario minimo, quando il tema poteva essere risolto anni fa”.

Tra i temi affrontati durante il discorso infatti c’è proprio quello del salario minimo, sul quale Confindustria prende una posizione forte.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’Assemblea Generale, 15 settembre 2023. NPK ANSA / Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Confindustria, Bonomi: il salario minimo non basta

“Il settore industriale negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori a quelle registrate dal resto della nostra economia”, dice Bonomi davanti alla platea dell’auditorium. “La discussione di questi mesi sulla opportunità o meno di introdurre per legge un salario minimo sembra trascurare che la nostra Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto”. E questa funzione spetta alla contrattazione collettiva.

Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”, dice Bonomi.

La sicurezza sul lavoro

Dopo il discorso, Bonomi aggiunge qualcosa anche sulla sicurezza sul lavoro, tema affrontato a lungo in assemblea. “I controlli devono essere fatti: sappiamo quali sono i settori più colpiti dai dati dell’ispettorato sul lavoro. Si può sapere quali sono i settori dove ci sono più fenomeni di questo tipo: cerchiamo di lavorare per la prevenzione, perché se andiamo solo sull’aspetto sanzionatorio l’incidente è già accaduto, e io vorrei che non accadesse”.

Durante l’assemblea, prima del monito del Presidente della Repubblica (“è il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro”), Bonomi aveva detto che è “necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa, una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe”.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, durante la conferenza stampa post Assemblea

La Bce, Lagarde e gli extraprofitti

Oltre a bocciare il nuovo rialzo dei tassi della Banca centrale europea, Bonomi risponde anche a Christine Lagarde: la presidente della Bce negli scorsi mesi ha fatto riferimento al fatto che le imprese europee non stanno rinunciando ai propri margini. Bonomi risponde che facendo riferimento alla riga di bilancio del margine operativo lordo, in Europa la differenza tra crescita del Mol per la manifattura europea e i salari concessi è stata del 6%. In Italia invece la manifattura ha perso un 5% di Mol e riconosciuto un 5% in più. Molto probabilmente Lagarde “si riferiva ad altre manifatture”, dice Bonomi.

In generale il tema degli extraprofitti non piace al capo degli industriali, così come alla presidente di Fininvest Marina Berlusconi, secondo cui il provvedimento sugli extraprofitti “solleva diversi dubbi, rischia di rendere il nostro Paese meno attrattivo per gli investitori esteri. Mi auguro il parlamento la modifichi”.

Per Bonomi una tassa su una riga di bilancio è un “prelievo forzoso”. Diverso ragionare su quali componenti con un trend positivo possano “contribuire maggiormente allo spazio fiscale. Ma con quali finalità? Spesa pubblica corrente o intervento a favore di correntisti?”. Lo stesso tema dell’intervento mirato vale per il caro voli: “Siamo all’interno di un mercato unico europeo; se vogliamo intervenire per garantire una continuità territoriale a Sardegna e Sicilia e se vogliamo ci sia solidarietà si può fare”. Ma intervenire come è stato fatto su un mercato regolamentato come quello del trasporto aereo può avere effetti contrari. Certo è che “la risposta del Ceo di Ryanair non si può sentire, va sempre mantenuto il rispetto istituzionale”.

Legge di Bilancio, Bonomi: rinunciamo a tax expenditure

Una battuta Bonomi la concede anche sulla Legge di Bilancio. Bisogna concentrarsi su tre cose: redditi delle famiglie con il taglio (strutturale e permanente, non congiunturale) del cuneo fiscale, spingere sugli investimenti e, naturalmente, impegnarsi sulle riforme.

Bonomi ricorda che la strada per mettere i soldi in tasca agli italiani è il taglio delle tasse. “Credo che le risorse si possano trovare. Ma voglio andare oltre. Le tax expenditure per il solo comparto imprese sono 14 mld. Continuo a dichiarare che sono disposto a rinunciare a quei miliardi se vanno totalmente al taglio del cuneo fiscale”.

Poi aggiunge che in legge di bilancio si deve lavorare “sugli investimenti, che sono crollati”. Gli strumenti sono il credito d’imposta per l’industria 5.0 e il Pnrr, oltre alle riforme per avere un “impianto normativo efficace”.

L’incipit del discorso: il ruolo della democrazia

Il presidente di Confindustria inaugura il suo discorso ricordando che “senza democrazia non possono esserci né mercato né impresa, né lavoro né progresso economico e sociale. Per queste ragioni, da sempre sentiamo la responsabilità di contribuire a rimuovere le disparità che ostacolano il benessere diffuso, nell’accezione più concreta del termine, e sosteniamo i principi di uguaglianza, inclusione e solidarietà”.

“Niente difende le forze del lavoro e della produzione come un ordinamento internazionale basato su diritti e libertà. Sta poi a ogni Paese, e domani starà all’Italia libera, scegliere in quale quadro internazionale sia meglio difesa la sua moneta stabile, perché la svalutazione è il suicidio dello Stato, del lavoro e del risparmio”, dice Bonomi citando Quinto Quintieri, membro della Costituente e poi vicepresidente di Confindustria.

Le emergenze affrontate…

Gli industriali hanno scelto di aprire l’assemblea con una clip che ricorda le sfide degli ultimi anni, a partire dal periodo della pandemia e la reazione delle imprese italiane all’emergenza dei dispositivi medici.

Proprio nel 2020 è iniziato il mandato di Bonomi, che ha in assemblea ha ricordato che “dopo il duro colpo inflitto da Covid, grazie al fondamentale apporto dell’industria italiana, sembrava che il percorso di crescita fosse ripreso”. Invece, ricorda, “ci siamo trovati alle prese con l’esplosione della crisi dei costi energetici, alla scarsità di microprocessori e input di produzione, dovuta ai colli di bottiglia del commercio mondiale”.

Ma Bonomi ricorda anche l’aggravarsi dell’emergenza alimentare in Africa a causa del blocco navale del Mar Nero e l’invasione russa in Ucraina con le sue “ricadute su economia e società europea. Abbiamo compreso subito la portata epocale di questi eventi, sintomi di uno scacchiere internazionale che sta cambiando. E non a caso siamo stati la prima organizzazione di imprese a recarsi a Kiev per incontrare il Presidente Zelensky e il Governo ucraino, per offrire la nostra disponibilità per la ricostruzione di infrastrutture e di filiere”.

…e le sfide da affrontare

Secondo Bonomi a livello internazionale sono diverse le sfide da affrontare per le imprese. E nomina tre Paesi in particolare: Cina, “ormai potenza globale pronta a giocare con tutte le armi dell’influenza politica, economica e militare, anche sugli scacchieri dell’Africa e dell’America Latina”; la Russia e la sua “prepotenza espansiva”; l’India in pieno sviluppo grazie a una popolazione sempre in aumento e alle capacità tecnologiche. Ma ci sono anche potenze “regionali” dinamiche e spregiudicate pronte a coalizzarsi nei reciproci interessi e le ambizioni dei Paesi denominati Brics. Davanti a un mondo in radicale cambiamento, insomma, “Italia, Europa e Occidente sono rimasti per troppo tempo spettatori indifferenti di simili processi, che avanzano in realtà da anni e anni, e noi come imprese ne abbiamo subìto gli effetti”, dice Bonomi.

La grande sfida delle sovvenzioni e l’importanza del G7

Secondo il presidente degli industriali “l’Italia e l’Europa da sole non ce la possono fare. Sono alle prese con la necessità di investire centinaia di mld di euro per non perdere la sfida mondiale di competitività lanciata da Stati Uniti e Cina. Dobbiamo affrontare la duplice transizione – ambientale e digitale – in condizioni impari, rispetto a chi può mobilitare, su scala continentale, risorse finanziarie imponenti e può contare su posizioni di monopolio in componenti fondamentali per le transizioni, dalle terre rare a commodities essenziali”.

Nella grande sfida internazionale alle sovvenzioni nazionali l’Italia rischia di perdere se stessa, “le sue eccellenze, il suo lavoro. Il lavoro, le imprese e l’industria italiana non lo vogliono né se lo meritano”.

Per questo “vogliamo che l’Italia, forte della presidenza annuale del G7, svolga una decisa azione per un impegno di grande rilievo. A fianco di sostegni più ingenti e rapidi per la ricostruzione e la reindustrializzazione dell’Ucraina, occorre un grande progetto per il sostegno delle economie e dei popoli del Maghreb e del Centro Africa, in questi anni scossi da enormi fenomeni di destabilizzazione, violazione dei diritti umani, carestie e calamità. È tempo che i Paesi avanzati del mondo, uniti e coesi da valori comuni di democrazia e libertà, anche in campo economico, si dotino di grandi piani multilaterali che rispondano alle aspettative di popoli che sono – a differenza di noi – in continua crescita, ma la cui vita resta in balia di conflitti animati da minoranze violente e predatorie”.

L’Italia guarda sempre ai numeri che riguardano la sua economia, ma bisogna invece guardare “l’enorme ribilanciamento che è in corso nel mondo. È una ragione in più perché il G7 diventi un partner affidabile per i Paesi africani, e noi siamo pronti al cambiamento, e a metterci” in discussione. “Se, come auspichiamo, verrà affidato a Confindustria il coordinamento delle posizioni che saranno espresse dalle associazioni d’impresa del G7, questo sarà uno dei punti essenziali delle nostre proposte da portare al tavolo dei Governi, e su questo obiettivo lavoreremo al fine di costruire la più ampia convergenza possibile”.

L’intelligenza artificiale e l’errore della divergenza tra Usa e Ue

Bonomi ricorda come ci siano voluti 15 anni in sede OCSE per una convergenza intorno alla Minimum Global Tax da applicare anche alle grandi imprese transnazionali delle piattaforme digitali globali.

Non ne possono passare altri 15 per trovare regole per l’intelligenza artificiale.

“Le legislazioni nazionali sono impotenti, il problema riguarda tutti i Paesi avanzati, e in realtà non solo loro. È in gioco la compromissione dei nostri sistemi democratici da parte di interessi di potenze in cerca di ruolo, di maggiore peso o di minoranze violente. È in gioco il futuro delle imprese d’informazione che non si piegano a questi sistemi. È in gioco il pluralismo tutelato dalla nostra Costituzione, pluralismo che è una delle caratteristiche fondanti di ogni vero sistema democratico. Un consesso multilaterale, simile a quello che ha prodotto regole comuni per la tassazione globale delle multinazionali, dovrebbe ora muoversi, quindi, rapidamente verso una disciplina basata su pochi e semplici princìpi che abbiano il rispetto dell’uomo al centro”.

Attualmente, dice, Unione Europea e Stati Uniti stanno prendendo strade regolatorie diverse “ed è un grande errore: solo una posizione comune ben definita tra tutti i paesi avanzati, può risultare efficace per difendere la libertà dell’informazione e la democrazia”.

Europa, la mancanza di risorse e la transizione

Altro appunto post assemblea Bonomi lo fa sulla transizione in Ue. Secondo il presidente degli industriali “si è tradito lo spirito dell’Unione europea”, quello della neutralità tecnologica. “Dieci anni fa” si diceva di puntare sul riciclo, “e noi abbiamo investito”. A metà del percorso però l’indicazione è “facciamo il riuso, ma io ho già investito miliardi in riciclo”. In mezzo ci sono persone che “perdono il posto di lavoro e famiglie che perdono reddito”.

Bonomi in assemblea aveva dichiarato che l’accelerazione europea di fronte alla sfida Covid si è fermata. Inoltre, “l’accelerazione per il raggiungimento, in pochi anni, di stringenti obiettivi di contenimento delle emissioni climalteranti è avvenuta senza considerare tutti gli interessi degni di tutela e l’enorme sforzo che lo shock dei prezzi del gas ci avrebbe inflitto”.

Il presidente degli industriali indica il Fit for 55, il Net Zero Industrial Act e il Raw Material Act: decisioni assunte dalla Commissione UE “senza una dotazione finanziaria comune”, e questo durante il cambio di rotta della politica monetaria della Bce e all’orizzonte è apparso “il rientro in vigore di un, sia pur modificato, Patto di Stabilità”.

Bonomi: a rischio il mercato unico

Senza fondi sovrani comuni europei, per Bonomi “nei prossimi anni si spezzerà il mercato unico”.

Perché secondo il presidente di Confindustria “ricorrere alle sole deroghe al divieto di aiuti di Stato per realizzare obiettivi così impegnativi, condizionandoli solo agli spazi di agibilità fiscale dei singoli Stati membri, condannerà l’industria di molti paesi europei a perdere la gara”.

Ed è una minaccia serissima per l’Italia, il Paese della seconda manifattura europea, in cui il maxidebito pubblico “ci condanna in partenza a non avere neanche una frazione dei massicci aiuti di stato che Germania e Francia hanno da subito iniziato a garantire”.

La tappa fondamentale delle elezioni europee

Se non vogliamo trovarci con “migliaia e migliaia di lavoratori disoccupati nelle piazze, se non vogliamo regalare ulteriori ragioni a chi lavora per alimentare la sfiducia e la destabilizzazione, la demagogia e il populismo, allora delle due l’una. O dopo le prossime elezioni europee si aprirà uno scenario per cui l’Unione Europea sarà in grado di riprendere il cammino di maggior integrazione realizzato nel Covid e poi interrotto; oppure, in nome della ragionevolezza, bisognerà correggere al ribasso l’accelerazione degli obiettivi e degli investimenti necessari a realizzarli in così pochi anni e con tale disparità di risorse”.

Al centro di tutto c’è il bilancio pubblico europeo. Un’espansione del debito comune contratto a livello Ue “non può reggere senza un’espansione del sottostante bilancio comune europeo. Che, in questo 2023, a stento, è pari a 187 miliardi di euro. Noi continueremo a batterci perché crescano le risorse e i progetti gestiti dall’Europa in senso cooperativo”.  Le critiche “non nascono certo da negazionismo della sfida climatica o da indifferenza ai suoi effetti. La sostenibilità ambientale è ineludibile. Ma non può prescindere dalla sostenibilità economica e da quella sociale. L’Europa deve agire compatta”.

In Italia intanto “servono politiche industriali e politiche per il lavoro capaci di creare un mercato in cui concorrenza leale e competitività siano assunte come valori imprescindibili. Su come lo stato adempia a questi doveri, noi, come imprese, sappiamo che la realtà è molto diversa”, avverte Bonomi, chiedendo una correzione di rotta, capace di “promuovere tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo” e trovino compimento i principi costituzionali.

Va migliorata “l’inclusività del nostro mercato del lavoro, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne e garantire la piena realizzazione dei diritti che enunciamo. Non è sufficiente introdurre obblighi per legge, servono interventi e politiche coerenti. Dobbiamo investire sulla qualità della scuola, sulle materie STEM, sulla formazione professionale, superando divisioni campanilistiche che rinchiudono la formazione in schemi regionali fra loro, spesso, inconciliabili. Dobbiamo costruire le condizioni per la conciliazione del lavoro con la cura parentale. Dobbiamo ribaltare gli equilibri delle politiche per il lavoro introducendo strumenti agili e politiche attive, che garantiscano, attraverso la formazione, la ricollocazione al lavoro”.

La sostenibilità del welfare state

Bonomi sottolinea poi la “questione del welfare state e, in particolare, della sua sostenibilità”, che deve diventare un “assillo” per tutti. Si tratta “di affrontare con serietà e determinazione il tema della diseguaglianza nelle sue quattro più evidenti declinazioni: fra generazioni, fra generi, fra territori, e di competenze”.

Se in una democrazia economica non va lasciato indietro nessuno, le industrie hanno il ruolo di “fabbriche di coesione sociale, libertà, diritti e democrazia”.

L’appello finale sulle riforme

Il presidente di Confindustria chiude il suo discorso parlando di riforme nel Paese e con “l’unico vero appello che mi sento di rivolgere” alle forze politiche: tenere bene a mente le parole di Meuccio Ruini, Presidente della Commissione dei 75 che aveva redatto il progetto di Costituzione: “Fu il primo a levare un monito sul fatto che vi era uno scarto significativo sul compromesso alto realizzato nella Parte Prima della Costituzione, quella relativa a princìpi e diritti, rispetto agli strumenti istituzionali, deboli, previsti nella Parte Seconda. E lo disse nel giorno in cui la Costituzione fu approvata. Tale scarto fu determinato dal fatto che tra l’inizio dei lavori della Costituente e la fine, tra le maggiori formazioni politiche si era molto rafforzata la sfiducia reciproca. Di conseguenza, veti e bandierine avevano avuto la meglio sulla scelta di una efficace democrazia governante. Nel susseguirsi degli anni, ho sempre visto riprodursi analoghe diffidenze e distinti interessi a breve di partiti contrapposti, contro ogni ipotesi di riforma organica costituzionale”.

Alle forze politiche Bonomi dice di evitare “di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese. Questo appello non credo affatto che venga dalle sole imprese. Ed è proprio questo il nostro auspicio finale. Un’Italia che sappia ispirarsi alla volontà di leale collaborazione che ispirò i lavori dei padri costituenti”.

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