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L’importanza del mare per il rilancio dell’Italia

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“L’Italia è una media potenza regionale a forte connotazione marittima, che basa la sua economia di trasformazione sulla gestione dinamica dell’importazione di energia e materie prime e dell’esportazione di prodotti finiti, cosa che avviene massimamente via mare”. Così si legge nel Piano del Mare, adottato il 31 luglio scorso dal Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare (Cipom) e avente durata triennale. Un documento che, come previsto dal Dl 173 del 2022, vuole porsi come strumento di programmazione per perseguire una politica marittima unitaria e strategica.

A livello globale, il 90% del traffico merci viaggia via mare e il trasporto marittimo è considerato sei volte meno inquinante rispetto a quello su gomma. Inoltre, le attività legate al mare sono fondamentali per l’economia europea nel suo insieme. Secondo l’European Blue Economy Report 2023, i settori consolidati della Blue Economy hanno contribuito per l’1,1% al Pil dell’Ue lo scorso anno, con un valore aggiunto lordo di 129,1 mld di euro e un fatturato complessivo di 523 mld di euro, impiegando circa 3,34 milioni di persone.

A livello nazionale, l’Italia rappresenta una potenza marittima con un valore complessivo di circa 143 mld di euro, corrispondente a quasi il 9% del valore aggiunto prodotto. Il settore coinvolge direttamente circa 914.000 persone e conta 228.190 imprese, con un impatto del 3,8% sull’economia nazionale. In questo contesto, l’Italia si posiziona al terzo posto rispetto agli altri paesi europei, sia in termini di occupazione che per valore aggiunto. Un grande risultato, dunque, ma che nasconde opportunità ancora non pienamente sfruttate.

Il nostro Paese, con la sua vasta costa di quasi 8.000 km, 15 regioni affacciate sul mare e un importante sistema marittimo insulare, è chiamato a giocare un ruolo centrale nel Mediterraneo. Questa posizione privilegiata lo rende la naturale porta di accesso all’Europa, senza contare che il piccolo ‘Mare Nostrum’ – non a caso talvolta definito ‘Medio Oceano’ – rappresenta la principale via di collegamento tra l’estremo Oriente e l’Oceano Atlantico.

Il settore marittimo italiano è particolarmente avanzato in diverse aree, come il trasporto con la prima flotta di navi Ro-Ro del mondo, l’industria cantieristica, le costruzioni delle navi da crociera e di quelle militari, nonché il comparto turistico, che svolge un ruolo propulsivo per l’economia nazionale. Inoltre, le attività legate alla sicurezza marittima sono riconosciute in tutto il mondo per le capacità tecnologiche e industriali dell’Italia.

Non a caso negli ultimi anni sono nate iniziative che mirano a contribuire ad una sintesi tra tutela ambientale e processi economici e sociali, come dimostra l’esperienza dell’osservatorio Nazionale tutela del Mare. Una realtà che si prefigge lo scopo di perseguire senza scopo di lucro finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale nel settore ambientale e, in particolare, in quello marino, avendo cura di contribuire a una sintesi tra tutela ambientale e processi socioeconomici.

Considerato il ruolo di interesse nazionale del settore marittimo, si pone l’esigenza di costruire un regime giuridico in linea con il mutato quadro delle relazioni internazionali. La convenzione di Montego Bay del 1982 ha stabilito la suddivisione delle porzioni marittime adiacenti alle coste di uno Stato. Si parla di mare territoriale entro le 12 miglia nautiche dalla costa; zona contigua entro le 24; zona economica esclusiva (Zee) dalle 12 alle 200 miglia. Oltre le 200 miglia si parla di alto mare, ovvero acque internazionali. Ad oggi l’Italia non ha ancora definito esplicitamente la zona contigua e la Zee. In tale ottica, è importante raggiungere una certezza giuridica che consenta agli operatori economici di poter contare su condizioni affidabili per realizzare investimenti di lungo periodo. La creazione di uno spazio di sovranità su porzioni di mare consentirà, ad esempio, la migliore gestione delle risorse naturali dell’area.

Stimolare la crescita delle imprese e delle competenze marittime, garantire la sostenibilità delle attività e tutelare la biodiversità marina sono fattori chiave per il rilancio del sistema-Paese. L’Italia deve rafforzare il suo ruolo nell’ambito del contesto internazionale, guardando oltre alle sue acque territoriali e partecipando attivamente alle opportunità globali.

*Founder & Managing Director Futuritaly

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