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Il calcio italiano riparte con il Milan: intervista al Ceo del club più blasonato d’Italia, Giorgio Furlani | VIDEO

Milanese, milanista, giovane, brillante, padroneggia le lingue: inglese, portoghese e spagnolo parlati in maniera fluente. È un eccellente manager. Lo dice il suo curriculum professionale. Con Giorgio Furlani, nuovo Ceo del Milan, uno dei pochi brand globali dell’industria del calcio italiano, proviamo a fare il punto sul futuro di un comparto importante dell’economia del Belpaese, il calcio, che vive momenti difficili.

Due Mondiali consecutivi senza l’Italia. La Serie A che non è più il campionato più bello del mondo. Un indebitamento complessivo nel 2021-22 che supera i 5,6 mld. L’84% del fatturato delle aziende che se ne va in stipendi. I ricavi dai diritti tv che si assottigliano. La pirateria che si mangia le poche risorse certe. Le infrastrutture (stadi e non solo) obsolete, fatiscenti, cadenti.

Messa così, un’intervista rischia di trasformarsi in un de profundis. Giorgio Furlani, però, è un manager che vede oltre il momento difficile, ha idee per uscire da questa impasse ed è convinto che il suo Milan possa guidare il cambiamento, guadare il pantano in cui s’è cacciata l’industria del pallone.

Ci accoglie a Casa Milan, nel palazzo di vetro di via Aldo Rossi, area Nord-Ovest di Milano, zona Fiera Milano City/Portello. Dal maggio 2014 è questo il moderno quartier generale dei rossoneri. Qui lavorano i dipendenti della società, ma è una Casa frequentata da migliaia di tifosi che visitano il Museo, entrano nello store, comprano i ticket per andare allo stadio, mangiano al ristorante.

La prima sensazione che avverti entrando a Casa Milan è quella di respirare la storia di un grande club con solide radici e un avvenire davanti. Qui dentro, davanti alle bacheche scintillanti di coppe e trofei, si emozionano anche i calciatori dopo la firma del contratto.

Furlani sceglie con cura ogni parola per esprimere in maniera semplice concetti difficili in un mondo, quello del calcio, che “non è solo un gioco, è un’industria che meriterebbe attenzione e considerazione come altri settori della nostra economia”.

Come si fa a rendere attrattivo per calciatori e investitori un campionato che sembra non aver più appeal ed è sepolto sotto una montagna di debiti?

Bisogna lavorare tanto e farlo tutti assieme. Il calcio è uno strumento straordinario per attrarre capitali e per partecipare alla crescita del Pil del Paese. Abbiamo problemi di sistema, tra cui le infrastrutture sportive che sono imbarazzanti, per usare un eufemismo. Abbiamo problemi seri di pirateria dello spettacolo sportivo. Abbiamo problemi con una serie di regole e leggi che non ci aiutano a essere competitivi a livello europeo. Per capirci: se vogliamo incorporare questa grande fetta di economia all’interno del sistema Paese dobbiamo collaborare sinergicamente.

Ci sono molti imprenditori stranieri che vogliono investire nel calcio italiano? 

Certo, ma bisogna abbandonare l’idea che il calcio sia un gioco e nient’altro. Il calcio è un’industria. Parliamo di società che hanno centinaia di milioni di fatturato e che possono portare centinaia di milioni di investimenti nel nostro Paese.

Com’è successo col Milan.

Dopo anni difficili, il risanamento e il rilancio di questo club che rappresenta la storia del calcio italiano nel mondo, è stato reso  possibile dal Fondo Elliott che ha evitato il disastro del fallimento. Oggi, invece, viviamo una fase di accelerazione e crescita. Siamo in un nuovo importante capitolo di evoluzione del club, sostenuto dalla visione strategica di Gerry Cardinale, le competenze ed esperienza di RedBird nello sport business, nei media, nella capacità di sviluppare brand globali e di creare sinergie virtuose. Abbiamo avviato un percorso di crescita fondamentale per colmare il gap con le grandi squadre in Europa, soprattutto quelle in Premier League, che possono contare su ricavi importanti.

Quali sono gli asset più importanti del Milan?

Non c’è progetto nel calcio e nel Milan che non abbia alla base il successo sportivo. Tutto il valore e i ricavi sono investiti nella squadra e nel club: nella campagna acquisti, ma anche in strutture, infrastrutture, servizi, capacità commerciali, analisi, persone. È un circolo virtuoso: i ricavi alimentano gli investimenti, che producono performance migliori, che a loro volta creano nuovi ricavi.

A proposito di infrastrutture. L’età media degli stadi di Serie A è 61 anni, quelli di Serie B, 67 anni.  

Gli imprenditori stranieri sono disposti a investire per fare nuovi stadi. C’è un’impossibilità di fatto a livello burocratico e amministrativo. C’è volontà e ci sono capitali a disposizione, ma non si riesce ad investire. Lo stadio di San Siro, dove giocano Milan e Inter, tra due anni compie un secolo di vita. Bene, forse ne occorre uno nuovo?

Forse?

È da più di cinque anni che lavoriamo per dare al Milan un nuovo stadio e abbiamo dimostrato che per noi è una priorità. È fondamentale per il futuro del Club, per tornare con continuità nell’élite del calcio internazionale. Il Milan ha necessità di avere lo stadio più bello, moderno e funzionale del mondo. Noi vogliamo essere un’icona globale, un punto di riferimento per innovazione e sostenibilità, che offra accessibilità ed esperienza senza precedenti, massima sicurezza, comfort e servizi. Quello che è certo è che RedBird vuole offrire ai tifosi un’esperienza e una casa all’altezza dello status di questo grande Club e adatta all’era moderna. E RedBird ha esperienza nel fare proprio questo.

Riuscirete a fare uno stadio nuovo anche a Milano, in Italia?

Abbiamo in cantiere un nuovo grande progetto di stadio a San Donato. Faremo ogni sforzo per arrivare al risultato, nonostante i diversi ostacoli di sistema. Siamo, come le dicevo, in una nuova fase di crescita del Milan, sotto la guida RedBird, e lo stadio rappresenta un pilastro fondamentale su cui tutto il management è focalizzato, a partire dal presidente Paolo Scaroni. Parliamo di un manager dallo spessore unico a livello internazionale. Una leadership fondamentale in questi anni. Con grande passione ha guidato progetti strategici per il club, a partire proprio dal piano per il nuovo stadio.

A proposito di aiuti, sono sparite le agevolazioni fiscali per il calcio.  

Appunto. Abbiamo parlato tanto del decreto crescita, delle norme di legge che ci davano vantaggi di natura fiscale. Queste norme sono state abrogate. Restano tutti gli svantaggi: dalle strutture fatiscenti, ai contratti, alla possibilità di tesserare un certo numero di extracomunitari. Senza considerare che l’industria del calcio crea introiti alle casse dello Stato a livello di scommesse, ma non vede neanche un centesimo di euro perché il decreto Dignità lo vieta.

Che cosa c’è che non va nel rapporto tra calcio e istituzioni?

Premesso il rispetto per le istituzioni di questo Paese, mi permetto di osservare che occorre superare un pregiudizio. La domanda è: il calcio è un’industria? Sì, lo è per fatturato, investimenti, numero di lavoratori, gettito fiscale, previdenza, consenso sociale e altro ancora. Se altri pezzi di industria ricevono aiuti, agevolazioni, contributi, incentivi non si riesce a capire perché il calcio dovrebbe esserne escluso. Occorre creare un circolo virtuoso: più l’industria del calcio è in salute, più produce reddito, profitti, lavoro e contribuisce alla spesa pubblica. Se avessimo fatto fallire il Milan oggi saremmo qui a parlare di un disastro nazionale sotto ogni punto di vista. Invece il Milan è in salute, cresce, e vuole aiutare il calcio italiano a ripartire.

Torniamo a parlare del Milan. Come fa un milanese, milanista, Ceo del Milan a svolgere con distacco emotivo un ruolo così delicato in un’azienda globale? 

Sono fortunato a trovarmi in questa posizione. Ci sono dentro con un grande senso di responsabilità, dettata dal fatto che ho avuto modo di vedere cosa succede se una società di calcio viene gestita in modo imprudente. Io sono entrato circa sei anni fa nel Milan quando il Club andava salvato da una situazione di insolvenza.

Come è stato scongiurato questo disastro? 

Per iniziare, con un’iniezione di liquidità. Poi, con una revisione del modello gestionale. Il Milan era strutturalmente in perdita in quel momento. C’era stata una gestione dei costi tale per cui le risorse non erano state impiegate efficientemente. Abbiamo dovuto fare una riallocazione delle risorse per poter investire meglio, puntando anzitutto sulla parte sportiva per avere più successo sul campo. Inoltre, il Club non aveva investito correttamente nell’infrastruttura manageriale, così da accompagnare al calcio una parte commerciale che aiutasse.

Lei è un manager giovane. Quanto è importante aver rinnovato il management? 

Il progetto Milan è stato incentrato sul talento dei giovani ad ogni livello, mixandolo con l’esperienza necessaria. Abbiamo ringiovanito la struttura manageriale inserendo anche profili da altri settori. È la cosa giusta da fare per portare nuove idee. Da luglio dello scorso anno (l’anno fiscale nel calcio inizia il primo di luglio ndr) il club ha creato circa 30 nuove opportunità professionali, con un’età media di 28 anni.

Anche nel calcio puntate sui giovani? 

Abbiamo costruito una squadra competitiva, con l’inserimento di giovani calciatori di qualità, forti fisicamente e adatti al calcio moderno. Tra le top del campionato, siamo la squadra con l’età media più bassa se contiamo i calciatori impiegati in Serie A (25,9 anni, dati Transfermarkt). Inoltre, quello rossonero è uno spogliatoio molto unito, un gruppo formato da grandi uomini e grandi calciatori, che mettono il ‘noi’ davanti all’‘io’.

Nel 2024 il Milan compie 125 anni. Un’indagine Nielsen del maggio 2023 dice che i rossoneri hanno una fanbase potenziale di 567 milioni di persone al mondo. Quali sono i messaggi che il Milan veicola a così tante persone?

Messaggi positivi per partecipare al miglioramento della società. Ci sono dei temi che noi sentiamo particolarmente, come la lotta contro il razzismo, ad esempio. Al di là del sistema calcio, in Italia evidentemente non abbiamo ancora fatto abbastanza. Penso al caso recente degli insulti al nostro portiere Mike Maignan. Intendiamo agire e lavorare su questo fronte con Serie A, altri club, istituzioni e varie organizzazioni. Il Milan adotta un approccio completo per affrontare la questione del razzismo, impegnandosi in sensibilizzazione, educazione, prevenzione e collaborazione. Iniziative specifiche, come il programma ‘Tutti i Colori dello Sport’ per sensibilizzare sui valori di tolleranza, con il coinvolgimento anche dei nostri atleti. La collaborazione è una parte essenziale, evidenziata dalla lettera aperta ‘Together Against Racism’ firmata da tutti i club della Serie A.

 

Identikit del Ceo rossonero

Giorgio Furlani, 44 anni, è il volto nuovo del calcio italiano. Dal dicembre del 2022 è amministratore delegato del Milan, subentrando a Ivan Gazidis

Laureato alla Bocconi e con un Master in Business Administration conseguito alla Harvard Business School, Furlani, a dispetto della sua età, porta con sé già molte esperienze professionali significative nel mondo finanziario come analista alla Lehman Brothers e nelle società di investimento Apollo Management, quindi Fondo Elliott. Oggi è Ceo di AC Milan. È lui l’artefice del salvataggio del Milan dal baratro del fallimento cui sembrava destinato con l’imprenditore cinese Li Yonghong. Grazie al fondo Elliott, Furlani ha messo in sicurezza i conti del Milan, con RedBird Capital Partners di Gerry Cardinale ora l’obiettivo è riportare la società ai fasti del passato di club solido finanziariamente e vincente sotto il profilo sportivo.

È in questi anni difficili che si è intrecciato il suo lavoro con la grande passione per il calcio e per il suo Milan. La tifoseria milanista lo percepisce come un mix di competenza finanziaria e passione per il calcio. Con quali risultati sportivi? Da quando Furlani è entrato in Casa Milan, i rossoneri sono tornati in Champions dopo 7 anni di assenza ed hanno vinto il 19esimo scudetto dopo 11 anni di astinenza (2021/2022). Ora sono a caccia della seconda stella.

I risultati finanziari sono ancora più importanti. Secondo i dati della Deloitte Football Money League 2024, il Milan passa dalla 16esima posizione alla 13esima, toccando quota 385 mln di ricavi (+45% circa rispetto alla stagione 2021/22  quando i ricavi furono 265 mln).

Sempre sul fronte economico l’assemblea degli azionisti del Milan ha approvato il bilancio al 30 giugno 2023 registrando un utile di 6,1 mln di euro. Una netta inversione di tendenza rispetto ai -66 mln del 2022 e soprattutto il primo risultato positivo dal 2006, quando alla guida c’era Silvio Berlusconi.

Il diavolo è anche moda

La quarta maglia

La quarta maglia del Milan per la stagione 2023/24 è frutto della collaborazione innovativa con il brand streetwear di Los Angeles, Pleasures. Questa creazione unisce le audaci influenze punk, metal e grunge di Pleasures con la maestosità dell’architettura gotica di Milano, creando un connubio di stili distinti che promettono di far parlare di sé. Ciò che rende la nuova maglia unica è la sua presentazione in due versioni e colorazioni differenti: una scura e una chiara. Questi colori, rispettivamente l’immacolato e il nero, simboleggiano il passaggio dal tramonto all’alba.

Sympathy for the Devil

Il Milan ha lanciato anche una speciale capsule collection in collaborazione con i leggendari Rolling Stones. Cinque pezzi, tra cui magliette, felpa, borsa in tela e gym sack, incarnano l’iconica linguaccia dei Rolling Stones, tinteggiata di rossonero in un’armoniosa fusione tra la storia della band inglese e i colori del Milan. Le magliette presentano una menzione speciale al brano ‘Sympathy for the Devil’, richiamando l’iconico elemento del Diavolo, da sempre simbolo del club rossonero.

 

Gerry Cardinale

Il nuovo proprietario del Milan 

RedBird Capital Partners è una società di investimento privata che crea aziende ad alte potenzialità di crescita e fornisce soluzioni di capitale strategico a fondatori e imprenditori. Fondata nel 2014 da Gerry Cardinale, RedBird integra sofisticati investimenti di private equity con un mandato attivo di creazione di business che si concentra su tre principali settori verticali: Servizi Finanziari, Media & Intrattenimento, e Sport & Consumo Esperienziale. Nel corso dei suoi 30 anni di carriera nel settore degli investimenti, Cardinale ha collaborato con fondatori e imprenditori per costruire alcune delle più iconiche società ad alta crescita nei rispettivi settori.

RedBird ha acquistato il Milan per 1,2 mld di dollari nell’agosto del 2022, un asset che va ad aggiungersi ad un portfolio variegato con quote nel Fenway Sports Group (Liverpool FC, Boston Red Sox, Pittsburgh Penguins), nel Toulouse FC, nel Rajasthan Royals del cricket, nella scuderia Alpine di Formula Uno, nella nuova United Football League, nello YES Network, in SpringHill Company e in Skydance Media. L’azienda gestisce attualmente un patrimonio di circa 10 mld di dollari per conto di un gruppo globale di investitori istituzionali e family office blue chip.

 

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