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Istat, 192 mld di economia sommersa e illegale. Tre milioni di lavoratori in nero

lavoro in nero sommerso

Quanto valgono in Italia il lavoro nero, l’economia sommersa e quella illegale? L’ultimo dato, relativo al 2021 e pubblicato da Istat, parla di 174 mld di sommerso, ai quali si aggiungono i 18 mld legati alle attività legali. Così, il valore dell’economia che l’Istat chiama ‘non osservata’, raggiunge i 192 miliardi di euro. Per fare un paragone, il Pnrr italiano vale 191,5 mld, ripartiti in più anni.

Si tratta di una cifra in aumento: rispetto al 2020, il valore dell’economia non osservata cresce di 17,4 miliardi (+10%), ma la sua incidenza sul Pil resta invariata rispetto a prima (10,5%). Nel 2019 era dell’11%.

Nonostante i numeri siano impressionanti, l’istituto di statistica sottolinea che la stabilizzazione dell’incidenza del sommerso al di sotto della soglia del 10% per due anni consecutivi “si innesta nel contesto di un lento ma continuo ridimensionamento del fenomeno, in atto negli ultimi anni. A partire dal massimo registrato nel 2014, quando l’incidenza del sommerso sul Pil era del 12,0%, negli anni successivi si sono osservate costanti riduzioni, di cui le più significative nel 2018 (-0,5 punti percentuali, al 10,7%) e nel 2020 (-0,7 punti, al 9,5%)”.

Aumenta l’incidenza di sotto-dichiarazioni e lavoro nero

La crescita dell’economia non osservata, secondo l’Istat, è stata guidata dall’aumento del valore delle “sotto-dichiarazioni” (le comunicazioni volutamente errate del fatturato o dei costi) che ha segnato un aumento di 11,7 miliardi di euro (pari al 14,6%) rispetto al 2020.

E il mondo del lavoro? Le unità di lavoro irregolari sono 2 milioni 990mila, con un aumento di circa 73mila rispetto al 2020, dice l’Istat, ovvero il 2,5%. L’incremento del valore aggiunto generato dall’utilizzo di lavoro irregolare è stato di 5,7 miliardi di euro, pari al 9,2%. Quello delle attività illegali di 0,9 miliardi di euro, pari al 5%.

La componente del lavoro non regolare dipendente secondo Istat cresce dell’1,5% (+33,2mila unità), quella del lavoro indipendente
del 5,1% (+39,3mila unità).

Tutti questi aumenti, di differente entità, hanno provocato un cambiamento nella composizione interna dell’economia sommersa: ora la componente legata alla sotto-dichiarazione vale 91,4 miliardi di euro mentre quella connessa all’impiego di lavoro irregolare è pari a 68,1 miliardi (erano, rispettivamente, 79,7 e 62,4 miliardi l’anno precedente). Sommando le due, sottolinea l’Istat, si arriva a 160 mld, con un’incidenza sul Pil in lieve aumento (8,7%).

I settori con più sommerso

La modificazione della composizione interna delll’economia sommersa, secondo Istat, ha influenzato anche gli andamenti settoriali. In tutti i comparti dove il peso del lavoro irregolare è più rilevante, “si osserva una marcata riduzione dell’impatto del sommerso sul valore
aggiunto generato dall’attività produttiva. Ma quali sono i settori dove l’economia sommersa è più forte? Eccoli:

  • Altri servizi alle persone (che comprendono un ampia gamma di codici ateco, dalle scommesse all’intrattenimento, fino alle attività sportive), dove il sommerso costituisce il 34,6% del valore aggiunto del comparto
  • Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (20,9%)
  • Costruzioni (18,2%).

Per professionisti e servizi alle persone si è registrato l’aumento più marcato del sommerso. Nel dettaglio, aumenta quello dei Servizi
professionali (+2,4 punti percentuali), degli Altri servizi alle persone (+0,6) e degli Altri servizi alle imprese (+0,4), mentre si riscontra una riduzione di 1,2 punti percentuali del peso del sommerso per Agricoltura, Costruzioni e Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione.

Per quanto riguarda il valore aggiunto generato, nello specifico, dal lavoro nero, la maggiore incidenza si registra negli Altri servizi alle persone (22,0% del valore aggiunto totale), anche per l’inclusione del lavoro domestico. In agricoltura la percentuale è pari al 15,7% del totale del comparto.

I numeri che testimoniano le variazioni del sommerso per settore dal report Istat L’economia non osservata nei dati nazionali 2018-2021

Il rimbalzo post Covid vale anche per l’economia sommersa

Come il resto dell’economia, anche quella sommersa ha beneficiato della ripresa avvenuta nel 2021 dopo il primo anno di pandemia.

Secondo l’istituto la crescita dell’economia non osservata in linea con la ripresa post-Covid del 2021.

Cos’è l’economia ‘non osservata’

Secondo la definizione dell’Istat, l’economia non osservata” è costituita dalle attività produttive di mercato che, per motivi diversi, sfuggono all’osservazione diretta e comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e illegale”.

Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l’utilizzo di lavoro irregolare.

Tra gli altri fenomeni inclusi dalla definizione dell’Istat anche fitti in nero, mance e “una quota che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda. Quest’ultima integrazione contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a fenomeni di carattere puramente statistico ed elementi ascrivibili a componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima”.

L’economia illegale secondo l’Istat

L’economia illegale, nello specifico, include sia le attività di produzione di beni e servizi “la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge”, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. “Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette”.

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