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Energia nucleare in Italia, la scommessa di Pichetto Fratin per i piccoli reattori modulari

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Il governo Meloni sta gettando le basi per un ritorno dell’energia nucleare in Italia, ma con un approccio innovativo e meno impegnativo rispetto al passato. La scommessa è sui piccoli reattori modulari, una tecnologia nucleare di quarta generazione che potrebbe rivoluzionare il panorama energetico del Paese.

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha illustrato la visione del governo durante un convegno dell’Associazione italiana nucleare (Ain) a Roma. L’obiettivo è abbracciare l’energia nucleare senza costruire grandi centrali, ma investendo in piccoli reattori modulari. Tuttavia, Pichetto ha sottolineato che questi reattori non saranno una realtà prima del 2035.

Fino allo scorso anno, l’Ain era un’organizzazione relativamente oscura, ma l’interesse crescente per l’energia nucleare, alimentato dalla crisi energetica e dalla dipendenza dal gas russo, ha portato questa associazione di esperti del settore di nuovo sotto i riflettori. Il convegno a Roma ha attirato l’attenzione di ricercatori e imprenditori, segnando il ritorno dell’Italia nel dibattito nucleare.

Il ministro Pichetto ha chiarito che non sono previste centrali nucleari di terza generazione nel Paese, ma si sta puntando sui piccoli reattori modulari di quarta generazione. Questa scelta riflette un approccio più moderno e flessibile, rispetto al passato, consentendo al settore nucleare italiano di sfruttare nuove tecnologie e ridurre gli impatti.

Pichetto ha enfatizzato che lo Stato non avrà un ruolo diretto nella costruzione degli impianti nucleari, ma svolgerà una funzione di regolazione e autorizzazione. La decisione sull’uso e la localizzazione dei piccoli reattori sarà lasciata a privati, poli industriali e comunità locali.

Il ministro ha anche affrontato le paure e le opposizioni legate all’energia nucleare, sottolineando la necessità di spiegare le differenze tra la nuova tecnologia nucleare e quella soggetta ai referendum passati. Ha citato un costituzionalista, paragonando la situazione a quella di aver votato sui referendum per una “Topolino”, quando oggi si parla di una “Ferrari”.

Un aspetto interessante è la previsione di impatti economici significativi. Pichetto stima che l’adozione dell’energia nucleare potrebbe portare a un contributo di 45 miliardi di euro all’economia italiana, con la creazione di 52.000 posti di lavoro.

Tuttavia, il ritorno all’energia nucleare non sarà un processo rapido. Il presidente dell’Ain, Stefano Monti, ha chiarito che una centrale nucleare tradizionale di terza generazione potrebbe essere costruita in Italia entro 10 anni, mentre i piccoli reattori modulari di quarta generazione richiederanno tempo, con una stima di arrivo non prima del 2035.

In entrambi i casi, la strada verso l’energia nucleare in Italia richiederà il superamento di molteplici sfide, tra cui la definizione di una legislazione adeguata, norme di sicurezza, reti di distribuzione, schemi di finanziamento, risorse umane qualificate, gestione dei rifiuti nucleari e lo sviluppo di un robusto apparato industriale.

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