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Lavoro, ‘emergenza talento’: mancano competenze digitali

Nel mercato del lavoro italiano c’è ‘un’emergenza talento’ che rischia di aggravarsi col tempo, portandosi dietro possibili gravi effetti sulla competitività e sulla tenuta economico-sociale del paese. Partendo da questo e grazie al proprio osservatorio privilegiato sul settore, Randstad Italia ha lanciato la sua Divisione Education che punta ad affrontare attivamente la talent scarcity del mercato del lavoro. Si tratta di un soggetto attivo nella filiera istruzione-formazione-lavoro, con lo scopo di migliorare l’occupabilità delle persone alla ricerca di un impiego e, insieme, di supportare le organizzazioni nella previsione delle competenze necessarie allo sviluppo futuro e nella progettazione dei migliori piani di formazione. La nuova divisione realizzerà analisi sulle competenze dei candidati presenti nel suo database e sui fabbisogni di competenze delle imprese, dei distretti industriali e dei diversi settori economici, per definire quali siano le professioni del futuro. In secondo luogo, verranno proposti e progettati percorsi di formazione coerenti con le necessità di imprese, territori o settori economici.

Il chief operations officer di Randstad HR Solutions, Fabio Costantini, ci ha spiegato meglio di cosa si tratta.

Cosa vi ha spinto a lanciare la Divisione Education?

È stato un percorso evolutivo. Negli ultimi 4 anni ci siamo occupati molto di orientamento nelle scuole, l’abbiamo fatto per guardare al futuro e per spiegare ai ragazzi come si fanno le scelte professionali e quanto competenze e attitudini siano un tema cruciale. Nell’ultimo anno, il famoso tema della scarsità del talento è diventato ancora più concreto, il mercato fino al 2018 è cresciuto e sono stati molti di più gli ordini che abbiamo aperto – ossia le richieste di clienti che cercavano profili professionali – rispetto a quelli che siamo riusciti a evadere. Alcuni profili sono diventati introvabili, uno scenario paradossale visto che l’Italia primeggia in negativo sulla disoccupazione giovanile e sui Neet. I fattori esogeni che hanno creato questa situazione sono fondamentalmente due: un tema quantitativo legato al calo demografico, ma anche un tema qualitativo determinato dall’impatto della digital transformation sul mondo del lavoro. Alcune caratteristiche tecnico specialistiche diventano, infatti, obsolete con una velocità incredibile e la scuola non è sempre in grado di intercettare questi cambiamenti.

Di cosa si occuperà e a chi si rivolge?

La modalità con cui ci siamo approcciati a questo progetto è quella di aprire una scuola Randstad, con dei corsi di formazione con crediti formativi ma anche con corsi specializzati e studiati con le aziende. In questo caso, si tratta di corsi brevi e progettati insieme alle imprese per portare in aula sia i formatori Randstad che direttamente quelli delle aziende. In questo modo, riusciamo a coinvolgere i ragazzi e a far sì che domanda e offerta di lavoro si incontrino. I corsi sono di tipo “post obbligo formativo”, riguardano quindi i ragazzi over 16, anche se la stragrande maggioranza di quelli coinvolti è over 18 e arriviamo anche ai 25-29. Si tratta spesso di ragazzi che purtroppo si sono persi nel loro percorso scolastico, ma possono avere ancora delle opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.

Quali sono i problemi maggiori in Italia dal punto di vista della formazione professionale e come si possono risolvere?

Il settore più esposto per definizione al gap tra domanda e offerta di lavoro è quello dell’Ict ma le competenze digitali ormai servono anche per fare l’operaio tradizionale che ormai non è più quello di una volta, ma vuol dire sempre più spesso saper lavorare in postazioni altamente tecnologiche. Quello che serve sono soprattutto le capacità di apprendimento e quelle di problem solving, associate alle competenze tecniche di linguaggio, che oggi ci sono ma che fra 2 anni già saranno superate e da fare evolvere. La competenza tecnico/specialistica è quella che si può apprendere paradossalmente più facilmente. Stiamo provando a ragionare con le aziende anche per capire di cosa avranno bisogno fra un anno, la grande sfida è quella.

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