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Il sogno europeo di Samantha Cristoforetti

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Velasco25 Articolo

L’ultima missione assegnata alla prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia spaziale europea si svolge sulla Terra: da inizio anno Samantha Cristoforetti è a capo del progetto Low Earth orbit (Leo) cargo return service. L’iniziativa dell’Esa serve a sviluppare un servizio di ‘consegna merci’ dalla Terra alle stazioni spaziali del futuro e viceversa. Un veicolo che dovrà anche essere compatibile con un’eventuale futura evoluzione verso il trasporto di equipaggio. Realizzato il sogno di diventare astronauta, ora Cristoforetti sogna un’astronave europea. Nel 2030, con la Iss in pensione e l’arrivo di stazioni private, avere una soluzione per il trasporto in orbita rappresenterà una delle poche possibilità di contare su una merce di scambio che assicuri all’Europa un accesso allo Spazio. Altrimenti, spiega Cristoforetti, bisognerà pagare.

L’intervista

Il posto dell’Europa sulla Iss non è gratuito. Quale sarà l’importanza del cargo return service?

Il progetto è nato a novembre 2023 in un incontro a livello ministeriale tra gli Stati membri dell’Esa, da una proposta alla quale anch’io ho contribuito lo scorso anno. Una proposta sulle ambizioni dell’Europa. Ora è arrivato il primo step, mi auguro, di qualcosa di più grande, con l’approvazione della fase 1 di questo veicolo cargo. Gli Stati membri hanno riconosciuto l’importanza di questa iniziativa, considerato che i tempi stanno cambiando. Lo Spazio è tante cose: servizi, satelliti, telecomunicazioni, scienza. Però è anche esplorazione, quello che forse colpisce di più l’immaginario collettivo: attività in orbita terrestre e, in prospettiva, Luna e Marte, con precursori robotici e successivamente esseri umani. Nell’orbita bassa terrestre siamo partner della Stazione spaziale internazionale da più di venti anni, una cosa che diamo per scontata. Abbiamo potuto sfruttare le capacità di altri partner che noi non abbiamo mai sviluppato, tutto in un rapporto di scambio. Continua ad essere così, anche se in questo momento non abbiamo cose da scambiare, tranne i contributi all’esplorazione lunare nella partnership con la Nasa che ci permettono di far volare circa una volta all’anno un nostro astronauta e portare i nostri esperimenti in orbita.

Nel 2030 però la Iss va in pensione…

E ci sarà la transizione verso operatori privati, aziende legittimamente interessate ai propri profitti. E potremmo trovarci a tornare indietro, a venti anni fa, quando per andare nello Spazio pagavamo. Non avrebbe senso. Da qui nasce questo progetto. Sviluppare un veicolo di rifornimento cargo per poter dire: ‘Io ti porto a destinazione alcune tonnellate di carico, e tu in cambio mi fai volare astronauta ed esperimenti’. La cosa importante è che il veicolo sarà in grado di tornare sulla Terra, una capacità che non abbiamo mai avuto in Europa. Mi auguro che questo step sia il primo passo per un veicolo da equipaggio. Portare un astronauta nello Spazio ormai è una partita aperta anche a Cina, India, attori privati. È ora che anche in Europa mostriamo queste capacità. Mi è stato chiesto di prendere la leadership del team che ha gestito il procurement e la preparazione della call for proposal, fino alla negoziazione dei contratti firmati recentemente.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2024.

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