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Il ruolo di Enpaia a supporto del settore agricolo: la visione strategica di Roberto Diacetti

Il sistema previdenziale italiano vede operare diversi enti, pubblici e privati, anche rappresentativi di specifici settori. In questo ambito si inserisce la fondazione Enpaia, ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in Agricoltura, attiva dal 1995  a seguito del decreto legislativo n.509 del 1994 che l’ha inclusa fra gli enti previdenziali privatizzati. Delle competenze e strategie di Enpaia abbiamo parlato con il suo direttore generale, Roberto Diacetti.

L’Enpaia, che è fra le maggiori casse di previdenza del Paese, è  dotata di un consistente patrimonio. A quanto ammonta e con quali criteri viene investito?
Parliamo di circa 2,1 mld di euro di cui 1,6 in forma liquida, ovvero risorse finanziarie, mentre la restante parte è costituito da immobili, concentrati per lo più nella città di Roma. Entrambi gli asset vengono gestiti con una logica di prudenza e diversificazione, con un’accorta analisi del rischio estremamente bilanciata rispetto alle propensioni tipiche di un family office o di uno speculatore puro. L’atteggiamento è quello di un Ente che cura i fondi raccolti con un saggio equilibrio tra cautela e programmazione remunerativa.  A questo si accompagna anche una logica di minimizzazione dei rischi, attraverso la diversificazione degli investimenti, particolarmente utile nell’attuale fase congiunturale, vista la situazione geopolitica, le tensioni inflazionistiche e le politiche sui tassi di interesse. L’obiettivo di Enpaia conduce per sua natura verso la massimizzazione degli investimenti nel lungo periodo.
In sintesi: operiamo con cautela, lucidità, pazienza e velocità di reazione rispetto alle modifiche degli asset d’investimento.

L’economia reale italiana consente di promuovere investimenti importanti. Qual è l’esperienza della Fondazione in questo senso? Quali le scelte strategiche sottese agli investimenti più di rilievo effettuati da Enpaia?
L’obiettivo, come detto, è massimizzare i rendimenti per i nostri iscritti. Nondimeno possiamo supportare l’economia reale italiana con i nostri investimenti: in particolare il settore agricolo che è pari al 2% del Prodotto interno lordo italiano, soglia che sale al 30% se consideriamo l’intero comparto agroalimentare.

L’Enpaia è a supporto di un’importante platea di aziende e degli addetti del settore. Di che numeri parliamo?
Si tratta di una platea di 40mila iscritti e 9mila aziende. L’Enpaia gestisce il Tfr di impiegati, quadri e dirigenti del settore agricolo, e poi ha altre tre gestioni: quella Speciale, per i soggetti impiegati all’interno dei consorzi di bonifica – che svolgono un ruolo importante a livello di politiche di difesa e tutela del territorio – e poi due gestioni separate che riguardano le categorie dei periti agrari e degli agrotecnici. Enpaia è insomma la casa del welfare agricolo.

La fondazione agisce anche con partecipazioni dirette in alcune importanti aziende del settore agroalimentare.
Sì confermo: Enpaia opera anche in questo modo a sostegno del sistema Paese e nello specifico di alcune aziende simbolo del made in Italy alimentare. Una forma di supporto concreto è quella della partecipazione all’azionariato delle aziende, in forma di equity, anche se non sono molte le aziende del comparto agricolo quotate in borsa. Enpaia ha una partecipazione in BF S.p.A.  e in Masi Agricola, l’azienda che produce il famoso Amarone. Recentemente abbiamo anche investito in Granarolo,  che si presenta con un fatturato di 1,5 mld di euro.

Politiche di Welfare e investimenti mirati, un altro aspetto interessante delle azioni intraprese da Enpaia che merita un approfondimento.
Quando parliamo di Enpaia come Casa della previdenza agricola dobbiamo pensare non solo alla pensione ma anche all’assistenza sanitaria. In questo settore gestiamo uno specifico fondo in convenzione, il fondo Fia, che assicura prestazioni sanitarie integrative interessanti a vantaggio degli iscritti. Chi oggi fa parte del sistema di welfare diretto o indiretto di Enpaia fruisce di un’accorta gestione del Tfr e di una valida copertura per gli infortuni – una ‘mini Inail’ – oltre a poter accedere all’assistenza sanitaria integrativa e alla previdenza complementare con Agrifondo.

Agritech e foodtech, quello agricolo è un settore che si sta evolvendo attraverso l’innovazione. Enpaia come supporta le aziende in questo percorso di cambiamento?
In passato l’agricoltura veniva percepita dai più come qualcosa di arretrato, io stesso trenta anni fa vedevo il mondo agricolo come non al passo con i tempi, ma oggi quest’immagine è cambiata. L’italian food è diventato attrattivo agli occhi dei nostri giovani. L’agricoltura ha cominciato a essere improntata a politiche ambientali e di sostenibilità: la gran parte degli italiani pensa infatti che l’agricoltura possa migliorare le sostenibilità. In questo ambito il tema della tecnologia è fondamentale, ad esempio perché consente un utilizzo più efficiente delle risorse, del terreno e dell’acqua. Si pensi all’agricoltura di precisione, che consente di potenziare le colture a maggior rendimento, sviluppare una maggiore resistenza delle piantagioni ai mutamenti climatici e ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche.

Enpaia è un importante investitore istituzionale, in questo senso ci sono delle richieste specifiche che vorrebbe rivolgere al Governo?
Quella che credo sia la richiesta che accomuna tutte le casse previdenziali: l’Enpaia, come abbiamo detto, non è uno speculatore: l’utile realizzato va ad incrementare il patrimonio netto, destinato alla tutela previdenziale e a operazioni di reinvestimento nell’economia reale. Ci aspettiamo quindi di veder riconosciuto il nostro impegno sociale con un trattamento fiscale più favorevole, anche allineando la tassazione delle Casse di previdenza almeno a quella dei fondi pensione.

 

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