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Materie prime critiche: un approccio multidimensionale alle sfide contemporanee

L’interconnessione dell’economia globale e la sua intricata rete di catene del valore sono sempre più oggetto di manovre e tensioni geopolitiche. Già nel 2010, il prolungato stallo tra Cina e Giappone portò al blocco delle esportazioni cinesi di terre rare verso il Giappone. In quell’occasione, le conseguenze del caso mostrarono chiaramente la significativa leva che alcuni sistemi economici possiedono a livello internazionale.

Questa coscienza si unisce oggi agli sviluppi dell’era post-pandemica e al conflitto ucraino- russo. La strada intrapresa dall’Unione Europea è quella di puntare su una politica unitaria e sulla diversificazione degli approvvigionamenti per rafforzare il proprio ruolo internazionale.

L’Europa è dipendente dalle importazioni per la maggior parte delle sue materie prime critiche: il 97% delle forniture di magnesio nell’Ue provengono dalla Cina (che raffina il 100% delle terre rare utilizzate nel mondo per i magneti permanenti) e nel 2020 l’Unione ha importato il 100% del litio, il 93% del magnesio e il 73% del cobalto utilizzati. Nel suolo europeo giacciono diverse materie prime, ma con una concentrazione ridotta e con un alto costo di estrazione: nello Studio sulle materie prime critiche per l’Ue 2023, la Commissione ha identificato 34 materie prime ‘critiche’ per la propria importanza economica e sicurezza di approvvigionamento. Un aumento, dalle iniziali 14 materie individuate nel 2011, che mostra come le nuove direttrici di sviluppo (la transizione verde e quella digitale) costituiscano una sfida multiscalare, per la quale un approccio unitario può costituire l’unica risposta di lungo termine. La nascita di un atto sulle materie prime (Critical Raw Materials Act) va in tale direzione, snellendo procedure e fornendo contributi verso investimenti atti a definire l’indipendenza europea nel mercato delle materie prime critiche.

Sono proprio le diverse sfaccettature al problema degli approvvigionamenti che richiedono anche all’Italia di adottare un approccio multidimensionale. Sebbene il nostro Paese sia dotato di risorse minerarie (con presenza di 16 delle 34 materie prime critiche), le concessioni minerarie in funzione sono relativamente poche, e la maggior parte delle materie prime strategiche sono attualmente importate: la possibilità di utilizzare il nuovo fondo sovrano europeo per l’apertura o ri-apertura di siti minerari costituisce in tal senso il primo passo politico.

Se da un lato la ricerca e lo sviluppo possono consentire di diminuire talune materie prime, o sostituirle con altre maggiormente presenti, dall’altro occorre ragionare sui lunghi tempi che l’innovazione potrebbe richiedere, e agire in ottica preventiva. D’altronde, rafforzare e adattare le leve competitive nostrane, quali il primato europeo in termini di economia circolare, può costituire un elemento fondante del nuovo ruolo italiano.

Non è un caso che, a settembre 2022, sia nato il Tavolo nazionale per le materie critiche, in seno al Mimit, con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento e formulare proposte utili alla creazione delle condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile.

E proprio sulla creazione di tavoli di lavoro si potrà giocare la costruzione e l’adattamento del nostro sistema socioeconomico: rafforzare la consapevolezza e coinvolgere trasversalmente gli attori di sviluppo (settore privato, società civile, stakeholder) nel processo decisionale potrebbe infatti garantire la tutela dei nostri settori chiave, accompagnandoli nei processi di transizione in corso.

Si tratta di un approccio basato su diversi livelli, che dovrà necessariamente includere anche quello europeo e internazionale, in un momento storico che vede l’Unione alla ricerca di una strategia comune oggi più urgente che mai. L’individuazione di soluzioni basate su una visione a lungo termine e sul dialogo interistituzionale può garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e l’indipendenza strategica dell’Europa e dell’Italia.

*Founder & Managing Director Futuritaly

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