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Barberino’s, una startup italiana alla conquista di New York

Sono passati 110 anni da quando il bisnonno di Michele Callegari, Giovanni, si è trasferito negli Stati Uniti diventando barbiere, conosciuto come ‘Barberino’. Più di un secolo dopo il nipote, co-fondatore e Ceo della catena Barberino’s (appunto) ha deciso che valeva la pena tentare nuovamente la traversata: per questo a febbraio la catena di saloni da barbiere della startup (che ne ha già aperti 18 in Italia e fattura 4,3 mln di euro) è sbarcata tra Rockefeller Center e Upper East Side, al 520 di Madison Avenue, a New York. Anche stavolta sarà un barbiere italiano a guidare il salone, che intanto dovrà anche formare nuovi professionisti statunitensi. Callegari racconta che ora la difficoltà maggiore da gestire è il fuso orario.

L’intervista

Come sta andando il nuovo salone?

Siamo partiti subito bene. Nel 2018 un giornalista del Wall Street Journal pubblicò un lungo articolo su di noi dopo averci scoperto per caso a Milano. Da quel momento siamo diventati meta di pellegrinaggio per molti americani in Italia. Molti di loro vivono a New York e saputo della notizia sono passati subito a trovarci. Le difficoltà sono legate soprattutto al fuso orario. Avendo negozi aperti 7 giorni su 7 per 10 ore al giorno ora che siamo in due continenti non tramonta mai il sole. La gestione dell’operatività sta vivendo un momento di stress importante. Ma siamo sempre pronti ad adattarci.

Avete anche creato un progetto di apprendistato.

Questa nuova iniziativa lanciata in occasione dell’arrivo in Usa si pone nel solco di un approccio al lavoro votato alla crescita, al continuo aggiornamento e alla valorizzazione del Made in Italy. I barber italiani potranno fare un’esperienza di lavoro e formazione a Manhattan, mentre quelli statunitensi vivranno la stessa opportunità in Italia. Come Barberino’s ci occuperemo dei permessi necessari e metteremo a disposizione le barber house, gli alloggi appositamente creati per lo scambio.

Tra fatturato e raccolta di capitali, che obiettivi avete per il 2024?

Intendiamo raddoppiare la presenza a New York per poi lavorare, nella seconda parte dell’anno, alla raccolta di capitali per potenziare la presenza sul territorio. In Italia abbiamo raddoppiato i ricavi portandoli da circa 2 mln di euro nel 2021 a 4,3 nel 2023. Il 2024 segna l’inizio del nostro percorso internazionale: entro fine anno ci aspettiamo che  il 20% dei nostri ricavi venga generato al di fuori dell’Italia e che questa percentuale cresca.

L’ultimo round da 3 mln è di due anni fa, ne arriverà presto un altro?

Sì ma prima dobbiamo lavorare bene a New York, dimostrare che questo brand è vincente anche qui, capire su cosa dobbiamo insistere e se e cosa dobbiamo cambiare. Non appena avremo in mano la ‘formula aggiornata’ allora punteremo ad una nuova raccolta finalizzata alla crescita nel mercato americano (sia lato servizi con nuovi punti vendita sia lato prodotti attraverso e-commerce e wholesale). L’ammontare dipenderà dal tipo di strategia che finalizzeremo una volta completata la fase pilota ma verosimilmente sarà più grande del precedente. Barberino’s si pone come un vero e proprio simbolo del Made in Italy in grado di unire l’innovazione e la tradizione di un sapere antico e tutto italiano: si tratta di caratteristiche attrattive per gli investitori.

Un’ultima curiosità: anche in America i barbieri chiudono di lunedì?

No, New York è la città che non dorme mai. Figuriamoci il lunedì.

Gli investitori

Il round di investimento del 2022 da 3 mln di euro ha visto l’ingresso in società del Fondo Rilancio Startup gestito da CDP Venture Capital Sgr; Francesco Pinto, chairman e co-founder di Yamamay, che è entrato a far parte del board come presidente non operativo; l’ex calciatore Claudio Marchisio, nuovo brand ambassador di Barberino’s; Eric Malka, founder di The Art of Shaving che sta supportando il management per l’internazionalizzazione e lo ‘sbarco’ negli USA.

 

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