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Ilva di Taranto, sempre più probabile l’arrivo di un commissario

L’Acciaieria di Taranto, una delle più grandi e storiche realtà industriali italiane, ha attraversato un percorso tormentato e tribolato nel corso degli anni, con una serie di eventi che ne hanno segnato profondamente la storia e il destino.

Tutto ebbe inizio nel lontano 1960, quando venne posata la prima pietra di quella che sarebbe diventata un’icona dell’industria siderurgica italiana. Nel corso degli anni successivi, l’impianto si sviluppò rapidamente, diventando un polo produttivo di rilevanza nazionale. Nel 1964, con l’attivazione del primo altoforno, l’Acciaieria venne inaugurata ufficialmente dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, segnando un momento di grande orgoglio per il Paese.

Tuttavia, nel corso degli anni successivi, l’Acciaieria di Taranto ha vissuto alti e bassi, passando da fasi di grande prosperità a periodi di crisi e difficoltà. Nel 1989, con la nascita di Ilva spa, l’impianto passò sotto il controllo del Gruppo Riva, segnando l’inizio di una nuova era. Tuttavia, già nel 2012, l’impianto fu oggetto di un’indagine giudiziaria denominata “Ambiente Svenduto”, che portò al sequestro degli impianti dell’area a caldo.

Le vicende giudiziarie si susseguirono negli anni successivi, con maxi-sequestri e provvedimenti cautelari che gettarono ulteriori ombre sul futuro dell’Acciaieria. Nel 2017, dopo un lungo iter, l’impianto venne assegnato ad ArcelorMittal, il colosso siderurgico internazionale. Tuttavia, anche questa nuova fase non è stata priva di ostacoli, con contrasti tra i soci e difficoltà nel trovare un accordo sulla governance e sulla gestione dell’impianto.

Nel 2021, con l’ingresso di Invitalia nel capitale sociale di AM InvestCo Italy, l’impianto cambiò nome in Acciaierie d’Italia, ma le tensioni e le incertezze sul futuro dell’azienda rimasero alte. Nel 2023, nonostante i tentativi di rilancio, ArcelorMittal e Invitalia non riuscirono a trovare un accordo sulla ricapitalizzazione e sull’acquisizione degli impianti, portando l’azienda sull’orlo del baratro.

Oggi, nel 2024, l’Acciaieria Tarantina si trova di fronte a una situazione critica, con uno scontro aperto tra il socio pubblico e gli investitori indiani. Mentre i dati della produzione restano al di sotto delle aspettative e i pagamenti per l’indotto sono in sospeso, si prospetta la possibilità di un’amministrazione controllata da parte di Invitalia, con il governo chiamato a intervenire per cercare nuove soluzioni e investitori che possano garantire un futuro sostenibile per una delle eccellenze industriali del nostro Paese.

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