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Riserve in oro, pdl Borghi contro ‘proprietà di Bankitalia’

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Una proposta di legge per dare una “interpretazione autentica” della normativa sulle riserve auree nazionali. Un solo articolo per rispondere a una precisa domanda: di chi è la proprietà? Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, non ha dubbi: appartengono allo Stato. E la Banca d’Italia che ne conserva la maggior parte nei suoi segretissimi caveaux? A suo giudizio, il ruolo di via Nazionale è quello di gestirle e detenerle “ad esclusivo titolo di deposito”. La proposta è stata presentata il 6 agosto e consiste, appunto, in un’interpretazione del “secondo comma dell’articolo 4 del testo unico delle norme di legge in materia valutaria, di cui al decreto del presidente della Repubblica 31 marzo 1988, n. 148”.

Come spiega lo stesso Borghi nella relazione introduttiva “il tema della proprietà delle riserve auree nazionali, sebbene inconfutabile nel cuore di ogni cittadino italiano, è carsicamente apparso nella discussione parlamentare come un tema di dibattito, specie dopo l’avvento del sistema bancario europeo e lo stratificarsi della normativa che, unitamente all’intenso dibattito dottrinale, ha finito col rendere la Banca d’Italia un ircocervo giuridico”. “Visto il diffuso dibattito circa l’asserita presenza di un vulnus normativo, se non addirittura una vera e propria errata interpretazione, si rende necessario – osserva il presidente della commissione Bilancio – riportare l’esegesi della normativa nazionale, in conformità con quella euro-unitaria, in una situazione di certezza e chiarezza”.

Quanto il tema sia controverso lo dimostra anche quanto si legge sul sito dell’istituto di via Nazionale in proposito. “La Banca d’Italia – è scritto nella sezione appositamente dedicata – detiene e gestisce le riserve nazionali in valuta e oro. L’ordinamento assegna la proprietà
delle riserve alla Banca d’Italia”. Un’interpretazione molto diversa da quella che propone Borghi. Che, facendo riferimento a “quanto dispone l’articolo 4, secondo comma, del testo unico” osserva che la Banca d’Italia “provvede in ordine alla gestione delle riserve ufficiali, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 31 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea”.

Per il deputato leghista, dunque, “fermo restando il rispetto degli obblighi internazionali derivanti da trattati, la disposizione relativa all’attività di gestione non appare sufficientemente esplicita nel sottolineare la permanenza della proprietà delle riserve auree allo Stato italiano e una specificazione su questo punto si rende necessaria, vista la natura ibrida assunta dalla Banca d’Italia nel corso degli anni, in conseguenza dei numerosi interventi legislativi stratificatisi”.

La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Il quantitativo totale di oro detenuto dall’istituto, a seguito del conferimento di 141 tonnellate alla Banca centrale europea, è pari a 2.452 tonnellate (metriche); è costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e, per una parte minore, da monete. L’oro dell’istituto è custodito prevalentemente nei caveaux della Banca d’Italia e in parte all’estero, presso alcune banche centrali.

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