“Io mi sento un pasticcere che cucina”. Andrea Tortora, classe 1986, nasce in una famiglia di pasticceri da laboratorio da quattro generazioni. “Ho iniziato facendo il cuoco”, dice. Nel mezzo tante esperienze all’estero, fino all’incontro definitivo: quello con Norbert Niederkofler. Al St. Hubertus ha iniziato facendo la gavetta. Per molto tempo un esecutore, afferma di aver potuto liberare la fantasia solo quando è diventato primo pasticcere.
“È solo a quel punto che ho trovato la mia cifra, per me il processo creativo in pasticceria è un intreccio di obbedienza e libertà”. Nell’interpretare la filosofia ‘Cook the Mountain’, Tortora di personalità ne ha messa molta, giungendo alla conclusione che fosse importante valorizzare l’ingrediente, semplificando. “Un piatto diventa perfetto quando non ho più nulla da togliere”, ma avverte anche che “semplice non vuol dire facile”. Essenzialità anche nella produzione dei lievitati, che escono con l’etichetta AT Pâtissier, brand personale con base Milano, grazie al quale Tortora si è lanciato anche nel mondo delle consulenze. All’inizio solo pandoro e panettone classici, oggi concede qualche digressione golosa, come cioccolato o albicocca.
