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Inps, Boeri: serve governance stabile e Cda indipendente

In un periodo chiave, segnato dall’introduzione del reddito di cittadinanza e delle misure sulle pensioni come Quota 100, all’Inps serve stabilità: dal Presidente, che non deve essere “un’anatra zoppa”, al Cda che verrà probabilmente ripristinato dal Governo, che non deve subire pressioni dalla politica e dalla burocrazia. Sono queste le raccomandazioni di Tito Boeri, attuale capo dell’Inps vicino alla fine del suo incarico, durante i suoi saluti al Civ (Comitato di indirizzo e vigilanza).

La stabilità di cui parla Boeri serve all’istituto nella sua “azione politico-amministrativa”. È fondamentale quindi avere al più presto “un Presidente nel pieno delle sue funzioni, non un’anatra zoppa, né un commissario pro tempore”. Boeri si è detto pronto al passaggio di consegne “nel più breve tempo possibile”. Per quanto riguarda il Cda, che il Presidente Inps giudica positivamente e che sarà ripristinato probabilmente con lo stesso decreto che introdurrà il reddito di cittadinanza e Quota 100, Boeri si augura che sia accompagnato da una vera riforma della governance e dall’inserimento di persone che non siano soggette a pressione da parte delle amministrazioni dalle quali provengono, come potrebbe accadere nel caso di cda composto solo di dirigenti pubblici.

“Ritengo fondamentale avere un Cda perché è difficile vedere raccolte in un’unica persona le competenze necessarie per guidare una macchina complessa come l’Inps. Ci vuole una profonda conoscenza dei sistemi di protezione sociale e delle loro interazioni con il mercato del lavoro, ci vuole una approfondita conoscenza delle procedure informatiche, una capacità di governare la rivoluzione digitale. Ci vogliono competenze in materia di programmazione di bilancio perché abbiamo un bilancio pubblico secondo solo a quello dello Stato”. L’indipendenza del Cda dalle pressioni è fondamentale, per Boeri, perché il futuro di un Paese “è determinato in gran parte dalla qualità delle sue istituzioni. Ci possono essere errori nella politica economica e sociale, ci possono essere cattivi governi. Sono errori ed eredità cui, pure a fatica, si può porre rimedio. Ma quando si cambiano le istituzioni, quando le si rende “dipendenti” dalla politica o dalle burocrazie allora si fa un danno quasi irreparabile ad un Paese”.

“La motivazione che si sta dando all’introduzione del Consiglio di amministrazione – prosegue a proposito della necessità di un vertice collegiale – è, tuttavia, un’altra. Si sostiene che servirà per impedire che ci sia “un uomo solo al comando”. Dissento, e non solo perché basterebbe finalmente chiamare una donna alla presidenza dell’Inps per risolvere il problema oppure perché l’Inps farebbe bene a richiamarsi alle imprese di Fausto Coppi, anziché cercare di prenderne le distanze”. Non si tratta quindi di una questione di potere, per Boeri, che ha ricordato che esistono già organi che controbilanciano i poteri del presidente. “C’è il Civ, che ha un ruolo strategico fondamentale – sottolinea – c’è il Direttore generale, il Collegio dei sindaci e il magistrato della Corte dei Conti. Non ho mai avuto in questi anni l’impressione di governare da solo”.

La norma che sembra destinata a reintrodurre il Consiglio di amministrazione “non è una riforma della governance, cosa di cui avremmo tanto bisogno. Una riforma della governance dovrebbe definire, in modo meno indeterminato di quanto avvenga oggi, i compiti dei diversi organi, l’articolazione dei poteri, le competenze. L’Inps ha bisogno di un Cda di persone competenti su vari fronti e indipendenti. Nelle bozze che circolano vengono invece prefigurati Consigli di amministrazione composti solo da dirigenti pubblici posti fuori ruolo dalle varie amministrazioni, non solo perché ciò restringe il bacino di candidati cui attingere per ricercare le competenze necessarie ma anche perché i dirigenti pubblici fuori ruolo possono essere soggetti alle pressioni delle amministrazioni di provenienza”.

L’Inps per Boeri “è un patrimonio di tutti, non di questo o quel partito, non di questa o di quella rappresentanza di interessi. La sua autonomia, garantita dalle disposizioni di leggi vigenti, non deve essere mai calpestata”. L’Istituto nella sua azione – ha aggiunto – non ha alcun dovere di rendersi “appropriato all’indirizzo del Governo”, ma deve applicare le norme approvate dal Parlamento ed è garante imparziale del patto intergenerazionale “su cui regge gran parte del nostro sistema di protezione sociale”.

Boeri ha anche commentato il rinvio delle assunzioni nella Pubblica amministrazione al 15 novembre, che secondo lui di fatto blocca circa 15.000 entrate nelle amministrazioni. “L’Istituto – ha detto – prevede di approvare a marzo una graduatoria che, in assenza del blocco delle assunzioni, avrebbe potuto comportare fin da subito l’immissione in servizio di almeno 3500 giovani. Quindi, il rinvio delle assunzioni, paradossale da parte di chi sostiene a parole di voler far entrare più giovani nel mercato del lavoro, avrà effetti sulle nostre assunzioni. Avrà effetti anche al di fuori dell’Inps. Se fosse vero quanto sostiene il Ministro della funzione pubblica, allora questa misura non dovrebbe avere alcun impatto sulla finanza pubblica. Invece la relazione tecnica che accompagna la Legge di Bilancio fa riferimento a circa 200 milioni risparmiati a seguito del rinvio a novembre delle assunzioni. Tenuto conto delle retribuzioni medie dei funzionari nella Pa e ipotizzando che queste persone sarebbero state assunte da febbraio a novembre, si tratta di quasi 15.000 assunzioni in meno come effetto del rinvio. Sono numeri importanti – ha concluso – che contribuirebbero a ridurre la disoccupazione giovanile di fronte al rallentamento della nostra economia”.

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