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Amazon, sciopero globale dei dipendenti per diritti e sostenibilità

jassy amazon care

In un’imponente mobilitazione internazionale, i lavoratori di Amazon in oltre 30 Paesi hanno dichiarato uno sciopero senza precedenti, definendolo “il più grande nella storia trentennale dell’azienda”. Il sindacato britannico Gmb ha guidato la chiamata alla protesta, coinvolgendo nazioni chiave come Regno Unito, Germania e Italia, proprio nel giorno di massima frenesia degli acquisti online, il Black Friday.

La campagna “Make Amazon Pay”, attiva da quattro anni, ha posto l’accento su una serie di richieste, tra cui salari più equi e condizioni di lavoro meno stressanti nei centri logistici e per gli autisti. Gli attivisti accusano l’azienda di sfruttamento, mentre Amazon si difende sostenendo di aver creato “milioni di buoni posti di lavoro” con retribuzioni competitive, opportunità di carriera eccellenti e ambienti di lavoro moderni e sicuri.

In Italia, il centro della protesta è Castel San Giovanni (Piacenza), dove circa 1.700 lavoratori stanno scioperando per il terzo giorno in meno di due mesi. Le tensioni sono palpabili, con i sindacati definendo “inaccettabile” l’aumento salariale del 7% rispetto al contratto collettivo nazionale, soprattutto alla luce del triplicarsi dei profitti di Amazon nel terzo trimestre 2023.

La cifra di adesione allo sciopero a Castel San Giovanni è oggetto di contrasto: mentre i sindacati parlano di un’adesione molto alta, l’azienda sostiene che l’86% dei dipendenti è andato regolarmente al lavoro senza impatti significativi sull’attività.

Il centro della protesta globale è stato il sito logistico di Coventry, nel Regno Unito, dove delegazioni da diverse nazioni si sono unite alle 80 organizzazioni sindacali e della società civile che promuovono la protesta. In Germania, gli scioperi hanno interessato diverse sedi, mentre in Francia gli attivisti di Attac hanno preso di mira armadietti automatizzati per le consegne Amazon Locker nelle stazioni.

La protesta si estende oltre le richieste sindacali tradizionali, abbracciando anche temi ecologici e fiscali. Gli attivisti chiedono un maggiore impegno contro la crisi climatica e una maggiore responsabilità fiscale, accusando Amazon di non aver versato alcuna somma al fisco per la sede europea in Lussemburgo negli ultimi cinque anni.

Nonostante le dichiarazioni dell’azienda riguardo agli investimenti nelle comunità e nell’energia rinnovabile, la protesta rimane alimentata dalla percezione che Amazon non stia contribuendo sufficientemente alla sostenibilità e alla giustizia sociale. Mentre l’azienda promette emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2040, i manifestanti della campagna “Make Amazon Pay” esprimono scetticismo, suggerendo che al ritmo attuale questo obiettivo sarà raggiunto solo nel 2378, quando la tecnologia potrebbe aver sostituito gli stessi lavoratori. La lotta per i diritti dei lavoratori e la sostenibilità aziendale sembrano ora intrecciate in una sfida globale che mette Amazon al centro dell’attenzione internazionale.

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