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La Cgil ci riprova e prepara un nuovo referendum sul Jobs Act

maurizio landini cgil

La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (Cgil) si appresta a lanciare una serie di referendum abrogativi su licenziamenti individuali, precarietà del lavoro e appalti, mettendo nel mirino il Jobs Act e altre leggi che, a suo dire, minano i diritti dei lavoratori.

L’obiettivo della Cgil è chiaro: cambiare le leggi che considera sbagliate e proporre un modello sociale e di sviluppo che ponga al centro la dignità e la libertà delle persone. Il segretario generale Maurizio Landini ha criticato queste leggi definendole “balorde” e sottolineando che minacciano il futuro dei giovani, affermando che il lavoro deve essere dignitoso e che la precarietà deve essere eliminata.

La decisione di ricorrere ai referendum è stata presa durante un’assemblea generale, che ha dato il via libera alla segreteria per avviare il percorso. Si prevede che la formulazione dei quesiti e il numero dei referendum saranno definiti entro il 31 marzo, per poi procedere al deposito dei quesiti in Cassazione e alla raccolta delle firme necessarie (almeno 500.000) per poter andare al voto nella primavera del 2025.

La Cgil ha anche annunciato la possibilità di promuovere un referendum abrogativo sull’autonomia differenziata, una volta che il relativo disegno di legge verrà approvato definitivamente. Inoltre, il sindacato si impegna a contrastare il “premierato” e difendere la democrazia.

Questo percorso referendario sarà aperto al confronto e coinvolgerà anche il mondo delle associazioni che hanno già collaborato con la Cgil in passato. Nel frattempo, il sindacato continuerà la sua lotta per i diritti dei lavoratori, scendendo in piazza sia per questioni internazionali, come il cessate il fuoco a Gaza, sia per difendere il diritto di manifestazione e di sciopero, criticando le violente cariche delle forze dell’ordine sui cortei degli studenti.

La Cgil ha già intrapreso una simile strada nel 2016, con un referendum contro il Jobs Act, ma il quesito non fu ammesso. Tuttavia, il sindacato non si arrende e continua la sua battaglia per garantire i diritti e la dignità dei lavoratori italiani.

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