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Lettera Tria a Bruxelles, giù debito con dismissioni

tria ue

Il Governo ritiene che le ragioni già esposte nel corso del precedente scambio di informazioni con Bruxelles “mantengano tutta la loro validità anche dopo aver attentamente valutato le argomentazioni contenute nel parere da voi trasmesso”. E’ questa la formula scelta dal ministro dell’Economia Giovanni Tria per spiegare alla Commissione Ue, nella lettera che accompagna la nuova versione del Dpb, la scelta di non cambiare i fondamentali della manovra.

Il ministro, poi, conferma la necessità di intervenire a sostegno della crescita e per la coesione sociale, citando sia il reddito di cittadinanza che la riforma della riforma Fornero. Il Governo, ribadisce Tria, “resta fiducioso” sulle possibilità di conseguire gli obiettivi di crescita contenuti nel quadro programmatico del documento di programmazione.

Nella nuova versione del Documento programmatico di bilancio ci sono, però, “alcune importanti innovazioni”. In primo luogo, al fine di accelerare la riduzione del rapporto debito/pil, il Governo ha deciso di “innalzare all’1% del pil, per il 2019, l’obiettivo di privatizzazione del patrimonio pubblico”. Gli incassi “costituiscono un margine di sicurezza per garantire che gli obiettivi di riduzione approvati dal Parlamento siano raggiunti anche qualora non si realizzi appieno la crescita del pil ipotizzata”. La discesa del rapporto debito/pil sarebbe ancora più marcata: 0,3 punti quest’anno, 1,7% nel 2019, 1,9% nel 2020 e 1,4% nel 2021. Il rapporto pass dal 131,2 del 2017 al 126% del 2021.

Nel bilancio programmatico, aggiunge quindi Tria, gravano sul prossimo triennio spese di natura eccezionale pari allo o,2% del pil per le alluvioni delle ultime settimane. A queste, si aggiunge 1 mld di euro per la messa in sicurezza delle infrastrutture dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. In relazione a queste spese, si chiede l’applicazione della flessibilità.

Infine, Tria comunica che il Governo conferma l’impegno a mantenere i saldi entro la misura indicata nel documento di programmazione e che considera il livello del deficit al 2,4% nel 2019 “un limite invalicabile”.

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