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Tim e il primo passo verso la Rete unica. Labriola: Così investiamo sul digitale

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“Dalla separazione dell’infrastruttura di rete fissa traiamo le risorse per investire nei sevizi e nello sviluppo dei rapporti con i clienti e del mobile, competendo più agevolmente nel mercato dei servizi digitali”. Così Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, ha commentato oggi quella che potrebbe essere il primo passo verso la creazione di una Rete unica italiana: il memorandum d’intesa (non vincolante, quindi) tra Tim, Cdp (tramite Cdp Equity), Open Fiber e i fondi Macquaire e Kkr (azionista di Fibercop al 37,5%) che dovrebbe portare a unire le infrastrutture di rete fissa di Tim e Open Fiber.

Rete unica, cosa significa per Tim

Il via libera al memorandum di intesa per la rete unica è stato commentato da Labriola in un post inviato ai dipendenti, nel quale ha definito l’accordo un “primo passo di un piano coraggioso per Tim”.

Con la firma del Mou, ha scritto l’azienda ai dipendenti, ”diventa più concreto il progetto illustrato dal Piano industriale” relativo al superamento dell’integrazione verticale e alla focalizzazione di Tim su tutti i servizi di telecomunicazione per i segmenti delle famiglie e delle Pmi, sullo sviluppo del mobile e la definitiva affermazione come il player di riferimento nel segmento dei grandi clienti e la Pa”.

Nei prossimi mesi si capirà quale sarà la forma dell’accordo, che naturalmente dovrà anche essere approvato dalle autorità: Tim cederà tutta la rete? Solo una parte? In ogni caso, se si arriverà a un punto d’incontro,sarà un momento di svolta per Tim, che negli scorsi mesi, prima dell’arrivo di Labriola da Tim Brasil, ha vissuto uno dei suoi periodi più difficili.

Ora, una prima data importante nel cammino verso la rete unica è quella del 31 ottobre, giorno entro il quale si dovrà trovare l’accordo su un progetto al centro delle discussioni sulle telecomunicazioni italiane ormai da anni. Cinque mesi per riuscire a trovare una soluzione, quindi. Intanto però ci sarà un altro appuntamento, quello del 7 luglio, giorno della presentazione del piano industriale di Tim.

Nel frattempo, il giorno successivo all’annuncio si è aperto con il gradimento dei mercati per il progetto: Tim guadagna il 2,4% a Piazza Affari.

Il commento di Colao

“C’è bisogno di un’infrastruttura potente e forte nel Paese per poter arrivare dappertutto e questa infrastruttura non può essere nelle mani di un solo operatore, deve essere ovviamente al servizio di tutti e poi gli altri concorreranno”, ha detto Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, a margine dell’assemblea generale di Assolombarda a Milano, sull’accordo per la rete unica.

“Abbiamo sempre detto che avevamo come obiettivi una rete forte che sostenga tutto il Paese, anche le aree meno connesse, la concorrenza”, ha spiegato.

Per raggiungere l’accordo “dobbiamo prendere atto che c’è stato tanto lavoro, le aziende hanno lavorato. Dall’inizio il governo tiene d’occhio queste cose, è un settore strategico, ovviamente lo seguiamo, però stava alle aziende lavorare”.

Adesso “abbiamo cinque mesi importanti, di nuovo i cda delle aziende insieme devono trovare le formule pratiche per realizzare questo progetto”.

I termini del Memorandum of understanding

“Facendo seguito a quanto comunicato lo scorso 2 aprile”, si legge nella nota con cui è stato comunicato l’accordo, “CDP Equity (CDPE), società interamente partecipata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Teemco Bidco S.à.r.l., società lussemburghese controllata da uno o più fondi gestiti da Kohlberg Kravis Roberts Co. L.P. (KKR), Macquarie Asset Management (Macquarie), Open Fiber e TIM hanno sottoscritto un protocollo di intesa non vincolante (Memorandum of Understanding, MoU) relativo al progetto di integrazione tra le reti di TIM e Open Fiber. L’obiettivo del MoU è avviare un processo volto alla creazione di un solo operatore delle reti di telecomunicazioni, non verticalmente integrato, controllato da CDPE e partecipato da Macquarie e KKR, che consenta di accelerare la diffusione della fibra ottica e delle infrastrutture VHCN (Very High Capacity Networks) sull’intero territorio nazionale, permettendo così l’accesso ai servizi più innovativi ed efficienti offerti dal mercato alla generalità della popolazione, agli enti pubblici e alle imprese, contribuendo in tal modo ad uno sviluppo più celere, duraturo e sostenibile del Paese”.

Le parti, informa una nota, “hanno condiviso che l’operazione possa articolarsi mediante la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di TIM – mediante un’operazione societaria o combinazione di operazioni societarie da definirsi – e l’integrazione delle prime con la rete controllata da Open Fiber con modalità da definirsi”.

Una volta conclusa l’operazione, dice la nota, “TIM, sul mercato italiano, potrà focalizzare in via prioritaria le proprie attività nei servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati. Il progetto sarà perseguito dalle parti nel rispetto dei vincoli regolatori inerenti le attività infrastrutturali, dei processi autorizzativi interni e degli interessi dei rispettivi azionisti, investitori e stakeholder, nonché in piena, trasparente e preventiva consultazione con tutte le competenti autorità nazionali ed europee”.

Con la sottoscrizione del MoU non vincolante, “le Parti si sono impegnate a negoziare in via esclusiva e in buona fede i termini e condizioni dell’operazione con l’obiettivo di addivenire alla firma di eventuali accordi vincolanti entro il 31 ottobre 2022. Pertanto, la sottoscrizione di tali accordi sarà portata all’approvazione dei rispettivi organi deliberanti e soggetta all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni (incluse quelle in materia di antitrust) da parte delle autorità nazionali ed europee competenti. Inoltre, a prescindere dalla struttura che potrà essere da ultimo individuata e condivisa, l’operazione sarà sottoposta all’approvazione dell’Assemblea degli azionisti di TIM. Per TIM, l’eventuale realizzazione dell’operazione sarà inoltre soggetta alla disciplina di cui al Regolamento CONSOB n. 17221/2010 in materia di operazioni con parti correlate, posto che TIM ha identificato un rapporto di correlazione con CDP (che è azionista di TIM) e le società dalla stessa controllate”.

Inoltre, si legge ancora, “sulla base degli elementi disponibili, si stima che l’operazione possa qualificarsi come ”operazione di maggiore rilevanza” per le finalità di cui all’art. 8 del suddetto Regolamento. Il Comitato parti correlate di TIM è stato tempestivamente coinvolto nella fase delle trattative e ha esaminato il MoU nel corso di una pluralità di riunioni. TIM continuerà ad assicurare la piena osservanza della disciplina applicabile in termini di processi approvativi interni e informativa al pubblico”.

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