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L’empowerment femminile è una questione strategica

Investire nella riduzione del divario di genere non è solo una questione di equità sociale e culturale, ma rappresenta un passo fondamentale verso una crescita economica realmente sostenibile. Si tratta di un concetto sempre più al centro di discussioni e iniziative in tutto il mondo, incluso il nostro Paese. Al tempo stesso, bisogna tuttavia ragionare sulla valenza strategica della questione: si tratta infatti di una direttrice di crescita anche in ottica di interesse nazionale. 

Si consideri in tal senso il mercato del lavoro. Quella “rivoluzione silenziosa” di cui ha parlato Claudia Goldin, premio Nobel per l’economia di quest’anno, caratterizzata da un lento ma inesorabile affermarsi della figura femminile nelle dinamiche economiche, ha portato le donne a triplicare nell’ultimo secolo il proprio tasso di occupazione. Tuttavia, ancora oggi sono molti gli scogli verso il raggiungimento della piena parità in tale ambito. 

Continuano a esistere ostacoli di tipo sociale, maggiormente sentiti nelle economie avanzate. La maternità, ad esempio, spesso segna un punto di arresto nella carriera femminile e le responsabilità familiari costringono a un rallentamento della propria crescita professionale: pressioni che fanno sì che molte donne si ritrovino ai margini del mercato del lavoro. Si tratta di un tema sempre più al centro delle agende politiche e non è un caso che proprio a dicembre dello scorso anno il Consiglio Europeo abbia messo nero su bianco l’obiettivo, al 2030, di garantire ad almeno il 96% dei bambini tra i tre anni e l’età dell’istruzione primaria percorsi educativi e di assistenza all’infanzia.

Vi sono poi impedimenti di tipo finanziario che si sommano a una situazione economica fortemente incerta. Lo scenario odierno è infatti segnato dal rialzo dei tassi di interesse che sta colpendo duramente le piccole e medie imprese, elemento cardine dell’economia italiana. Se a questo aggiungiamo il credit gender gap, ovvero la disparità nell’accesso al credito per le imprenditrici, è allora chiaro quanto sia urgente il sostegno alla “filiera donna”, parallelamente al supporto delle filiere strategiche italiane.  Un supporto trasversale, a 360 gradi, che deve coinvolgere stakeholder con diversi background, privati, istituzioni e società civile. La presentazione del progetto “FuturoSicuro” da parte del Gruppo Terziario Donna di Confcommercio Roma va proprio in tale direzione, affrontando le diverse sfaccettature e sfumature legate all’empowerment femminile per garantire un modello rigenerativo di creazione di valore economico, sociale e ambientale.

In tal senso, l’aumento degli strumenti di ausilio all’imprenditorialità femminile e delle risorse ad essi associati, anche grazie al PNRR, possono contribuire a rendere la strada del successo imprenditoriale equa e giusta.  Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ad esempio, prevede 400 milioni di euro per il supporto alle donne imprenditrici: oltre alla nascita di un strumenti dedicati, le risorse allocate nel fondo “Nuove imprese a tasso zero” hanno anche un focus femminile, e azioni di accompagnamento, monitoraggio e comunicazione.  Il DDL Made In Italy agisce in sinergia col PNRR, stanziando 15 milioni per rafforzare il sostegno alle iniziative di autoimprenditorialità promosse da donne su tutto il territorio nazionale. Senza contare tutte quelle misure a forte vocazione territoriale, messe a terra da enti locali e associazioni di categorie, piccole e grandi banche, …  

La criticità principale in tal senso risiede proprio nella frammentazione delle misure disponibili. È necessario un approccio sistemico. Ad esempio, attraverso la creazione di una piattaforma di supporto alle realtà produttive femminili con un coinvolgimento pubblico-privato. Tale piattaforma potrebbe essere la chiave per garantire alle donne un ambiente in cui non dover affrontare le sfide da sole, finalizzato a fornire risorse, mentorship e opportunità di networking per aiutare a superare gli ostacoli e a crescere con successo. La strada verso una parità di genere reale richiede un impegno completo e multidisciplinare: mettere a sistema progettualità e competenze è oggi la sfida che, come Sistema-Paese, siamo chiamati a superare. 

*Founder & Managing Director di Futuritaly

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