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Bce, crescita Eurozona ok ma Italia preoccupa

Tiene la crescita dell’Eurozona nel complesso, pesano le incertezze alimentate dalla minaccia del protezionismo e le politiche adottate da alcuni Paesi, in primis l’Italia, che frenano la crescita di tutta l’Ue nel terzo trimestre 2018. E proprio in Italia lo spread presenta elevata volatilità a differenza degli altri Paesi dell’Eurozona dove si mantiene stabile, e preoccupa la deviazione dal Patto di Stabilità. Lo sottolinea la Bce nel suo bollettino.

“La crescita nell’area dell’euro è ulteriormente diminuita nel terzo trimestre del 2018, principalmente a causa di andamenti settoriali specifici” ma “ha conservato, nel complesso, una buona capacità di tenuta nonostante la lieve contrazione in alcuni paesi dell’area”, scrive la Bce spiegando che “i rischi per le prospettive di crescita si possono tuttora ritenere sostanzialmente bilanciati”. Francoforte avverte tuttavia che “i rischi si stanno orientando al ribasso per effetto delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità nei mercati finanziari“. Nel bollettino la Bce ricorda che le proiezioni macroeconomiche per l’eurozona formulate a dicembre 2018 dagli esperti dell’Eurosistema prevedono una crescita annua del Pil dell’1,7% nel 2019, dell’1,7% nel 2020 e dell’1,5% nel 2021.

Tuttavia “le prospettive relative al disavanzo delle amministrazioni pubbliche dell’area dell’euro per i prossimi due anni sono peggiorate” e “il più elevato disavanzo è in parte il risultato di un notevole peggioramento del saldo di bilancio previsto in Italia, in seguito all’espansione fiscale inserita nei documenti programmatici di bilancio che violerebbe gli impegni presi nell’ambito del Patto di stabilità e crescita”, scrive la Bce.

La Banca Centrale Europea si attende che “l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli coerenti” col suo obiettivo vicino al 2% e che “tale convergenza persista anche dopo la conclusione” del Qe, ribadisce nel bollettino, sottolineando però che il “Consiglio direttivo è pronto, ove opportuno, ad adeguare tutti i suoi strumenti per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello previsto”.

I differenziali di rendimento dei titoli di Stato dell’area dell’euro, invece “si sono mantenuti sostanzialmente stabili, a eccezione di quelli italiani che hanno evidenziato una notevole volatilità”, sottolinea la Bce nel suo bollettino con riferimento al periodo settembre-dicembre.

La Bce avverte: i Paesi con alto debito sono vulnerabili agli shock economico-finanziari, per questo “è necessario proseguire gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche nel pieno rispetto del Patto di Stabilità e Crescita” ed “è particolarmente preoccupante la circostanza che la più ampia deviazione rispetto agli impegni assunti si riscontri in Italia, un paese in cui il rapporto tra debito pubblico e Pil è notevolmente elevato”. “Il forte indebitamento” rende tali Stati “vulnerabili a eventuali futuri episodi di flessione economica o di instabilità dei mercati”.

Francoforte spiega che “la mancata costituzione di sufficienti margini di bilancio, protratta nel tempo, in paesi con elevati livelli di debito pubblico desta preoccupazione in quanto aumenta il rischio che i paesi in questione si vedano obbligati a inasprire le politiche di bilancio in periodi di futuro rallentamento economico”. La Bce ricorda, quindi, che “uno degli insegnamenti più importanti ricavati dalla recente crisi finanziaria è che solide posizioni di bilancio dotano i paesi di margini di manovra cui possono dover ricorrere per fronteggiare shock imprevisti”.

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