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Il Paradiso delle Signore: così è diventata una serie TV di successo (e un processo industriale)

È una delle serie di punta Rai con una media di 1,8 milioni di telespettatori e il 20,5% di share, e su RaiPlay oltre 73,5 milioni di Legitimate Streams (ascolti). Parliamo de “Il Paradiso delle Signore”, la serie daily in onda dal lunedì al venerdì in prime time su Rai 1 che da anni accompagna un grande pubblico di affezionati e che narra le vicende che si svolgono nel primo grande magazzino per signore a Milano a partire dagli anni Cinquanta.

Attualmente è in corso la sesta stagione che è ambientata a partire dal settembre 1964 e finirà nel maggio del 1965. “Il segreto del successo de ‘Il Paradiso delle Signore’ è che racconta il nostro Paese, la nostra storia, i nostri valori in modo semplice ma nello stesso tempo profondo”, ci ha spiegato Giannandrea Pecorelli, amministratore delegato di Aurora tv Banijay che produce la serie insieme a Rai Fiction e Rai Com. “Racconta quello che è successo in quegli anni dal punto di vista della cronaca, del costume, della politica, dei grandi avvenimenti, è un melò ma anche un racconto sociale. Mi piace molto il fattore nostalgia, non fine a sé stessa, ma la nostalgia che ti permette di riflettere su determinati periodi a distanza di tempo”.

Andata in onda per la prima volta nel 2015 in prima serata su Rai 1 per due stagioni, la serie è passata poi nel 2018 in prime time per “Un’intuizione del direttore generale della Rai, il direttore di Rai Uno e il direttore di Rai Fiction dell’epoca di utilizzare questo titolo per rinforzare un pomeriggio che da sempre sulla Rai era molto debole rispetto a Canale 5. Diciamo che la media pomeridiana di Rai 1 per anni è stata intorno al 12%, noi poco alla volta siamo arrivati al 20-22 anche con gli altri programmi della fascia intorno alle 16-18, cosa che all’epoca non esisteva”.

Un pubblico prevalentemente femminile del pomeriggio ma che ha conquistato anche altre fasce di pubblico: “Siamo visti tantissimo su Rai Play, su Rai Premium e all’estero, è molto popolare nei paesi nordici, nei paesi baltici, in Sud America e in Portogallo”. Non a caso “Il Paradiso delle Signore” è stato venduto in 70 paesi tra cui Siria, Iraq, America Latina, Giappone, Filippine, Finlandia, Spagna e Grecia: “In Grecia ha avuto un successo strepitoso, possia- mo dire che esportiamo la parte migliore del Made in Italy”.

Un grande sforzo produttivo, un impegno quotidiano per una serie che, per dare qualche numero, coinvolge oltre 500 attori tra fissi e piccoli ruoli (tra i principali Alessandro Tersigni, Roberto Farnesi, Vanessa Gravina, Flavio Parenti, Chiara Baschetti, Lucrezia Massari), 1800 comparse, da due a tre troupe che producono 40 minuti di girato ogni giorno e che permettono che ci sia una perfetta corrispondenza tra il giorno di messa in onda e il giorno raccontato nella puntata.

I set sono tutti ricostruiti e si trovano vicino a Roma, a Prima Porta, all’interno degli Studi Videa, circa 3500 metri di spazi coperti e circa 2000 scoperti: “Credo che sia uno dei pochi prodotti al mondo che abbia questa struttura ed è possibile grazie anche al grande impegno di Rai Fiction”, ha continuato Pecorelli, “all’inizio era una narrazione tutta orizzontale, poi ci siamo resi conto che potevamo sviluppare anche delle linee narrative con archi temporali anche stretti, delle mini storie come se fossero dei film tv. Ciascun personaggio riflette i diversi punti di vista riguardo gli avvenimenti dell’epoca, ci sono quelli più progressisti, quelli più tradizionalisti”.

Un’occasione, quindi, per rimandare alla memoria vicende che hanno segnato la storia del nostro Paese e della società dell’epoca: “Ci sono delle situazioni che sono più macroscopiche, il disastro del Vajont, l’uccisione di Kennedy, e altre che sono più legate alla nostra storia come poteva essere la morte di Coppi, l’affermazione di Gianni Rivera come calciatore, la prima Metropolitana a Milano, oppure dal punto di vista della moda l’avvento della minigonna. E poi i cambiamenti sociali, il percorso delle donne verso l’emancipazione, nel ‘56 essere commessa era già un punto di arrivo in un’Italia ancora contadina, avere una divisa, avere uno stipendio fisso era una grandissima conquista”.

E continua: “C’è un gruppo di sceneggiatori che lavora a tempo pieno e vari dialoghisti. La cosa che più voglio sottolineare è che anche dopo anni c’è molto entusiasmo, dal runner ai registi sono tutti molto partecipi e sono molto contenti quando il prodotto cresce, quando se ne parla, c’è molto spirito di collaborazione e volontà di fare sempre meglio. Sembra un po’ retorico ma siamo una grande famiglia, gli attori partecipano alla messa in scena, il lavoro con i registi è molto stretto, nascono amicizie, è una comunità di 250 persone”.

Giannandrea Pecorelli nel corso della sua carriera ha alternato l’attività di dirigente televisivo a quella di produttore cinematografico, ha una lunga esperienza di successi, come “Notte prima degli esami” di Fausto Brizzi, e avviato in Rai produzioni come “Don Matteo”, una delle punte di diamante della rete ammiraglia, “Un medico in famiglia” e “Incantesimo”. Con “Il paradiso delle signore” ha voluto omaggiare i suoi genitori: “I miei genitori facevano parte di quella generazione che ha partecipato al boom economico cominciato con le migrazioni interne, quando le famiglie del sud si spostavano al nord, uno degli argomenti che abbiamo affrontato nella serie. Secondo me era un’Italia in cui si credeva molto in determinati valori e prospettive, che è poi la generazione che si scoprirà delusa negli anni 70, quella raccontata da Ettore Scola in ‘C’eravamo tanto amati’”.

Pecorelli è da sempre interessato alle storie legate al nostro Paese, “non ho mai disdegnato il nazional popolare, mi incuriosisce raccontare la nostra storia, lo abbiamo fatto attraverso la produzione di docufiction e documentari con Rai Fiction, come quella su Paolo Borsellino, o quella su Aldo Moro, “Il Professore”, di cui sono molto fiero perché mostriamo un punto di vista inedito rispetto all’infinita produzione cinematografica e televisiva dedicata alla sua tragica vicenda, quello appunto di professore universitario”.

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