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La garanzia di Cdp (e Palermo)

Cdp è sempre stata, soprattutto negli ultimi anni, al centro della politica economica. Il ‘braccio armato’ del Tesoro, per le risorse disponibili, e un pivot indispensabile per giocare tutte le partite industriali e finanziarie che lo Statuto della Cassa consente di giocare. E’ stata invocata ogni volta che si è ipotizzata la possibilità di un intervento pubblico capace di imprimere una svolta strategica a un dossier delicato. Con le Fondazioni azioniste a vigilare che non si uscisse dal perimetro degli investimenti potenzialmente remunerativi, come insegna il dossier Alitalia.

La nuova Cdp, quella a guida di Fabrizio Palermo e Massimo Tononi, se possibile, è ancora più uno snodo cruciale. La credibilità di cui gode l’attuale gestione in casa grillina, e i buoni rapporti anche con la Lega, stanno attribuendo alla società di Via Goito un ruolo ulteriore, di garanzia. Due, in particolare, i fattori decisivi. Innanzitutto, il piano industriale appena varato, con gli oltre 110 mld di risorse proprie a sostegno della crescita economica. Passano da lì buona parte delle possibilità di questo governo di riuscire a sostenere il mondo dell’impresa, evitando che sia inghiottito in una nuova profonda crisi. E, in questo senso, la sinergia con il Tesoro, e con le residue speranze del ministro dell’Economia Giovanni Tria di tenere la barra dritta, è vista anche dalle altre Istituzioni, a partire da Quirinale e Bankitalia, come una valvola di sicurezza.

Poi, ci sono le nomine. Un terreno scivoloso, su cui la fragile alleanza giallo-verde rischia continuamente di impantanarsi. Su questo fronte, ci sono due società con caratteristiche profondamente diverse in cui il peso di Cdp si sta rivelando un valore aggiunto. La partita strategica che si sta giocando in Tim ruota intorno al nuovo amministratore delegato Luigi Gubitosi che, a dispetto delle scaramucce continue tra Vivendi e il Fondo Elliott, può essere veramente ‘l’uomo della pace’ e della svolta industriale, con le due operazioni che legano da una parte la società telefonica a Vodafone, con l’alleanza per il 5G, e dall’altra a Open Fiber per la rete unica. Cdp è salita nell’azionariato e sta dando tutto il sostegno che serve al nuovo corso.

L’altra società è Fincantieri. Cdp la controlla attraverso Fintecna, con una quota superiore al 70%. E l’endorsement di Palermo a favore della conferma dell’Ad Giuseppe Bono è arrivato forte e chiaro. L’assist, raccolto da Tria, può portare a disinnescare la tentazione del governo di applicare, anche in questo caso, la teoria della discontinuità a prescindere. Quella che ha fatto danni altrove, vedi Anas, e che rischia di farne ancora, vedi Bankitalia.

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