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Tim, per la vendita della rete a Kkr c’è anche okay del Governo

Il governo italiano ha dato il via libera alla vendita di NetCo, la rete primaria di telecomunicazione di Tim, al fondo statunitense KKR, utilizzando il cosiddetto Golden Power e accettando gli impegni presentati dalla società acquirente. L’approvazione, secondo Palazzo Chigi, sottolinea un quadro certo di supervisione strategica affidata allo Stato.

Il governo ha evidenziato l’importanza di questa operazione come un passo avanti significativo, indicando che tutto procede secondo le tempistiche annunciate. Allo stesso tempo, sul fronte di Tim, si sta lavorando alla governance con l’obiettivo di ridurre il numero dei membri del consiglio di amministrazione da 15 a 9 attraverso una procedura che coinvolgerà il Comitato nomine.

Critiche e preoccupazioni

L’approvazione con prescrizioni da parte del governo ha suscitato malumori nell’opposizione e risvegliato le preoccupazioni dei sindacati. La richiesta di garanzie sulla tenuta occupazionale è stata avanzata da Cgil e Slc Cgil, che hanno sottolineato l’importanza di preservare gli interessi strategici nazionali, incluso il tema degli ammortizzatori sociali.

Reazioni politiche

Le critiche più forti sono giunte dal Movimento 5 Stelle (M5S), che ha dichiarato che la nuova società detentrice della rete vedrà lo Stato italiano ridotto al 20%, definendo la situazione una “catastrofica ritirata”. Alcuni esponenti politici hanno chiesto spiegazioni in Aula sulla decisione del governo.

Risposta del ministro Giorgetti

Il ministro Giancarlo Giorgetti (nella foto in evidenza con la premier Giorgia Meloni)  ha risposto alle critiche sottolineando che le operazioni avviate, inclusa quella relativa a NetCo, hanno registrato ampia soddisfazione tra gli investitori internazionali. Ha evidenziato la stabilità del governo e la forza della maggioranza come elementi chiave di questa soddisfazione.

Impegni assunti

Palazzo Chigi ha ribadito che l’acquisizione di NetCo è stata fatta a tutela dell’interesse nazionale e per garantire il controllo statale sugli asset strategici della rete di telecomunicazioni. Gli impegni assunti comprendono la creazione di un’organizzazione di sicurezza, la nomina di un preposto di cittadinanza italiana, la competenza esclusiva su questioni strategiche e la permanenza in Italia delle attività di ricerca e manutenzione.

Tim ora deve attendere il via libera dell’Antitrust europeo per completare l’operazione. Nel frattempo, l’attenzione è rivolta anche all’operazione di consolidamento tra Orange e MasMovil, in Spagna, come possibile indicatore della posizione che l’Unione Europea potrebbe assumere in materia di fusioni e acquisizioni nel settore delle telecomunicazioni.

In conclusione, l’approvazione della vendita di NetCo segna un capitolo importante nella strategia del governo italiano, ma solleva anche interrogativi e critiche che dovranno essere affrontati nelle fasi successive del processo.

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