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Tap, viene meno principale ostacolo a infrastruttura

Tap non rientra tra le opere a cui va applicata la normativa Seveso sui rischi di incidenti rilevanti. Lo ha stabilito la perizia commissionata dal giudice Cinzia Vergine nell’ambito di uno dei tre filoni di inchiesta aperti dalla Procura di Lecce sul gasdotto destinato a portare il metano dei giacimenti azeri in Italia. Viene così meno il principale ostacolo alla realizzazione dell’infrastruttura su cui contavano attivisti e enti locali per bloccarla o indurre il consorzio internazionale Trans Adriatic Pipeline (ne fa parte anche Snam con il 20%) e il governo a ripiegare su un percorso alternativo.

I periti nominati dal giudice Vergine dovevano verificare se fosse stata o meno aggirata la direttiva Seveso, attraverso il frazionamento artificioso di un’opera unitaria in due progetti, quello del gasdotto che, attraverso Turchia, Grecia e Albania, approda a Melendugno, in provincia di Lecce, e quello del gasdotto Snam che lo connetterà alla rete nazionale a Brindisi. In caso di risposta affermativa si sarebbe dovuta applicare la direttiva e procedere a una nuova valutazione di impatto ambientale, con numerose incognite sulla prosecuzione dei lavori per Tap.

Nella perizia depositata in Procura, i professori Fabrizio Bezzo, Davide Manca e Lionella Scazzosi scrivono che Tap e il gasdotto di interconnessione Snam sono in realtà “progetti separati e, almeno in parte, sequenziali”. Non va quindi applicata la Seveso, con la conseguenza che l’iter autorizzativo a cui sono stati sottoposti fin qui i lavori è legittimo. In attesa delle valutazioni del gip Venere e dei pm di Lecce, sulla strada che dovrebbe portare a completare il gasdotto entro il 2020 restano tuttavia ancora diversi ostacoli giudiziari. Anzitutto, le altre due inchieste dalla Procura, quella sull’espianto di 445 ulivi lungo il percorso dell’opera e quella sul presunto inquinamento da metalli della falda acquifera nei pressi del cantiere di San Basilio, a Melendugno, che la scorsa settimana ha portato i carabinieri del Noe a effettuare perquisizioni e sequestri nelle sedi Tap di Roma e Lecce e in quella del laboratorio di analisi Sgs Italia a Villafranca Padovana (Padova), dove sono state effettuate le analisi per conto della stessa Tap.

Restano poi i numerosi ricorsi amministrativi presentati da diverse associazioni ambientaliste e di cittadini, dal comune di Melendugno e dalla Regione Puglia. Uno di questi, la scorsa settimana, ha portato a fermare i lavori nel cantiere di San Basilio fino al prossimo 5 dicembre. Entro quella data i giudici del Tar del Lazio, che hanno ordinato ad Arpa Puglia di depositare i risultati delle analisi sulla falda acquifera, decideranno se confermare o meno il blocco.

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