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Draghi: fiduciosi sull’Italia ma servono fatti

Fiducia, in attesa che le parole diventino fatti. Il presidente della Bce, Mario Draghi, in audizione al Parlamento Ue, parla dell’Italia come non aveva mai fatto prima. Il messaggio è sufficiente esplicito, ed è rivolto al nuovo Governo. “Così come la nostra funzione, anche la nostra missione e il nostro mandato non sono volti a proteggere i bilanci nazionali”, premette, prima di parlare degli effetti che la fine del Qe potrebbe avere per il Paese. “Detto questo, siamo fiduciosi che l’economia si stia rafforzando e che la riduzione degli acquisti di titoli sia mitigata da altre misure di politica monetaria cosicché l’espansione monetaria rimarrà ampia”. Per altro, osserva, “abbiamo visto la reazione dei mercati alla nostra decisione ed è stata tutt’altro che drammatica”. Poi il giudizio, sospeso, sulle linee di politica di bilancio del nuovo governo in Italia: “Dobbiamo vedere i fatti prima di esprimere un giudizio, i test saranno i fatti, finora ci sono state le parole e le parole sono cambiate”.

Indicazioni importanti anche sul piano delle valutazioni sull’area Euro. “La nostra fiducia sulla dinamica dell’inflazione sta anch’essa aumentando“, dice, assicurando comunque che “la fine attesa degli acquisti netti di titoli a dicembre 2018 non significa che la nostra politica monetaria cesserà di essere espansiva”. Draghi guarda anche, se non soprattutto, alle decisioni politiche. “In questi tempi di aumentate incertezze globali, è più importante che mai che l’Europa resti unita“, scandisce, ricordando che i rischi al ribasso allo scenario delineato dalla Bce “derivano principalmente dalla minaccia di un maggior protezionismo”.

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