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Sergio Mazzucca, il gioielliere che sfida la casta

Protagonista di questa storia è il riscatto sociale, ovvero la determinazione di affrancarsi da una condizione fatta di precarietà e di sopravvivenza, piuttosto che di esistenza dignitosa.

Guidato dalla volontà di affermarsi, Sergio Mazzuca oggi è imprenditore di successo che con le sue gioiellerie e i suoi laboratori dà lavoro a decine di calabresi. ‘Un ragazzo d’oro’ è il titolo del libro autobiografico scritto nel momento in cui ha rischiato di perdere tutto a causa di Covid-19, quando fu ricoverato in terapia intensiva in condizioni disperate. In quei terribili momenti, dominati dalla paura, dall’incertezza e lontano dall’affetto della sua famiglia, Sergio ha idealmente ripercorso i passi che lo hanno portato a quel riconoscimento sociale, a quella affermazione a cui aspirano coloro che nascono e crescono in condizioni svantaggiate.

Via Popilia è da sempre considerata uno spartiacque tra la Cosenza bene, l’élite e le classi sociali meno abbienti. Un quartiere su cui però si sono abbattuti troppi pregiudizi, “che finivano per livellare tutto e creavano un solco profondo che divideva ma soprattutto escludeva”, ricorda Sergio nel suo libro.

Ma sono stati proprio gli anni vissuti in quel quartiere a forgiare il suo carattere, ad innestare in lui, che in realtà voleva fare il pompiere, quel coraggio che lo ha portato a diventare un imprenditore affermato. Una strada in salita che ha percorso con umiltà e generosità. Ha iniziato come rappresentante di gioielli ma una voce dentro di lui, l’ardore e la passione per quel mondo scintillante, lo hanno spinto ad aprire il suo primo punto vendita insieme alla moglie Stefania, sua compagna di viaggio. Si è dovuto scontrare con quella che a Cosenza era considerata la ‘casta’ dei gioiellieri, impenetrabile soprattutto per un ragazzo poco più che ventenne e di umili origini. Ma Sergio ha per sua stessa natura un forte piglio imprenditoriale.

Ed ecco la ‘rivoluzione’: rende accessibile e democratica la gioielleria, un luogo fino a poco tempo prima esclusivo e riservato a pochi. Inizia il suo successo, fatto di incontri importanti e determinanti. Quello con Gerardo Sacco, maestro indiscusso dell’arte orafa calabrese che ha riconosciuto in Sergio grande professionalità perché “capace di tracciare – come lui stesso afferma –  la sintesi del mercato di riferimento anticipando stili e gusti”. E poi la svolta nel ‘97 con la famiglia Damiani da cui ottiene l’esclusiva per un marchio prestigioso. Toccante la testimonianza del cavaliere Guido Damiani: “Fin dai primi incontri abbiamo potuto rilevare le molte peculiarità che lo rendevano affine al nostro modo di pensare alla gioielleria. Sergio non è solo ambasciatore dei nostri prodotti ma un vero e proprio partner e un caro amico”.

Ha vinto stereotipi, pregiudizi e diseguaglianze sociali ma se gli chiediamo cosa per lui conti davvero oggi, il nostro protagonista non ha alcun dubbio: “Durante i 27 giorni di ricovero, mentre l’unico rumore era quello del mio respiro affannoso, ho compreso che l’essenza della vita, ciò che restituisce valore e dignità ad ogni esistenza, sono le nostre radici che custodiscono la linfa di cui ci nutriamo ogni giorno. Sono un uomo fortunato, fiero di ciò che ho costruito e appagato dell’amore che mi circonda”.

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