NF24
Cerca
Close this search box.

Content creation economy: l’impatto sull’economia italiana

La Content creation economy rappresenta un fenomeno di notevole importanza anche per l’Italia. Lo dicono giro d’affari e numero di persone che trovano occupazione in questo che possiamo considerare a tutti gli effetti un settore dell’economia digitale per certi versi ancora largamente inesplorato. Questo comparto non solo genera un valore significativo, ma ha anche un impatto profondo sulla società italiana, influenzando i modelli di lavoro, i consumi e la struttura stessa della nostra economia.

La Content creation economy oltre a generare ricchezza promuove anche l’imprenditorialità e la creazione di nuovi posti di lavoro. In un momento in cui l’Italia cerca di rafforzare la competitività del sistema Paese, la creator economy offre opportunità di innovazione e di sviluppo imprenditoriale, contribuendo così alla crescita economica complessiva.

Inoltre, la creator economy abbraccia una vasta gamma di attività, dalla produzione di video e podcast, all’arte digitale, ai corsi online. Questa diversificazione consente a individui provenienti da diversi settori e background di monetizzare le proprie passioni e abilità, creando opportunità di reddito.

Sono le piattaforme social come YouTube, Instagram, TikTok, a consentire poi ai creator di raggiungere un’audience globale e diversificata, ampliando le opportunità di mercato.

C’è poi l’impatto significativo anche sul piano sociale. Perché, piacciano o no, la Content creator economy sta influenzando i modelli di lavoro e ridefinendo il concetto stesso di impiego. I creator, spesso giovani o giovanissimi, hanno la possibilità di guadagnare denaro creando e distribuendo contenuti digitali, democratizzando l’accesso al mercato e al lavoro. Questo fenomeno promuove l’innovazione e l’autoimprenditorialità, consentendo ai protagonisti di questo settore di realizzare le proprie aspirazioni professionali.

Spesso i produttori dei contenuti digitali sono all’avanguardia dell’innovazione e della creatività, spingendo i limiti delle tecnologie digitali e sperimentando nuove forme di espressione artistica e narrativa. Grazie alla loro capacità di intrattenere, educare e coinvolgere il pubblico, i content creator hanno il potenziale per influenzare opinioni, comportamenti e tendenze culturali, contribuendo così alla formazione di una società più aperta e inclusiva.

L’incontro del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i creator digitali al Quirinale (nella immagine in evidenza) rappresenta un riconoscimento dell’importanza di questo fenomeno. Il dialogo aperto dal Capo dello Stato evidenzia il potenziale dei creator nell’educare e coinvolgere il pubblico su temi importanti, come ad esempio la conoscenza della Costituzione italiana.

Perché la responsabilità di preservare e valorizzare i fondamenti della democrazia spetta non solo agli istituti governativi, ma anche ai creator stessi. È fondamentale promuovere la qualità, l’etica e la diversità nel settore, lavorando insieme per garantire un ambiente online sicuro, responsabile e inclusivo per tutti.

Ovviamente non tutto quello che accade nel perimetro della Content creation economy e tra i creator è bello, è etico, è legale.

Di recente la Commissione europea, in collaborazione con le Autorità garanti dei consumatori di vari Stati, ha condotto un’indagine volta a monitorare la condotta online di influencer attivi in diversi settori, tra cui fashion, lifestyle, beauty, food, viaggi e fitness/sport. L’obiettivo principale era valutare quanto fosse trasparente la pubblicità nei post degli influencer sui social media. I risultati sono stati sorprendenti e hanno sollevato importanti questioni etiche e legali riguardanti la trasparenza e la tutela dei consumatori. Senza scomodare il Pandoro-gate della signora Chiara Ferragni, diventata il lavacro in cui tutti hanno cercato di ripulire le coscienze, su un campione di 567 influencer monitorati a livello europeo, è emerso che il 97% ha pubblicato post aventi contenuto commerciale, ma solo il 20% li ha segnalati come inserzioni pubblicitarie. Questo solleva dubbi sulla trasparenza delle pratiche commerciali degli influencer e sulla loro responsabilità nel rendere chiara la natura commerciale dei loro contenuti.

In particolare, il 38% degli influencer che ha segnalato la natura commerciale dei post non ha utilizzato le ‘Platform labels’ messe a disposizione dai social network, preferendo diciture diverse come “collaborazione” o “partnership”, il che potrebbe confondere i consumatori riguardo alla natura commerciale del contenuto.

Un’altra problematica emersa dall’indagine è che il 40% degli influencer ha pubblicato post relativi ai propri prodotti, servizi o marchi, ma solo il 60% di loro ha segnalato in modo coerente la natura pubblicitaria di queste comunicazioni. Questo solleva dubbi sulla coerenza e sulla trasparenza delle pratiche pubblicitarie degli influencer.

È preoccupante notare che solo la metà degli influencer dichiara ufficialmente di svolgere l’attività come professione, il che solleva questioni legali e fiscali. In Italia più di una inchiesta, soprattutto delle Fiamme gialle, evidenziano che spesso molti influencer che incassano importanti risorse dal loro lavoro, sono pressoché sconosciuti al fisco.

Fisiologiche pratiche criminali in campo fiscale? O comportamenti patologici? Non è mai intelligente criminalizzare interi settori dell’economia o gruppi di interesse piuttosto che isolare le mele marce. C’è una questione di trasparenza e responsabilità degli influencer nei confronti dei consumatori e del fisco che certo va affrontata. In Italia, sono state adottate misure per affrontare questa problematica, come la Digital Chart dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria e le Linee-guida dell’Autorità garante delle comunicazioni, volte a garantire il rispetto delle disposizioni del Testo unico da parte degli influencer. Tuttavia, sembra che ci sia ancora molta reticenza da parte degli influencer nel segnalare la natura pubblicitaria dei propri post. Ma sappiamo tutti bene che solo attraverso la cooperazione tra influencer, brand e autorità di regolamentazione sarà possibile garantire una maggiore tutela dei consumatori e un ambiente online più etico e trasparente.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.