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Pagelle per fare carriera e test psico-attitudinali per entrare in magistratura, il Governo ci prova

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Il governo Meloni sta valutando l’introduzione di test psico-attitudinali come parte del processo di selezione per l’accesso alla magistratura. Mentre questa proposta potrebbe richiedere del tempo per essere implementata, è chiaro l’orientamento verso una maggiore valutazione psicologica dei futuri magistrati. Almeno sembra essere l’orientamento dell’attuale maggioranza parlamentare. Nonostante l’ipotesi sia stata discussa, al momento non è stata inclusa nei due decreti legislativi approvati dal Consiglio dei ministri per la riforma della giustizia.

La proposta ha già generato un dibattito significativo tra l’esecutivo e il sistema giudiziario, soprattutto dopo le dichiarazioni di Guido Crosetto, ministro della Difesa, che in una intervista al Corriere della Sera, ha parlato di possibile “opposizione giudiziaria”.

L’opposizione parlamentare ha richiesto che il ministro riferisca in Aula alla Camera al più presto, mentre l’Associazione nazionale magistrati ha esortato a dissipare “sospetti e ombre” sulla questione. La questione è il presunto complotto giudiziario per rovesciare l’esecutivo Meloni che si evincerebbe dalla lettura delle dichiarazioni del ministro Corsetto.

Tornando ai test psico-attitudinali, sono già parte della periodica valutazione per le forze dell’ordine, e secondo una fonte di governo qualificata, l’intenzione è di estendere questa pratica ai pubblici ufficiali con incarichi di grande responsabilità, compresi i magistrati che hanno il potere anche di privare della libertà un cittadino che commette reati.

La motivazione dietro questa proposta è evidenziata come una questione di buonsenso, specialmente considerando il ruolo chiave che i magistrati svolgono nella garanzia delle libertà dei cittadini.

Il sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano (magistrato di carriera)  ha avanzato l’ipotesi durante una riunione preparatoria con i tecnici, ma al momento non è stata incorporata nei decreti legislativi in discussione. Uno dei decreti riguarda una revisione del sistema di valutazione dei magistrati, mentre l’altro mira a disciplinare il collocamento fuori ruolo delle toghe, limitandolo a sette anni.

Questo non è il primo dibattito sulla possibilità di introdurre test psicologici nell’ambito della magistratura. In passato, si è discusso su quali sistemi affiancare al tradizionale concorso, ma senza trovare una soluzione univoca, generando spesso tensioni tra magistrati e politica.

Il contesto attuale è teso, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di Palazzo Chigi e l’imputazione coatta di Andrea Delmastro. Sebbene il governo assicuri che non ci sia alcuno scontro governo-magistratura, le parole di Crosetto hanno sollevato preoccupazioni, enfatizzando la necessità di una comprensione approfondita e di un dialogo costruttivo tra le due parti.

Il ministro della Difesa ha cercato di attenuare le tensioni affermando che la sua era “una preoccupazione, non un attacco”. Ha espresso la volontà di incontrare il presidente dell’Associazione Magistrati Santalucia per chiarire le sue parole e le motivazioni sottostanti.

L’idea di test psico-attitudinali, già accarezzata in passato da Silvio Berlusconi, sembra ora tornare prepotentemente all’attenzione, aprendo una nuova frontiera nella selezione dei futuri magistrati italiani.

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