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Governo contro Bankitalia, un (inutile) scontro istituzionale

Ancora uno scontro, in una strategia della tensione che ormai non conosce pause. Prima i ministri Cinquestelle, guidati dal vicepremier Luigi Di Maio, hanno aperto l’ennesimo caso Bankitalia nell’ultima riunione del Cdm. Si sono opposti alla conferma di Luigi Federico Signorini nella posizione di vice direttore generale. Il mandato è in scadenza, il Consiglio Superiore di Via Nazionale si è già espresso per un nuovo mandato e la prassi vorrebbe che il via libera del Cdm sia praticamente automatico.

Poi, sono arrivate le dichiarazioni dei due leader della maggioranza, lo stesso Di Maio e Matteo Salvini. “Chiediamo discontinuità e quindi non possiamo confermare le stesse persone che sono state nel direttorio di Bankitalia nel periodo in cui è successo quello per cui è oggi qui questa gente”, ha esplicitato il numero uno grillino. Durissimo anche il leader leghista, parlando ai risparmiatori dell’associazione ‘Noi che credevamo nella BpVi’: “Chi doveva controllare non ha controllato, la Banca d’Italia e Consob andrebbero azzerati, e si offendono se cambiamo uno o due tizi. Azzerati. Dov’erano questi signori mentre questi mangiavano?”.

Il governo del cambiamento, evidentemente, ritiene che ogni occasione utile debba essere sfruttata per regolare conti, colpire nemici immaginari e affermare la sua facoltà di intervento anche a dispetto dell’indipendenza di un’istituzione come la Banca d’Italia.

L’opposizione del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Giovanni Tria, che c’e stata e che potrebbe ancora fermare il blitz contro Signorini, si fonda semplicemente su ragioni di merito – non si capisce in base a quale valutazione il vicedirettore di Bankitalia possa essere diventato inadeguato per il suo incarico – e di opportunità – quello del governo sarebbe un intervento di totale rottura nei confronti di Via Nazionale. Tria, peraltro, ha voluto confermare la sua posizione anche dopo gli attacchi dei due vicepremier: l’indipendenza di Bankitalia “va difesa, mi sono già espresso”.

A questo punto, è importante assumere il punto di vista di Di Maio e Salvini per cercare di capire la matrice reale del loro affondo. Cosa dovrebbe pagare Bankitalia veramente? Le stime di crescita, peraltro superate in negativo da quelle della Commissione Ue? Le analisi del Governatore Ignazio Visco, preoccupato per le conseguenze delle scelte di politica economica? In un Paese normale, un’ipotesi del genere non troverebbe spazio neanche nel più inverosimile retroscena. Oggi, in Italia, sono posizioni che vengono rivendicate e sbandierate per legittimare la narrazione di un cambiamento che mette nel mirino qualsiasi personalità, competenza o posizione che possa essere identificata come un nemico da fronteggiare.

 

 

 

 

 

 

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