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Noi, maestre dell’illustrazione e dei cartoni animati per Rai Kids

Il canale “verticale” della Rai dedicato ai bambini produce alcuni tra i titoli più amati dai più piccoli, confermandosi asset strategico per tutto il settore: oltre l’85% delle visualizzazioni on demand dei programmi di tutti i canali “kids” italiani avviene su Rai Play. “Siamo una squadra riconosciuta a livello internazionale: ‘Pimpa’, ‘Winx Club’ e ‘TopoTip’ sono alcuni dei nostri cult che ci rendono leader incontrastati”. Ne parliamo con Annita Romanelli, Annalucia Pisanelli, Federica Maggio, Annalisa Corsi e Valentina Mazzola

Rai Kids, con il sostegno all’industria e la valorizzazione dei talenti nazionali, è il motore dell’audiovisivo italiano per ragazzi, e valorizzazione dei talenti nazionali e ne ha accompagnato la crescita negli ultimi decenni. Produce e co-produce oltre 50 titoli l’anno, tra nuovi progetti e prodotti in corso d’opera, e collabora con circa 40 società nazionali.

Gli investimenti Rai sono costanti ed in crescita dal 2019 ad oggi. Nel 2023, oltre l’85% delle visualizzazioni on demand dei programmi di tutti i canali kids italiani, avviene su Rai Play, con una crescita di Rai Yoyo del 28% sul 2022. Rai Yoyo è anche il canale per bambini leader negli ascolti, con una media di share di oltre il 10% nella fascia 4-7 anni. A stazionare in vetta alla classifica dei titoli più visti ci sono le serie: Winx Club, Hello Kitty, Pimpa, TopoTip e Pinocchio & Friends.  L’ultima novità, in onda su Rai Yoyo e in streaming su Rai Play, è la seconda stagione di Nina & Olga, serie animata prescolare, distribuita in tutto il mondo, coprodotta da Rai Kids, Enanimation e dall’australiana Kreiworks.

Annita Romanelli

«Ho potuto seguire da vicino questo percorso di crescita che ha portato l’animazione italiana ad essere oggi fortemente riconosciuta a livello internazionale», ci racconta Annita Romanelli, responsabile dell’Unità di Produzione e Coproduzione di serie in Animazione e Live Action di Rai Kids, «una realtà consolidata che, peraltro, oggi parla molto al femminile: nei temi e nei personaggi delle storie animate, con protagoniste lontane dagli stereotipi e molto contemporanee; nel processo produttivo, con figure tecniche sempre più specializzate; nell’ambito creativo, con moltissime autrici donne; nelle figure chiave dell’iter commerciale, sempre più incisive e autorevoli in un mercato altamente com- petitivo». Un percorso che due produttrici (Annalucia Pisanelli e Federica Maggio), un’art director (Annalisa Corsi) e una sceneggiatrice (Valentina Mazzola), di grande talento, raccontano a Fortune Italia Entertainment alla luce della propria esperienza professionale. Rai Kids è l’unica realtà che investe nell’animazione, un’anomalia europea. Per dare ulteriore slancio all’industria di settore era necessario l’intervento del legislatore per introdurre sottoquote di programmazione e di investimento per le televisioni private.

Nei giorni scorsi invece è arrivata la brutta notizia: il Consiglio dei Ministri, nella revisione del Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi (TUSMA), ha eliminato drasticamente la possibilità di introdurre sottoquote. Secondo Cartoon Italia, l’Associazione nazionale dei produttori di animazione, è una decisione che condanna al soffocamento il comparto dell’animazione italiana. «Non comprendo la scelta del Governo di mettere in ginocchio un comparto industriale che consta di oltre 50 aziende che dà lavoro a seimila giovani con un’età media tra i 20 e i 30 anni», ha dichiarato Maria Carolina Terzi, Presidente di Cartoon Italia.

Annalisa Corsi

Ha notato nel corso degli anni una maggior presenza di figure femminili nell’ambito in cui lavora?

Sicuramente negli ultimi anni c’è stato un incremento di figure femminili, non so dire se sia dovuto alla sensibilizzazione sui diritti delle donne. Quando ho iniziato a lavorare nei primi anni 90 ho avuto la fortuna di confrontarmi con nomi importanti e subito con Rai. Si sono affidati alla mia arte. Anche quando Marco Bellocchio mi ha scelto per lavorare al suo “L’ora di religione” non si è posto la questione di genere, ha valutato il mio lavoro».

Esiste una maggior sensibilità femminile secondo lei nel mondo dell’illustrazione?

Credo che esistano sensibilità femminili e maschili che si mescolano. Il pubblico non si pone queste domande, fruisce dell’opera cinematografica o televisiva nella sua totalità. Poi ci sono delle eccezioni. Per esempio, dietro il successo del film d’animazione “Spider-Man: Un nuovo universo” (2018) c’è il tocco di una disegnatrice come Sara Pichelli, una character designer che ha dato una freschezza nuova a un eroe maschile.

Com’è cambiato il mestiere dell’illustrazione?

Sicuramente c’è più fermento, più competizione, maggior confronto e possibilità di crescita. È più stimolante e gli stimoli arrivano da ogni parte. La contaminazione è cresciuta: si lavora con l’illustrazione per il teatro, l’animazione, la tv, il documentario e le mostre. La trasversalità è un aspetto fondamentale nel nostro ambito.

La produzione animata in Italia avrebbe bisogno di maggior slancio?

Avremmo bisogno di più intraprendenza produttiva e di un numero maggiore di interlocutori con cui dialogare. Rai non può essere l’unico. C’è stato il caso Zerocalcare con la sua serie, ma non basta.

Anna Lucia Pisanelli

È in aumentato il numero delle produttrici nell’industria dell’animazione italiana?

Sicuramente c’è stato un cambiamento di ruoli negli ultimi vent’anni nelle case di produzione. Nel dopoguerra la pubblicità dava linfa al settore, c’era Carosello e una grande emittente che ha lanciato Bruno Bozzetto, Emanuele Luzzati, Guido Manuli e Osvaldo Cavandoli. Produt- tori, autori e animatori erano uomini, le donne ricoprivano ruoli secondari, facevano per lo più le coloriste. Negli ultimi anni grazie a Rai Kids e al tax credit, il settore è cresciuto e si è trasformato. Dentro nuove realtà produttive le donne hanno assunto posizioni manageriali, sono diventate produttrici. Hanno cominciato a farsi sentire.

Chi si è distinta in primis?

La prima produttrice dell’animazione italiana è stata Maria Fares di Lanterna Magica, che ha prodotto tra gli altri film come “La freccia azzurra” e “La gabbianella e il gatto”. Oggi c’è quasi più presenza femminile che maschile in ambito produttivo. Le donne si occupano anche di storyboard, di character designer e background. Nella regia c’è ancora un gap, anche se negli ultimi anni ho notato con piacere i primi nomi di giovani ragazze.

Di cosa ha bisogno la produzione animata italiana per crescere?

Sono stati fatti dei passi da gigante grazie a Rai, al tax credit e alla legge sul cinema, ma siamo l’unico comparto in Europa in cui vige ancora il monopolio nonostante ci siano 22 canali tv dedicati ai ragazzi. Solo Rai investe in cartoni animati, e ci si limita perlopiù a serie tv prescolari. Per dare slancio all’animazione sarebbe indispensabile che il legislatore indichi una sotto quota riservata all’animazione negli obblighi d’investimento delle piattaforme. Competiamo senza problemi per tecnologia e creatività, ma non possiamo avere un unico interlocutore. L’Italia è l’unico paese che ha questa anomalia. C’è bisogno di una volontà politica per far evolvere questo settore.

“Francesco” .

Valentina Mazzola

Il numero delle sceneggiatrici è aumentato nel tempo secondo la sua esperienza?

Non ho percepito una grande differenza da quando ho cominciato. Quando funzioni lavori, non c’è disparità tra maschi e femmine. Noi sceneggiatrici siamo per lo più comunicatrici per l’infanzia, quindi è un po’ un mondo che appartiene alle donne. In Giunti, per esempio, sono quasi tutte donne. Anche in Studio Bozzetto gli interni sono sei uomini e sei donne. La direttrice dell’Academy Rainbow mi diceva che moltissime ragazze si stanno buttando sull’animazione e gli effetti visivi. In generale stiamo assistendo a un cambiamento. C’è fermento.

È cambiato il modo in cui approcciare alle storie con i mutamenti sociali in atto?

Scrivendo prodotti animati, come serie tv che si rivolgono ai bambini, l’attenzione deve essere capillare. Sentiamo una grande responsabilità. C’è una certa attenzione verso la parità di genere, spesso però il maschio viene rappresentato come un imbecille. In tanti cartoon, si guardi anche a prodotti famosi come “I Simpson” e “I Griffin”, il padre quasi sempre è poco affidabile o si perde in un bicchiere d’acqua, e la responsabilità ricade sulla più piccola di casa, si veda Lisa Simpson. Questo è un aspetto che non fa bene a entrambi i sessi.

Che cosa la preoccupa?

Il bambino maschio che guarda la serie viene rappresentato da personaggi stupidi, mentre la femmina si sente sempre responsabilizzata. Maschi e femmine non sono in lotta. Purtroppo è la cultura dominante, ancora intrisa di patriarcato, che detta le regole. Dobbiamo cercare di liberarcene. E le donne a volte sono portatrici di questo retaggio, anche io a volte mi sento in colpa quando non faccio i letti a casa.

Come vede il futuro dell’animazione italiana?

Sono ottimista. Non è vero che all’estero sono più bravi di noi: abbiamo competenze in ogni comparto. Produciamo molte serie tv, dovremmo puntare di più sul cinema e su prodotti per adulti. L’animazione ha la stessa dignità del cinema dal vero, peccato che venga considerata una Cenerentola.

Federica Maggio

Gli uomini dominano ancora nell’industria dell’animazione italiana?

Ho trent’anni di esperienza. Enanimation fa eccezione, è sempre stata un’azienda al femminile, e una delle poche realtà che al suo interno ha un regista donna, Lisa Arioli. In generale mi sembra che ci sia ancora uno strapotere maschile quando si parla di regia, di supervisione e di colonne sonore, mentre in ambito produt- tivo le donne hanno preso piede. Forse perché abbiamo più capacità gestionali. Negli ultimi due o tre anni ci è stata data più fiducia anche come storyboarders. Quando ho cominciato io facevamo solo manovalanza: a fare le coloriste su acetato erano solo donne.

A cosa si deve questo cambiamento?

Le discussioni sul gender in ambito sociale ci hanno aiutato. Le donne hanno più peso in ambito lavorativo. Prima erano relegate alla casa e alla famiglia. Adesso si punta alla parità di mansioni. Oggi c’è più equilibrio tra uomini e donne. Anche se c’è ancora strada da percorrere.

Quali devono essere i prossimi step?

Esiste un approccio creativo tra uomini e donne differente, e va bene così, non ce n’è uno migliore: a seconda del progetto ci sta meglio un punto di vista o l’altro. Per dovere sociale occorre però avere delle figure femminili che ricoprano ruoli generalmente “maschili” e che percepiscano il medesimo stipendio per le medesime mansioni. In aziende piccole la differenza salariale non si percepisce, in grandi realtà oggettivamente esiste, eccome.

Come sta l’animazione italiana rispetto ai competitor?

Siamo cresciuti molto negli ultimi 15 anni. Ci sono tante aziende giovani e molte scuole che funzionano bene. Il numero di persone che lavorano nel settore dell’animazione si è ingigantito: dentro Cartoon Italia siamo 42 aziende, tra piccole, medie e grandi. Quindici anni fa eravamo quattro amici al bar. Grazie al credito d’imposta introdotto qualche anno fa il settore è cresciuto. Il sistema italiano funziona ed è florido, ma c’è un solo un produttore. Non può esserci solo Rai. Il sistema ha bisogno di investimenti da parte di altri player. Solo in questo modo possiamo assistere a un salto industriale.

 

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